"Voglio diventare il numero uno. Sanremo vale come il Super Bowl"

L'artista Achille Lauro, tra i favoriti, evita polemiche: "Conti e Amadeus? Bravi entrambi"

"Voglio diventare il numero uno. Sanremo vale come il Super Bowl"
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Achille Lauro, qui qualcuno la vede già vincitore.

«Beh io sono molto ambizioso, voglio diventare il numero uno, mica faccio il modesto».

Anche Fedez sta andando bene.

«Io auguro del bene a tutti, se lui ha avuto momenti difficili, spero si ricentri».

Anche lei ha ricevuto critiche.

«Le critiche esistono, non puoi piacere a tutti. Certo, ci sono critiche che fanno più male, ma io sono comunque pronto a tutto».

Achille Lauro arriva con un cappottone sulle spalle (i cappotti sono un must di questo Festival) e risponde con un eloquio così avvolgente da sembrare veramente un «senatore» di quel «Senato» cui faceva riferimento nell'ultima edizione di X Factor. Sul palco è bravo, ma pure nell'ideale tribuna dell'intervistato sta come un pascià, mai a disagio, spesso piacione, talvolta anche provocatorio. La sua Incoscienti giovani è altissima tra i dieci brani più ascoltati di questo Sanremo, a marzo lui inizierà un breve giro nei palasport, ci sono tre dischi all'orizzonte, di cui due previsti nei prossimi mesi. E ieri sera con Elodie ha fatto un tributo a Roma con la quale ha naturalmente «grande sintonia». Insomma, visto che è indicato tra i possibili vincitori di questo Festival, lui sta facendo «percorso netto» senza inciampi, non fosse per il solito gossip sulla sua presunta relazione clandestina con Chiara Ferragni. Qualche settimana fa aveva impacchettato una delle migliori risposte degli ultimi tempi: «Lascio il gossip a chi non ha altra ragione per esistere, si parla tanto di violenza sulle donne, ma qui non siamo tanto distanti». E difatti il chiacchiericcio ribolle sempre ma molto in silenzio perché «qui nessuno mi ha più chiesto niente».

Quindi le manca solo di vincere.

«Mah (usa spesso mah o beh - ndr) qui ci sono dinamiche strane, però non contano solo i risultati all'Ariston. Ad esempio io con Me ne frego ero finito più o meno al decimo posto ma poi ho avuto un grande successo».

Però poi è stato musicalmente fermo per un po'.

«Le cose più belle accadono quando tu hai tempo per concepirle, così poi evolvono, crescono e alla fine accadono. Ho molta musica da parte, ho scritto parecchie canzoni ma non so ancora quali finiranno nei dischi. In fondo i cavalli vincenti si vedono solo all'arrivo».

Achille Lauro quando è partito al Festival non sembrava così vincente.

«Nel 2019 ero guardato come un alieno, non ero attrattivo per i ragazzi. Oggi mi pare il contrario. Diciamo che la forza di Sanremo è che consente di avere un linguaggio trasversale. Ma ci vuole tempo. Quando mi sono presentato con un travestimento alla Velvet Goldmine qualcuno disse che mi ero messo una semplice tutina. Ma spero che tra vent'anni quel momento possa essere ricordato come quello del pancione di Loredana Bertè».

Di questo Festival si ricorderanno poche polemiche, finora al massimo il catenone sequestrato a Tony Effe.

«Sappiamo che non si devono mostrare i loghi delle griffe e io mi regolo di conseguenza. Magari ci sono stati fraintendimenti, non saprei».

Vabbè meglio Conti o Amadeus?

«Sono stati due Sanremo diversi e due sfide diverse.

Amadeus aveva il compito di farlo rivivere per i giovani e ci è riuscito. Carlo Conti ha la missione di farlo restare così e mi sembra stia accadendo. Oh, il Festival è incisivo come il Super Bowl, mi sono sempre chiesto perché non facciano un Festival di Sanremo anche in America».

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