Le vetture elettriche cinesi costeranno fino al 50% in più

Dazi europei in vigore per 4 mesi su Byd, Geely e Saic. Urso a Pechino: "Occorre ripristinare un mercato equo"

Le vetture elettriche cinesi costeranno fino al 50% in più
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E dazi più pesanti siano. A partire da oggi le auto elettriche importate dalla Cina saranno oggetto di una maggiore penalizzazione, rispetto al 10% attuale, fino a un massimo del 47,6%. Il provvedimento resta comunque temporaneo per una durata di 4 mesi, quindi Bruxelles (per allora saranno già al lavoro i nuovi organismi di governo) prenderà la decisione definitiva valida 5 anni. Rispetto ai piani iniziali, annunciati il 12 giugno, i dazi - differenti tra costruttore e costruttore - risultano leggermente alleggeriti. Per Byd il tasso, a cui va aggiunto il 10% attuale, resta invariato al 17,4%; per Geely è al 19,9%, rispetto al 20%; per Saic al 37,6%, rispetto al 38,1%. Gli altri produttori non esaminati che hanno collaborato con l'indagine avranno un'aliquota del 20,8%, dal precedente 21%, mentre quelli che non hanno collaborato si vedranno imporre il massimo, cioè il 37,6%, rispetto al 38,1%. Da parte cinese, in attesa delle minacciate ritorsioni, la tassa sulle automobili importate dall'Europa è del 15%.

Intanto, la scure Ue non sembra impensierire i big dell'auto di Pechino. È la sensazione che abbiamo avuto ieri sera, a Milano, durante la presentazione delle nuove Omoda 5 e Jaecoo 7. Oltre alla motorizzazione elettrica, la Omoda 5 propone anche quella endotermica (esente dal super dazio) e con un listino che parte da 27.900 euro. Anche la Jaecoo 7 sarà venduta con motore endotermico.

I due marchi fanno parte del colosso Chery, rappresentato ieri a Milano dal vicepresidente Shawn Xu, che è anche Ceo di Omoda e Jaecoo a livello mondiale. È la stessa Chery che è in contatto con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per valutare possibili insediamenti produttivi in Italia (piace l'impianto di Stellantis, a Melfi, mentre è stata bocciata l'ex area Fiat di Termini Imerese, in Sicilia).

E proprio nel giorno che ha visto l'Ue accendere il semaforo verde sui dazi, il ministro Urso ha commentato da Pechino, dove è in missione, la decisione di Bruxelles. «Sulle auto cinesi - ha spiegato - serve una soluzione negoziale che ripristini l'equità nel mercato. E i dazi sono uno strumento a volte necessario per ripristinare le condizioni di mercato, una volta che ci si accerti siano state violate. Noi siamo ovviamente per un mercato libero, ma equo. Ci auguriamo che si possa trovare una soluzione negoziale, all'interno del Wto, che ripristini le condizioni dell'equità, a fronte delle sovvenzioni (oltre 230 miliardi di dollari tra il 2009 e il 2023, ndr) di cui hanno goduto le imprese cinesi, verificate da Bruxelles».

Urso ha anche incontrato i numeri uno di Ccig, l'Associazione dei costruttori cinesi, e (guarda caso) di Chery.

Dalla Germania, infine, reazioni negative alla supertassa. Volkswagen e Bmw hanno ribadito i timori per gli effetti negativi sull'industria europea e tedesca, in particolare.

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