"Zubin Mehta mi vuole nel suo Rigoletto. L'autotune è ovunque. Ma snatura la voce"

Il tenore pubblica tre opere. Al Teatro del Silenzio ha duettato con Emma e Gloria Gaynor

"Zubin Mehta mi vuole nel suo Rigoletto. L'autotune è ovunque. Ma snatura la voce"
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Andrea Bocelli, si parla molto di autotune.

«Ognuno fa quel che vuole».

Lei?

«Ovviamente non l'ho mai usato».

Però lo usano quasi tutti.

«Per quanto mi riguarda, penso che snaturi la voce. Se c'è un errore nell'interpretazione, è molto semplice: si rifà l'interpretazione. Con chi lavora con me scherzo sempre: Se mi mettete l'autotune mi arrabbio eh».

La voce è uno strumento che si deve studiare.

«Pavarotti raccontava che, quando era una giovane promessa, una sera dopo lo spettacolo entrò nel camerino del leggendario Beniamino Gigli e gli chiese: Maestro, quanto ha studiato per arrivare fin qui?».

Risposta?

«Ho studiato fino a cinque minuti prima di entrare in scena stasera».

Andrea Bocelli ha appena chiuso la nuova edizione del Teatro del Silenzio nella sua Lajatico in provincia di Pisa mescolando esibizioni e duetti inediti, la Celebrity Adventures (a quale ha partecipato pure l'attore Gerard Butler) e un'asta benefica per raccogliere fondi a favore dei progetti della Andrea Bocelli Foundation in mezzo mondo tra iniziative legate all'educazione e alle 10 scuole nate grazie agli sforzi di questa squadra. Nell'asta vanno in vendita pezzi unici, da collezione, spesso di grandissimo valore al punto che si tratta di un evento come pochi altri al mondo. E le cifre raccolte sono sempre molto significative. «In questo non siamo aiutati dallo Stato perché manca una deducibilità fiscale come ad esempio negli States», spiega la moglie Veronica Berti che, con Laura Biancalani, è anima e motore della Fondazione: «Però il revisore ci ha fatto i complimenti chiedendoci di esportare il nostro modello presso altre fondazioni». Intanto Andrea Bocelli, tra le decine di concerti all'estero, ha appena pubblicato su Apple l'Otello di Verdi registrato al Carlo Felice di Genova oltre a La forza del destino, sempre di Verdi, e Lucia di Lammermoor di Donizetti. «E vuole che le dica una novità?».

Prego.

«L'ultima volta che ci siamo visti, Zubin Mehta mi ha proposto di fare il Rigoletto con lui».

E lei?

«Ci devo pensare bene. È un grande onore al quale voglio arrivare al meglio delle mie possibilità».

Bocelli studia sempre.

«Con la musica che faccio io bisogna sempre studiare, non ci si può fermare».

Al Teatro del Silenzio ha duettato con Emma.

«Una ragazza molto sensibile. Durante le prove, si è commossa ascoltando un'aria di Madama Butterfly».

E poi è arrivata Gloria Gaynor, pioniera della disco music.

«Mi ha stupito la sua voce. Canta davvero benissimo».

E infatti dopo ha cantato da sola il suo classico I will survive.

«Ma oltre a lei ci sono stati anche Giovanni Caccamo, il soprano Sara Cortolezzis, il baritono Luca Micheletti e la cantautrice Loren Allred, una vera rivelazione di The Voice America».

Talvolta la musica classica diventa teatro di polemica politica. Beatrice Venezi è stata accusata di simpatie fasciste per aver diretto l'Inno a Roma musicato da Puccini.

«Una polemica sterile. L'Inno è stato scritto da Puccini nel 1918, cioè quattro anni prima della marcia su Roma di Mussolini. E poi in un secolo l'hanno cantato in tanti, persino Beniamino Gigli».

A settembre uscirà il primo disco solista di suo figlio Matteo.

«E io sto alla finestra».

Il primo singolo Chasing stars è stato scritto da Ed Sheeran.

«Vedo che cosa accade».

Insomma si tiene a distanza.

«Abbiamo sempre voluto crescere figli liberi, che sappiano prendere decisioni ponderate. Poi è ovvio: se avrà bisogno di consigli, io ci sarò. Ma il progetto è suo e voglio che rimanga suo».

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