![Guido Crosetto](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/01/22/1737554897-azsn2tn-m42zrfiiu0rt-fotogramma.jpg?_=1737554897)
Ci sono due indagati nell'inchiesta sulla maxi truffa, messa a segno o tentata, spendendo il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto (ignaro di tutto) ai danni di facoltosi imprenditori. La Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati due cittadini stranieri. L'inchiesta coordinata dal pm Giovanni Tarzia e dal procuratore Marcello Viola e condotta dai carabinieri, ha portato a bloccare il conto corrente olandese su cui è stato trovato il milione di euro versato in due bonifici ai truffatori da Massimo Moratti, una delle vittime eccellenti.
I truffatori chiedevano grosse somme agli imprenditori, fingendo di chiamare dallo staff del ministro e, almeno in un caso, di essere il ministro stesso, che dovevano servire per pagare fantomatici riscatti e liberare inesistenti giornalisti rapiti in Medio Oriente. Una storia inventata sulla scia della vicenda che ha visto protagonista la giornalista Cecilia Sala. Le ipotesi di reato per i due indagati sono di truffa pluriaggravata e sostituzione di persona, quest'ultima per aver finto di essere Crosetto. Dopo aver bloccato il conto con il denaro versato dall'ex presidente dell'Inter, gli inquirenti indagano per capire se sullo stesso conto corrente olandese, che risulta intestato a più persone straniere, ci siano altri soldi frutto della truffa. È emerso anche che dopo l'arrivo dei soldi di Moratti ci sarebbe stato un tentativo di trasferirli su un altro conto, ma l'operazione non sarebbe andata a buon fine.
I pm stanno verificando eventuali legami tra gli intestatari del conto, che sono appunto gli attuali indagati, e altre persone coinvolte. La banda utilizzava numeri di telefono clonati e sistemi informatici molto sofisticati. Veniva usato anche un conto di Hong Kong, dove Moratti avrebbe dovuto inviare ulteriori grosse cifre. Ma poi è arrivata la denuncia che ha fatto partire l'inchiesta. «Sono stati tutti molto bravi - ha commentato l'imprenditore dopo il ritrovamento del suo denaro -, a partire dal ministro Crosetto che ci ha messo la faccia e mi ha avvisato subito. Poi il procuratore Viola e i carabinieri sono stati di una professionalità incredibile. La denuncia immediata ha facilitato la soluzione, anche se non era semplicissimo». Il raggiro milionario, tentato o andato a segno, avrebbe preso di mira una dozzina di nomi noti dell'imprenditoria e della finanza. La Procura ha avviato tra l'altro una serie di rogatorie internazionali.
Le denunce arrivate sul tavolo dei pm sono fin qui sei. In molti casi i soldi richiesti non sono stati versati grazie a una preliminare verifica presso il ministero da parte dello staff dell'imprenditore interpellato o presso Crosetto direttamente.
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