Affari sporchi allo Ior: in cella un alto prelato e un agente dei servizi

Sono accusati con un broker di avere tentato di far rientrare dalla Svizzera venti milioni. Scarano gestiva le finanze della Santa Sede

Il momento dell'arresto di monsignor Nunzio Scarano
Il momento dell'arresto di monsignor Nunzio Scarano

Q uando si dice la divina preveggenza. A poche ore dalla commissione d'inchiesta sullo Ior istituita da Papa Francesco, finiscono in manette un prelato (diventato prete a 35 anni) addetto alla gestione finanziaria dell'amministrazione del patrimonio della sede apostolica, un funzionario dei servizi segreti e un broker, tutti invischiati in un torbido intreccio come se n'erano visti ai tempi di Sindona e Marcinkus. L'inchiesta romana ruota attorno al tentativo di rimpatriare 20 milioni di euro custoditi in Svizzera dalla famiglia di armatori salernitani D'Amico legata al prelato a sua volta vicino all'agente segreto dell'Aisi, Giovanni Maria Zito. Il trasferimento però salta per l'entrata in scena del broker Giovanni Carenzio (già sott'inchiesta alle Canarie per truffa e appropriazione indebita) che impedisce il trasferimento dei fondi (di cui era fiduciario) probabilmente per continuare a gestirli in proprio.

«PRENDI LA PISTOLA GLOCK»

Per rimpatriare il tesoretto, lo 007 prova a noleggiare un aereo privato e a coinvolgere un amico, un ignaro carabiniere fuori servizio, incaricato di far da scorta al tesoro al quale dice. «Vorrei che tu mi facessi da spalla (...) devi anche ritirare per me la mia Glock». Quando però l'affare andrà a monte, l'agente si farà comunque dare dal monsignore un assegno, incassato, di 400mila euro per il ruolo di garante del passaggio senza problemi in dogana.

«MONSIGNORE AFFARISTA»

Monsignor Nunzio Scarano fa da trait d'union tra i D'Amico e lo 007. Un prete assolutamente «spregiudicato» con «ampissime disponibilità economiche» e una «continua e reiterata disinvoltura nella gestione dei suoi affari». Un presule «che non ha esitato a utilizzare articolati stratagemmi e a coinvolgere numerosissimi soggetti terzi al fine di compiere operazioni finanziarie senza il rispetto della normativa antiriciclaggio». Su Scarano indagano per riciclaggio anche i pm di Salerno per un giro di assegni/contanti per oltre mezzo milione di euro. Secondo l'accusa, il presule (che prima di prendere i voti era funzionario della Banca d'America e d'Italia) avrebbe camuffato come false donazioni una gigantesca movimentazione di denaro.

«SE MI BECCANO...»

Le intercettazioni sono drammatiche e spassose, se non cariche di millanterie. Il 13 giugno 2012 «don Ior» si rivolge con preoccupazione allo 007 Zito relativamente ai rischi del trasferimento «coperto» in Svizzera. «Tu sai perfettamente - dice Zito - che negli aeroporti ci sono i controlli di sicurezza no? Bene. Posso saltare la trafila, e con molta tranquillità, utilizzare un aereo privato e atterrare in un aeroporto militare. Questa procedura ci permette di fare quel passaggio in tempi rapidi e sicurissimi, allora mi devi dire con esattezza se si deve fare o non si deve fare». Il monsignore benedice l'operazione, l'agente gli risponde a buon intenditor: «Senti, io ci metto il mio c... eh?...ecco, perché se mi beccano mi arrestano, lo sai?».

«VOGLIONO UCCIDERE IL PM»

Se il prete e lo 007 alla fine litigheranno pur essendo stati fino all'ultimo sempre d'accordo, il broker da subito fa il doppio gioco. E per bloccare il rientro dei soldi con un jet privato, Giovanni Carenzio pensa di allertare i controlli aeroportuali telefonando anonimamente alla polizia e preannunciando un (inesistente) attentato. «Vogliono uccidere il giudice Roberti (Franco, procuratore capo a Salerno, nda), a Capodichino...». L'imbeccata farlocca, frutto di una «condotta contradditoria, dilatoria e financo ostruzionistica del broker Carenzio - si legge nell'ordinanza - di fatto mandò all'aria il rientro clandestino dei 20 milioni di euro».

«LA BANCA VATICANA È SICURA»

Nelle carte dell'inchiesta si legge: «Lo stesso Scarano descrive lo Ior come l'unico strumento sicuro e rapido per effettuare operazioni finanziarie e bancarie in elusione, quando non in violazione, della normativa antiriciclaggio e fiscale».

«HO IL DIRETTORE DELLO IOR»

Il prelato pressa il broker. Vuole chiudere al più presto: «E mi vuoi avvisare per cortesia che devo telefonare al direttore generale dello Ior, e che cazzo! Devo andare lì a firmare, mettiti nei miei panni». Quando arrivano i primi problemi Scarano mostra nervosismo per i possibili risvolti Oltrettevere: «Mi auguro che non abbia ripercussioni in Vaticano per me (...)». E allo 007 chiede tutela: «Poi dammi una mano perché si blocchi a Sant'Anna, perché non vorrei mai e poi mai...».

«SEGNALIBRI-ENCICLOPEDIE»

Per non farsi scoprire i tre utilizzano schede telefoniche coperte, chiamate in gergo «segnalibri» e soprattutto parlano in codice, indicano i milioni di euro «come volumi di enciclopedie Treccani». Il monsignore è accusato di calunnia per aver denunciato lo smarrimento di un assegno di 200mila euro che aveva dato allo 007, come contropartita per riportare in Italia i quattrini. Quest'ultimo aveva preteso ed ottenuto un primo compenso di 400mila euro e un assegno da 200mila euro che poi il presule ha bloccato denunciandone la scomparsa e facendo passare quei soldi come un prestito per una operazione immobiliare.

Emerge infine che il sacerdote ha prelevato dai suoi conti 560mila euro per liquidare i soci di una società di Salerno. Per sfuggire ai controlli, Scarano aveva suddiviso il tutto in quaranta «poste» per altrettanti fiduciari che glielo avevano poi restituto simulando finte donazioni. Altro che 8 per mille alla chiesa cattolica.

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