Zicchieri, il dovere dell’impegno

Luca Telese

Quel giorno, ormai trent’anni fa, se lo ricorda molto bene. Lei e Mario uscirono insieme di casa: il fratello più grande e la piccina. Barbara aveva solo 12 anni, Mario 16, ne stava per compiere 17. Era il 29 ottobre, arrivarono all’angolo della strada, si salutarono. Poi Barbara iniziò a camminare, e a un certo punto le venne qualcosa che oggi giudica una premonizione gridò al fratello, «Ehi Mario, ciao». Quello si girò e le sorrise. Per l’ultima volta.
Mario Zicchieri morì la sera stessa, ucciso da una raffica di pallini esplosi da un fucile a pompa davanti alla sezione del Movimento sociale di via Erasmo Gattamelata al Prenestino, una delle più giovani vittime degli anni di piombo. Era il 29 ottobre 1975, quel delitto fu attribuito alla colonna romana delle brigate rosse, anche se Valerio Morucci, processato in due gradi, è stato assolto per insufficienza di prove. Oggi Barbara, che di anni ne ha 42, ha cercato di candidarsi per Alleanza nazionale nel III municipio, quello che comprende piazza Bologna, il quartiere dove lei e sua madre, l’indomabile signora Maria Lidia abitano tuttora. Quel fatto di sangue cambiò per sempre la vita di Barbara. Lei e sua sorella Monica, di due anni più piccola, poco tempo dopo il delitto vennero picchiate a scuola, perché riconosciute e identificate come le sorelle di Mario. «Eccole lì, le sorelle del fascista!». A casa non avevano detto niente, ma Barbara aveva smesso di mangiare, mamma Maria Lidia preoccupata andò a parlare con il preside e si sentì rispondere: «Signora, non posso più garantire la loro sicurezza, devo chiederle di disiscriverle da questa scuola» e così fu costretta a fare la signora Maria Lidia, Barbara e Monica persero l’anno.
Da allora Barbara ha legato la sua vita all’impegno politico. Prima una militanza di base nel Fronte della gioventù, poi addirittura il lavoro a via della Scrofa come funzionaria di Alleanza nazionale, attualmente lavora al Dipartimento stampa e propaganda con Roberto Menia e oggi, dopo esser stata eletta già per due volte in consiglio circoscrizionale, ci riprova con la candidatura nel III municipio. Perché chiedo io? La Zicchieri sorride: «Perché mi piace pensare di impegnarmi dal basso, in una realtà di quartiere, in cui è importante il rapporto umano, in cui si può incidere nelle piccole e grandi cose».

Così si è candidata, e nel suo materiale di propaganda non ha nemmeno menzionato la storia terribile che la sua famiglia ha vissuto. Gli Zicchieri sono così, molto sobri, molto orgogliosi. Ma certo a molti farebbe piacere pensare che quel cognome possa entrare in un consiglio municipale, per portare un piccolo, grande contributo.

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