![L'onda Usa sul Palazzo. La battuta di Pichetto: "Donald come Nerone"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/01/27/1737956844-azsems2ym42zrfiiu6k4-fotogramma.jpeg?_=1737956844)
Immaginate un ciclone che spazza via tutto e disorienta le sue vittime. Le prime tre settimane di Donald Trump alla Casa Bianca hanno avuto le stesse conseguenze sulla politica europea e italiana di un fenomeno meteorologico di questo tipo. Sono cambiati i punti di riferimento, i dogmi del passato. E, infatti, le risposte in Parlamento sull'argomento sono generiche, evasive, caratterizzate dai «se» e dai paradossi. Il governo nel buio provocato dall'imprevedibilità del presidente Usa si muove a tentoni, attento più a non incappare in qualche spigolo che non a ritagliarsi un ruolo. «Che Trump avrebbe movimentato la situazione - confida il ministro Antonio Tajani sul portone di Montecitorio - si sapeva. Non tanto sull'Ucraina perché pure Biden aveva cominciato a lanciare segnali al Cremlino, quanto nel rapporto con la Ue: noi vogliamo che l'Europa abbia un ruolo non secondario, cercheremo di avvicinare le due sponde dell'Atlantico. O almeno ci proveremo».
Appunto, «ci proveremo». Più che un disegno politico, una strategia appare un auspicio. Parafrasando il celebre romanzo di John Reed l'esordio di Trump può essere paragonato a «i dieci giorni che sconvolsero il mondo». Un tornado che mette fine al multilateralismo, riabilita Putin accettando la proposta di un vertice con lui, relega Zelensky e i leader europei al ruolo di spettatori di una possibile intesa sull'Ucraina, disserta su Kiev che potrebbe diventare russa o no come si sfogliano i petali di una margherita dicendo «m'ama o non m'ama?», minaccia Hamas e ventila con i dazi una guerra commerciale con l'Europa. Al netto dei propositi di annettere Canada, Panama e la Groenlandia.
Con un personaggio imprevedibile e umorale come Trump l'espressione «buone relazioni» è scritta sull'acqua. Vale pure per Giorgia Meloni. Tant'è che Matteo Renzi, che non l'ama, esclama: «Grande Trump! Siamo il Paese di Pulcinella. Trump non ha fatto nulla per la liberazione della Sala, le ragioni per cui è stata liberata sono state altre, ma alla Meloni serviva farlo credere, dare questa motivazione sul piano mediatico. Ragiona solo in termini mediatici. Allora chiederò a Mantovano quali sono gli altri personaggi che potevano utilizzare l'aereo di Stato come il procuratore Lo Voi». Mentre imperversa l'uragano Trump la politica italiana sembra un fuscello in balia dei venti. «Potremmo finire nella merda - ragiona Giovanni Donzelli, uomo vicino alla premier - solo se l'Ucraina decidesse di non accettare un'ipotetica intesa messa in piedi da Trump e Putin. Ma è tutto da vedere. Noi siamo con l'Europa e Giorgia può svolgere un ruolo di mediazione con Trump per affinità politica. Di fatto abbiamo preso il posto dell'Inghilterra. Il punto vero è la velocità decisionale di Trump. A confronto noi siamo lumache e l'Europa è ferma».
Quello che più impressiona nei saloni del nostro Parlamento dove si consumano riti con i tempi da minuetto, è proprio la tecnica, il cambio improvviso di posizioni, le contraddizioni rimosse dal moltiplicarsi delle dichiarazioni del Presidente USA. «L'Europa - si inalbera il leghista Candiani - è un bradipo che prende schiaffoni». «Siamo spettatori - spiega Maurizio Gasparri - che attendono di vedere dove si fermerà l'onda. Però le sue minacce funzionano. Oggi l'ambasciatore israeliano era sicuro che sabato Hamas libererà altri ostaggi». Un metodo che forse funziona ma terremota il presente senza delineare un futuro. «Trump ha gettato una bomba in mezzo al campo europeo - è l'analisi dell'ex-ministro del Pd Vincenzo Amendola - e ha dimostrato con modi veloci e violenti che l'Europa non esiste. La Meloni? È finita nella terra di nessuno». Già, c'è chi pensa che possa essere un ponte tra Usa e Ue e chi invece la vede impantanata in messo al guado. «La premier è a un bivio - osserva il capogruppo al senato del Pd, Boccia - : o aiuta la Ue ad andare avanti nel processo di unificazione come risposta a Trump; o l'Europa è morta e in quel caso non avrà ragione lei ma i sovranisti come Salvini». Fosse semplice. Trump spiazza e confonde. Pure i pacifisti nostrani sono presi in contropiede dalle telefonate tra lui e Putin. Lo consideravano Mephisto ma con lui ora si parla di pace. «Gli oltranzisti atlantici - dice Federico Fornaro - sono rimasti senza padri». «Sul Medioriente - mette i puntini Angelo Bonelli - è aberrante. Per una pace in Ucraina però farei patti pure con il diavolo».
In realtà nessuno né a Palazzo Chigi, né alla Farnesina, né nei banchi dell'opposizione sa chi sia davvero Trump. Meglio scherzarci su.
«Sembra - ridacchia il vicepresidente della Camera Rampelli - l'amministratore di un condominio. Non gli frega un cazzo di niente». «Ricorda Nerone - azzarda il ministro Pichetto Fratin - interpretato da Ettore Petrolini». È la vecchia regola: esorcizza ciò che non comprendi.
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