Un flop annunciato. L'ipotesi di un vice che possa subentrare

Biden in svantaggio, tra gaffe e confusione. I dem pronti ad affiancargli un vice presidente "di peso"

Un flop annunciato. L'ipotesi di un vice che possa subentrare
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Cronaca di un disastro annunciato? Il primo dibattito tra Joe Biden e Donald Trump è andato tutto sommato come tutti si aspettavano: il candidato Repubblicano ha avuto la meglio su un Presidente in carica apparso abbastanza fiacco (complice anche un problema alla voce) e a tratti confuso, in linea del resto con le gaffes e le defaillances mostrate in occasione delle recenti apparizioni tra cui il G7 di Borgo Egnazia. Uno a zero per Trump dunque, che del resto non ha dovuto fare nulla di speciale per vincere il dibattito a fronte di un avversario che appare sempre più debole e che comincia ad essere messo seriamente in discussione anche dai propri compagni di partito.

Trump è dunque favorito per la vittoria finale? Al momento, i sondaggi sembrano premiare l'ex Presidente di poco (i due candidati sono stati sostanzialmente appaiati attorno al 41%), anche se l'esito del voto in diversi swing States potrebbe - come da tradizione a causa del peculiare sistema elettorale americano risultare decisivo. Tuttavia, una vittoria di misura di Biden potrebbe essere molto rischiosa e portare a instabilità e disordini, dato che Trump ha fatto capire di non essere disponibile ad accettare risultati non perfettamente «corretti e legali», rievocando la brutta pagina dell'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Va però detto che il tycoon ha anche dimostrato una certa risolutezza e capacità di leadership, spaziando dall'economia (dipinta efficacemente, anche se non in modo del tutto veritiero, in condizioni disastrose) alla politica estera - «lasciate che Israele completi il lavoro (a Gaza)» e sull'immigrazione, colpendo facilmente Biden il quale si è mantenuto sulla difensiva.

Il leader dem sembra dunque in netto svantaggio: le sue chance di vittoria potrebbero rafforzarsi solo se i guai giudiziari di Trump dovessero aggravarsi ulteriormente, anche se ciò si potrebbe trasformare in un boomerang trasformando lo sfidante in una sorta di perseguitato. Ecco perché si è avviata una discussione che porti, se non a sostituire Biden già da ora, ad affiancargli un candidato vice-Presidente di peso, in grado di affiancarlo e magari prenderne il testimone intorno alla metà del prossimo mandato. Identikit ce ne sono e uno di questi corrisponde a quello di Michelle Obama, molto popolare tra gli elettori e in particolare in quelle fasce di popolazione che potrebbero rivelarsi decisive, come gli afroamericani. Biden è inoltre sostenuto da una squadra di collaboratori e ministri molto più solida di quella del suo avversario, nonché dalla moglie Jill che svolge un ruolo protettivo fondamentale, mentre Trump sembra giocare da solista facendo leva sulla forza del suo brand.

Al di là del dibattito, preoccupa la mancanza di fair play tra i due contendenti, che non si sono neppure salutati né stretti la mano: sintomo di un sistema politico irrigidito e sempre più polarizzato. Per fortuna, invece, regge ancora il sistema di checks and balances, così come i valori di difesa delle libertà individuali che hanno consentito agli USA di diventare la democrazia più forte del pianeta.

Insomma, nei prossimi mesi si affronteranno due avversari che si sostengono a vicenda con le loro reciproche debolezze ma che fortunatamente si innestano in un tessuto ancora forte e libero quale quello americano, che consente al nostro Paese di poter contare su un alleato sicuro e affidabile. Circostanza fondamentale in un contesto internazionale sempre più incerto e turbolento e che potrebbe diventare ancora più instabile con le elezioni in Francia e Iran.

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