![L’ultima coda rossa dei Tuskegee](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/11/1739299418-harry-sewart-p-51-1945.jpg?_=1739299418)
In America non potevano neanche sedersi dove volevano. Se salivano su un treno, se entravano in un bar, se dovevano iscrivere i figli a scuola, dovevano trovare un posto adatto a loro. Non potevano svolgere determinati lavori, o scegliere di vivere in un determinato quartiere; ma in Europa potevano volare sui Mustang P-51, le “Cadillac del cielo”, e suoi P-47 Thunderbolt, gli aerei da caccia veloci della flotta americana, scortare le Fortezze volanti che avrebbero annientato la capacità industriale e logistica del Terzo Reich e vincere la guerra.
Le code dei loro aerei, dopo il 1944 erano rosse fiammanti, e nei cieli d'Italia, Austria, Belgio e Germania, tutti quanti nell'8ª e nella 15ª Forza Aerea li conoscevano di fama. Erano i Tuskegee Airmen, un reparto di piloti da caccia degli USAAF riservato agli uomini di colore che li avrebbero difesi dai caccia di Hitler. Tra loro, c'era il tenente colonnello Harry Stewart Jr, l'ultimo dei Tuskegee, deceduto all'età di 100 anni lo scorsa settimana. Era lui l'ultimo asso. L'ultimo sopravvissuto del famoso 332nd Fighter Group, le “code rosse”.
"Separati ma uguali" nel sacrificio e nel coraggio
Nato il 4 luglio 1924, il giorno dell’indipendenza americana, aveva sempre sognato di volare da quando era bambino e guardava gli aerei che atterravano e decollavano dal primo aeroporto di New York, il LaGuardia. E dopo l’attacco subito dagli Stati Uniti a Pearl Harbor, Stewart, appena diciottenne, non perse l’occasione per presentarsi volontario a quello che veniva considerato un “esperimento indesiderato” secondo molti vertici della forze armate: addestrare piloti militari afroamericani quando in America vigeva la segregazione razziale e appena il 20% dei “neri” aveva accesso al voto. L'unità sarebbe diventata nota con il nome di “Tuskegee” per via del luogo in cui si addestravano in Alabama.
“All’epoca non mi rendevo conto della gravità di ciò che stavamo affrontando. Mi sentivo semplicemente come se fosse un mio dovere in quel momento”, affermava Stewart, ricordando come nonostante fossero in vigore le Leggi Jim Crow, e la segregazione razziale pesasse molto nelle Forze armate, molti afroamericani come lui era ben determinati nel servire la loro patria. Almeno quanto lui era determinata a guadagnarsi le ali da pilota. Lui, per assurdo, aveva imparato a pilotare un caccia senza saper guidare un’automobile.
Dopo aver terminato l’addestramento, i Tuskegee vennero assegnati al Fronte Europeo, prima del Mediterraneo, dove vennero schierati nel sud dell’Italia e dove presero parte all’Operazione Shingle, lo sbarco alleato ad Anzio e Nettuno. A bordo dei vecchi P-40 Kittyhawk dimostrarono le loro abilità sul Fronte Italiano, per essere assegnati alla scorta delle missioni di bombardieri B-17 nei cieli del Belgio e della Germania.
"Ho potuto apprezzare il panorama”, raccontava Stewart, “davanti a me centinaia di bombardieri e le centinaia di aerei da caccia lassù e tutti loro che tracciavano le scie di condensazione, ed era solo il balletto nel cielo e una sensazione di appartenenza a qualcosa di veramente grande”.
Due battaglie e una sola guerra
Prima di poter combattere i tedeschi, i Tuskegee avevano combattuto contro i pregiudizi sul colore della pelle e la poca fiducia nelle loro vere capacità di soldati e di piloti. Ma quando gli equipaggi dei bombardieri attaccati dai caccia tedeschi che ne facevano strage tutti i giorni, a ogni sortita, vedevano arrivare dal cielo le “code rosse” per difenderli, tutti, anche i meno democratici e i più affezionati al "segregazionismo" degli stati del Sud, ringraziavano il destino per averli messi sulla loro rotta. E poi forse a terra si pentivano di ciò che avevano pensato di spiacevole su quei piloti. Del resto, era un fatto che le formazioni di bombardieri scortate delle "Red tails" fossero quelle che alla fine della giornata avevano perso meno aerei. Se erano sopravvissuti, non era solo un caso.
Harry Stewart, immortalato in una famosa foto in cui fa il segno "tre" con le dita, venne insignito della Distinguished Flying Cross per aver abbattuto tre caccia nemici, dei Focke-Wulf 190, durante un solo combattimento aereo avvenuto nei cieli di Linz il 1° aprile 1945. Era la domenica di Pasqua.
Sopravvissuto alla guerra e a 43 missioni di combattimento, Stewart fu uno dei quattro Tuskegee che vinsero la competizione di volo Top Gun dell'Us Air Force nel 1949. Si sposò e mise su famiglia. Non smise mai raccontare che era "troppo impegnato a godersi il volo per rendersi conto che stava facendo la storia". Ma quella storia fatta di coraggio e sacrificio, e l'esperienza maturata sugli aerei da caccia, non gli permisero comunque di diventare un pilota di linea dopo aver lasciato le armi. Eppure a 95 anni salì su un P-51 e presi i comandi effettuò alcuni tonneau. Esibendosi in acrobazia sulle teste del pubblico ammirato.
Come gli altri 994 piloti e avieri che si erano formati a Tuskegee, Harry Stewart Jr. fu un esempio per quanti si battevano e si batterono in seguito nella lotta che aveva reso possibile che degli uomini neri potessero appuntarsi le ali sul petto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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