da Milano
«Per fortuna qualche volta le gare le perdiamo», dice Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza, con una battuta, ma finalmente molto soddisfatto. Questa volta ha vinto: dopo aver masticato amaro nella gara per la Popolare di Intra, vinta dai nemici-amici della vicina Montebelluna (Veneto Banca, altra popolare), e in quella per i 198 sportelli di Intesa Sanpaolo, la Pop Vicenza si è aggiudicata i 61 messi in vendita dal gruppo Ubi Banca, con un’offerta da 488 milioni.
Otto milioni a sportello, il 15% in meno di quanto sborsato dal pool di quattro istituti (Carige-Creval-Pop Bari-Veneto Banca) per spartirsi le 198 filiali messe in vendita da Intesa. «Gli sportelli ormai sono diventati tutti cari - dice Zonin al Giornale che lo ha intercettato ieri mattina - ma c’è comunque un mercato. Questa volta abbiamo vinto, altre ci è andata male: nel complesso va bene così».
La Vicenza ha ottenuto di trattare l’acquisto degli sportelli di Ubi in un periodo di esclusiva, fino alla fine del mese, per la finalizzazione degli accordi definitivi. La sua offerta si è rivelata «preferibile alle altre - si legge nel comunicato di Ubi Banca - per il prezzo offerto e per la conformità alla struttura contrattuale predisposta da Ubi Banca».
Gli sportelli sono tutti in Lombardia, 37 a Brescia e 24 a Bergamo. Tanto che ora Zonin è in grado di fare un punto più preciso sui progetti della Vicenza, che da tempo ha dichiarato di puntare a quota 800 sportelli entro il 2008. E che tra poco potrebbe valutare sia i circa 30 sportelli che Intesa dovrà vendere in Toscana dopo l’acquisto di Carifirenze, sia i 155-180 sportelli che arriveranno sul mercato da Unicredit-Capitalia. «Con questi di Ubi - dice - arriviamo a quota 700. Proseguiamo la crescita interna al ritmo di una nuova apertura a settimana, e aspettiamo altre occasioni per eventuali acquisizioni. Sappiamo che ce ne saranno. In Toscana, per esempio, potremmo essere interessati perché abbiamo 100 sportelli ma puntiamo ad arrivare tra 150 e 200. Mentre le altre priorità sono, nell’ordine, Marche, Puglia e Umbria». Le risorse non mancano: «Al netto di questa operazione ci resta un miliardo di free capital - aggiunge Zonin - ma abbiamo soci molto legati alle sorti della banca e molto disponibili. Se per crescere ci sarà bisogno di loro, di aumentare il capitale, li chiameremo a raccolta».
Nel frattempo bisogna vedere se qualcun altro intende chiamare a sua volta Zonin «a raccolta». Come per esempio Mediobanca, che ha l’esigenza di collocare sul mercato il 9,4% del suo stesso capitale, messo in vendita da Unicredit. Una quota per la quale - soprattutto dopo i vincoli imposti dall’Antitrust - è partita la caccia a compratori esterni. La Banca Popolare di Vicenza sarebbe il candidato ideale. E Zonin ribadisce: «È un grande istituto. Se ci proponessero di entrare, saremmo molto lieti di valutare l’offerta».
Su queste basi prosegue la marcia «solitaria» della Vicenza, sempre contraria alla quotazione in Borsa (come per gli amici-nemici di Veneto Banca), ma non per questo poco attiva sul mercato, come dimostra anche il ruolo di primo azionista conquistato nella Cattolica, dove Vicenza ha il 13% e opzioni per salire oltre il 17%. Che verranno esercitate.
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