
Il mito del capitalismo sostenibile sta crollando su entrambe le sponde dell’Atlantico. Un gruppo di 48 investitori ha scritto al presidente di BP, Helge Lund, chiedendo un voto degli azionisti su qualsiasi piano il gigante britannico del petrolio e del gas abbia per tornare sui suoi obiettivi climatici. Lo riporta il Financial Times, dopo aver potuto consultare il documento, aggiungendo che il gruppo detiene il 2,5% combinato delle azioni di BP e che tra i firmatari figurano Rathbones Investment Management, Phoenix Group, Robeco e Royal London Asset Management. Dall’altra parte dell’oceano i vertici di Blackrock, e in questo caso parliamo del più grande asset manager del mondo, hanno annullato le riunioni programmate con le aziende dopo che la Sec (la Consob americana) la scorsa settimana ha ritirato le linee guida che avevano consentito ai grandi investitori di fondi indicizzati di fare pressioni private sulle aziende su "questioni di interesse pubblico e sociale". Le nuove regole impediscono a colossi come Vanguard, State State Street e la stessa BlackRock di discutere sul perché stanno votando o meno in un certo modo, lasciando le aziende all'oscuro se saranno in grado di rieleggere i direttori o approvare i compensi dei dirigenti.
Si tratta di un cambiamento tecnico con ampie ripercussioni che potrebbero accelerare la svolta della finanza sui temi green e sulle politiche Esg. Con gli investitori passivi che potenzialmente diminuiscono l'impegno, le società potrebbero sopportare il peso di questo cambiamento, poiché perdono un feedback prezioso dai loro maggiori azionisti a lungo termine. Non solo. Le società dovranno fare i conti anche con un diverso approccio dei proxy advisor, ovvero quei consulenti che da semplici raccoglitori di deleghe hanno sempre più voce nel fornire raccomandazioni di voto, soprattutto in caso di partecipazioni transfrontaliere. Il proxy ISS, per esempio, ha abbandonato le politiche DEI (“diversity, equity, and inclusion”) sulla scia degli ordini esecutivi di Donald Trump.
All’inizio del 2018 era stato proprio il gran capo di Blackrock, Larry Fink, a suonare la carica nella lettera annuale inviata agli ad delle migliaia di società partecipate da un capo all’altro del pianeta: “Per prosperare nel tempo, la performance finanziaria non è sufficiente, ogni azienda deve dimostrare di aver fornito un contributo positivo alla società, a beneficio di tutti i suoi portatori di interesse; azionisti, dipendenti, clienti e comunità di riferimento”, scriveva nella missiva Fink prima ancora che Greta Thunberg facesse scendere in piazza il movimento Fridays For Future. Fink è stato poi anche il primo a lanciare il contrordine: nel 2023 BlackRock ha dichiarato di appoggiare le risoluzioni degli azionisti su questioni ambientali e sociali delle società statunitensi, per lo più di tipo consultivo, solo nel 7% dei casi, rispetto al 22% dell’anno precedente.
Si è subito allineata – e con un calo ancor più marcato - anche Vanguard, che ha sostenuto solo il 2% delle proposte degli azionisti riguardanti temi ESG, in netta riduzione rispetto al 12% del 2022. Il ritorno di Trump alla Casa Bianca ha dato l’ultima accelerazione e la finanza green, con l’esodo dei colossi di Wall Street dalle associazioni antiCo2, si fa sempre più sbiadita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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