Il volto segreto di De Andrè

«Lei è davvero uno chansonnier, vale a dire un artista della canzone» gli scrisse una volta Mario Luzi. «La sua poesia, perché la sua poesia c'è, si manifesta nei modi del canto e non in altro; la sua musica, perché la sua musica c'è, si accorda e si spande nei ritmi della sua canzone e non altrimenti». Dietro questa riflessione di uno dei massimi poeti italiani si nasconde la spiegazione e il fascino di Fabrizio de Andrè, autore che ha saputo come pochi attraversare epoche storiche e insieme rappresentarle, sempre e comunque con una voce e un timbro particolari, una leggerezza e un arte davvero uniche, una sensibilità che va ben oltre la dorata cornice della «canzonetta». Un universo poetico, il suo, prettamente classico, legato a maestri come Cecco Angiolieri, Baudelaire, Lee Masters, Cioran, a musicisti come Brassens, Dylan, Cohen, eppure di sconvolgente e assoluta modernità. Un prodigio che si rinnova ogni qualvolta si riascoltano i suoi brani, sempre attuali come la sua arte e la sua originale vena espressiva.
E' un bene dunque che alla Rotonda di via Besana (via Besana 12) si apra una bellissima mostra che nel titolo ha semplicemente il suo nome, Fabrizio De Andrè (dall'11 al 15 maggio, catalogo Silvana Editoriale, tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30; il giovedì e il sabato fino alle 22.30; il lunedì dalle 14.30 alle 19.30).
Costruita come un percorso biografico che parte - ovviamente - con Genova, sua città natale, per proseguire con l'amore, le donne, l'anarchia, la libertà, gli ultimi, la guerra e la morte e concludersi con una proiezione non stop, curata da Vincenzo Mollica, della durata di oltre quattro ore, di materiale video di lui e su di lui, l'esposizione è una vera scatola delle meraviglie. Non ci sono infatti solo fotografie, video, scritti autografi, oggetti della sua vita quotidiana, ma siamo di fronte a un vero e proprio allestimento virtuale, multimediale e interattivo, progettato da Studio Azzurro, che permette al visitatore di costruirsi una sorta di percorso privato all'interno di quello pubblico del soggetto narrato. Per esempio, scegliendo una copertina e appoggiandola su supporti interattivi sensibili, si avrà la ricostruzione di quel particolare periodo storico in cui il disco venne inciso, grazie a interviste, testimonianze, spezzoni di concerti, nonché, con lo stesso criterio, delle ispirazioni che ne furono alla base, delle difficoltà che l'artista dovette affrontare e vincere.
Prodotta dal Comune di Milano, assessorato alla Cultura, Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova, Fondazione Fabrizio De Andrè e Silvana Editoriale, la mostra racconta altresì la storia di un italiano atipico, innamorato del mare e della sua città, figlio della buona borghesia genovese e al tempo stesso tentato dagli emarginati e dagli «ultimi» della società, forte di buone letture, esistenzialmente pigro, stretto fra le costrizioni della sua classe sociale, una timidezza innata e la voglia di libertà. L'anarchia è stata una delle fonti principali della sua poetica, ma un'anarchia non politica e non violenta, legata a una visione disincantata del vivere, dove alla fine si è tutti comunque sconfitti dal pensiero e dalla realtà della morte. Nel corso di una carriera lunga, ricca e comunque felice, De Andrè ha lasciato canzoni indimenticabili, da La guerra di Piero a Ho visto Nina volare, da La canzone di Marinella a La canzone dell'amore perduto, da Bocca di rosa a Hotel Supramonte… La mostra le presenta tutte, con gli spartiti e i manoscritti, le correzioni e le aggiunte, gli incoraggiamenti e le perplessità di amici e maestri. Ci sono le lettere di Fernanda Pivano in occasione dell'album tratto dall'Antologia di Spoon River; le foto dei fotografi che per trent'anni si alternarono al suo fianco, Mimmo Dabbrescia, Cesare Monti, Luca Gregnoli, Reinhold Kohl, Guido Harari, Francesco Leoni; i bozzetti delle scenografie dei suoi concerti.

Sempre grazie al gioco virtuale progettato da Studio Azzurro, prendendo una carta dei tarocchi sarà possibile costruire intorno a essa una sorta di filiera musicale incentrata sull'immagine scelta. Una mostra bella, commovente, ricca di poesia, omaggio a quell'«amico fragile» di cui si sente tanto la mancanza.

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