Come vola alto lo Sparviero chiantigiano

N on è facile dire qualcosa di nuovo sul Chianti Classico. Terra che paesaggisticamente è un po' la summa dell'Italia campestre, bella e un po' selvaggia. E che enologicamente sa esprimere tutto il buono e qualche volta anche il tirare a campare della Toscana che fa vino. Già, perché dobbiamo ammetterlo: molti produttori chiantigiani negli ultimi hanno vissuto della rendita di posizione di un brand conosciuto in tutto il mondo. E pazienza se in America il Chianti è ancora il vino che macchia del suo rosso rubino le tovaglie a scacchi delle trattorie.Oleografia da cui è assai lontana un'azienda come Casale dello Sparviero, grande e moderna realtà nel cuore del Chianti Classico, nel territorio di Castellina in Chianti. L'azienda è grande e bella: si estende per quasi 400 ettari (dei quali solo 90 vitati, più o meno tutti a un'altitudine di 250 metri perfetta per il Chianti) attorno a un monastero del XVII secolo nel quale è solito fare il nido l'elegante rapace che compare nella ragione sociale dell'azienda.I vini. Le etichette prodotto sono sei. Tre sono Chianti Classico docg: etichetta bandiera è quella chiara con lo sparviere scuro, che è il Chianti Classico base. Ma che base! Noi abbiamo assaggiato il 2012, magnificamente bevibile, robusto, asciutto. Matrimonio combinato con una Fiorentina, ma anche con ogni carne rossa saporosa. Si ottiene da una selezione delle migliori uve aziendali, affinate per un anno in rovere e per sei mesi in bottiglia.

C'è poi l'austero e magnifico Chianti Classico Riserva dall'etichetta bruna con lo sparviere in oro (il 2011 è enciclopedico). E il «cru» Vigna Paronza 2010, evoluto, tannico, polveroso di cacao e tabacco. Altre etichette il Chianti Superiore, l'igt Rosso dello Sparviero (Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot) e il Rosé.

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