Va a un milanese dal profilo internazionale, Alberto Mantovani, per «le sue scoperte fondamentali sul ruolo dell'immunità innata e dell'infiammazione nel cancro» il premio «Lombardia è ricerca». Direttore scientifico dell'Istituto Clinico Humanitas, presidente della Fondazione Humanitas per la Ricerca, docente alla Queen Mary University of London è considerato uno dei più influenti scienziati italiani del suo campo . Dopo esperienze di ricerca all'estero, negli Usa e in UK, ha fatto ritorno in Italia lavorando all'Istituto di Ricerca Mario Negri, all'Università di Brescia e quindi a Humanitas University, dove ha insegnato Patologia Generale. Numerosi i riconoscimenti ricevuti tra cui il Robert Koch Award (2016), il Premio Europeo Oncologia 2016, l'American Association for Cancer Research International Pezcoller Award (2019). L'ampio impatto del suo contributo scientifico è testimoniato dalle 178mila citazioni dei suoi lavori e da un H-index di 190.
Mantovani è considerato il precursore dell'affermazione del collegamento tra infiammazione, cellule del sistema immunitario e cancro. Sua la scoperta che alcune cellule del sistema immunitario - i macrofagi, componente fondamentale della reazione infiammatoria - si comportano come 007 con licenza di uccidere ovvero invece di combattere e arrestare il cancro, come si credeva fino a qualche decennio fa, lo aiutano a crescere. Questi studi hanno posto le basi degli attuali sviluppi dell'immunoterapia, considerata una linea primaria nella lotta contro il cancro accanto alle tradizionali chirurgia, chemio e radioterapia. Sostenitore dell' idea che «la medicina debba fare da ponte tra discipline umanistiche arte e scienza» ha parlato del «Settimo sigillo del cancro» mutuando l'espressione da un film di Bergman, rappresentato appunto dall'infiammazione.
Mantovani è noto per l'identificazione di CCL2, una citochina in grado di attrarre i macrofagi nel tumore e per la caratterizzazione di una molecola fondamentale dell'immunità innata, PTX3, con un ruolo rilevante nei processi infiammatori protumorali. In generale, l'attenzione posta da Mantovani al ruolo del sistema immunitario nello sviluppo del cancro ha portato a indagare questo stesso ruolo anche in relazione ad altre patologie, come quelle cardiache. «Dobbiamo ricordare che dal punto di vista della cura del cancro il Servizio sanitario nazionale fa miracoli - ha detto -. Vuol dire che la sopravvivenza di un paziente con cancro nel nostro Paese e nella nostra regione è superiore alla media europea. Alla base di questo straordinario miracolo italiano c'è la ricerca e ci sono la dedizione e la competenza di operatori sanitari, medici e infermieri. Io credo che dobbiamo rispettare e valorizzare questi cervelli, questi cuori e questa passione».
Il riconoscimento da 1 milione di euro, che da tradizione dovrà essere utilizzato per il 70% per attività di studio e analisi da condurre in Lombardia, servirà a «trattenere i nostri giovani: è la nostra sfida. Il premio è un incoraggiamento per me e per tutta la comunità a lavorare in questo senso. I fondi saranno impiegati per reclutare e trattenere cervelli in Lombardia per fare ricerca nell'immunologia dei tumori, una delle frontiere della lotta al cancro ed è il motivo per cui vengo premiato».
L'attenzione ai giovani ricercatori è uno dei focus dello scienziato: «L'oro del terzo millennio è l'oro grigio dei cervelli. Nella Champions League della ricerca che è l'Erc l'European Research Council - racconta - gli italiani arrivano sempre tra i primi, nonostante gli investimenti per la ricerca dimuinuscano progressivamente. Noi produciamo cervelli, che poi non riuisciamo a trattenere».
«Questo premio - ha evidenziato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana - merita di essere ulteriormente valorizzato in quanto dimostra come sia possibile un'inversione di tendenza rispetto alla fuga di cervelli».
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