Assoldava di volta in volta i rapinatori e faceva da palo mentre un altro complice forniva le indicazioni precise sugli orari e sui luoghi dei colpi. È un pregiudicato romano di 42 anni - ex marito di Eva Mikula, la donna che fu convivente anche di uno dei membri della banda della «Uno bianca» - luomo arrestato dai carabinieri del Nucleo investigativo per una serie di rapine ai danni di esercizi commerciali e banche. Assieme a L.M. è finito in manette, in esecuzione di unordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Filippo Steidl su richiesta del pm Tiziana Cugini, anche T.C., un insospettabile impiegato della Banca Nazionale del Lavoro di via del Forte Trionfale, dove lo scorso 6 aprile è stato messo a segno uno dei colpi. Quello che ha consentito agli investigatori, che stavano già indagando su una rapina avvenuta nel dicembre del 2009 al Mc Donald nella stessa strada della filiale della banca di T.C., di incastrare i due malviventi.
Lanalisi della registrazione del video delle telecamere a circuito chiuso dellistituto di credito, infatti, ha fatto emergere lanomalo comportamento del cassiere che era stato preso in ostaggio da quelli che poi si sono rivelati i suoi complici. Quel giono i rapinatori, reclutati dallex marito della Mikula, entrarono in banca pochi minuti dopo larrivo del portavalori vestiti da netturbini e senza armi, sicuri di non trovare ostacoli. Conoscevano gli orari, sapevano dove cercare i soldi e come evitare eventuali allarmi. Il basista, che li aveva messi al corrente di ogni dettaglio, aveva anche simulato una colluttazione con loro. Le telecamere hanno immortalato i banditi mentre lo prendevano a pugni e spintoni prima di fuggire via con 180mila euro. Ma un gesto insolito catturato dalle immagini ha insospettito i carabinieri: il cassiere aveva indicato ai rapinatori quali buste di denaro prendere.
La «manovalanza» delle rapine cambiava ogni volta. L.M. avvicinava i balordi di turno promettendogli di fornire le coordinate necessarie per colpire senza intoppi in cambio di unimportante percentuale sulla refurtiva. Poi fungeva anche da palo nella fase esecutiva. T.C., incensurato, dipendente della banca del Trionfale da due anni, dava le informazioni necessarie per entrare in azione senza rischi. Poi, per fugare ogni dubbio sulla sua complicità, fingeva di essere preso in ostaggio.
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