Delmastro condannato per il caso Cospito contro il parere dei pm

Otto mesi al sottosegretario alla Giustizia. La procura aveva chiesto l'assoluzione

Delmastro condannato per il caso Cospito contro il parere dei pm
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Dopo appena un'ora di camera di consiglio, al termine dell'ultima udienza del processo, arriva il verdetto dei giudici del Tribunale di Roma: il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, è colpevole di rivelazione di segreto d'ufficio sul caso dell'anarchico Cospito. Condannato a otto mesi di reclusione e a un anno di interdizione, con pena sospesa. Si chiude così, con una sentenza che infiamma lo scontro tra politica e toghe, il procedimento giudiziario a carico dell'esponente di FdI, per cui i pm hanno sempre chiesto l'assoluzione, sollecitata anche nella requisitoria di ieri. Anzi, secondo l'accusa, che a conclusione delle indagini aveva chiesto l'archiviazione, non si doveva nemmeno andare a processo. «Spero ci sia un giudice a Berlino ma non mi dimetto», dice Delmastro uscendo dal tribunale con la scorta, in mezzo a una selva di cronisti. «È una sentenza politica», scrive poi sui social.

Tutto è nato da un esposto del verde Angelo Bonelli, dopo le dichiarazioni fatte nel febbraio del 2023 alla Camera da Giovanni Donzelli, collega di partito di Delmastro, che in aula aveva riferito il contenuto di alcune conversazioni di Cospito con due esponenti della criminalità organizzata, captate dalla polizia penitenziaria nel carcere di Sassari. Erano giorni di crescente tensione per le manifestazioni anarchiche e le richieste di far uscire dal regime di 41bis il detenuto, che per questo aveva intrapreso uno sciopero della fame. Donzelli aveva citato le intercettazioni dell'anarchico per attaccare i parlamentari del Pd che gli avevano fatto visita nel penitenziario. Era poi emerso che quelle conversazioni, in cui Cospito parlava degli effetti politici del suo sciopero della fame, erano contenute in una relazione del Dap a cui Delmastro, che aveva la delega all'amministrazione penitenziaria, aveva legittimamente avuto accesso dopo averne fatto richiesta. Era stato lui a rivelarle poi a Donzelli. Anche ieri però i pm Paolo Ielo e Rosalia Affinito hanno ribadito che quelle informazioni date al collega di partito sarebbero state sì «segrete per legge», essendoci sopra il timbro «a limitata divulgazione», ma che manca in questo caso l'elemento del dolo. Delmastro, cioè, hanno sostenuto i magistrati, non sapeva che fossero notizie segrete quando le ha divulgate. Per questo andava assolto. Un'impostazione che i giudici non hanno condiviso. Come già il gip, che non aveva accolto la richiesta di archiviazione avanzata dagli stessi pm al termine delle indagini, e aveva disposto l'imputazione coatta di Delmastro. L'accusa non ha mai cambiato linea durante il processo, mantenendo la convinzione che il sottosegretario non sapesse di violare un segreto. E che avesse insomma interpretato male la norma. Non era comunque questa la linea difensiva dell'esponente del governo: i suoi legali, Valentino e Milani, avevano sostenuto che quei documenti non fossero affatto segreti. Ora faranno appello. «Questa vicenda sarebbe dovuta restare nell'ambito politico - dicono - Si è generata una grande confusione su quali siano le notizie coperte da segreto». Resta una questione spinosa, combattuta in punta di diritto da accusa e difesa arrivate con motivi diversi alla stessa conclusione: assoluzione. Impianto smontato invece dai giudici.

Rigettate le richieste di risarcimento avanzate dalla parte civile, cioè i quattro dem Andrea Orlando, Silvio Lai, Debora Serracchiani e Walter Verini.

Ma la giornata registra anche un'altra polemica: la protesta del Cdr della Rai contro il direttore di Rainews per un titolo «fuorviante che anticipa la sentenza». Il telegiornale aveva titolato «assoluzione per Delmastro». Il riferimento, ha spiegato poi il direttore, «alla richiesta del pm, non c'è nessuna malafede».

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