È morto il gender Festival, Conti smaschera Amadeus e Benigni: quindi, Sanremo...

Quindi, Sanremo...: che spettacolo Topo Gigio, Geppi Cucciari così così, Mahmood no e "Bella Stronza"

È morto il gender Festival, Conti smaschera Amadeus e Benigni: quindi, Sanremo...

- Siamo così in astinenza da polemiche sanremesi, sapientemente sopite da quel parroco conciliante di Carlo Conti, che appena è scomparsa la collana di Tony Effe sono tutti accorrsi a sperare che fosse incazzato davvero a tal punto da ritirarsi. Il che avrebbe garantito lavoro ai rotocalchi, un pizzico di brio alla scena e una ragione d'esistere al cantante. Che da temutissimo rapper s'è trasformato in insulso agnellino.

- "La scelta di Carlo Conti è stata preziosa, ha accontentato i gusti musicali di tutti. Abbiamo Massimo Ranieri e Marcella Bella che hanno cantato senza quella merdaccia di autotune e sono stati bravissimi". Iva Zanicchi for president.

- Note a margine prima di iniziare. Sostenere, come fanno in molti, inclusa questa rubrica, che il Festival in certe parti risulti un tantino noioso è legittimo. Anzi doveroso. Ma questo non significa sperare possa tornare indietro alla settimana di Gay Pride degli scorsi anni. Ecco. Una cosa è criticare lo show in quanto tale, per gli artisti in gara e per le gag sbagliate, altro è rimpiangere la mancanza di moralismo, di impegno politico, di prese di posizione di parte. Questo Festival fino ad ora ha ucciso, metaforicamente, le pretese dei radical chic che si sono visti scippare da sotto il naso il loro più importante palco propagandistico. Un podio da cui tutti, influencer, comici e giornaliste, si sentivano in dovere di catechizzare il popolo bue su cosa pensare, cosa dire, chi apprezzare. Di questo siamo grati a Conti.

- Speriamo solo che Geppi Cucciari e Roberto Benigni.... Incrociamo le dita.

- Pronti via. Salto il Primafestival a piè pari, tanto...

- Stacchetto simil Istituto Luce di Geppi Cucciari simpatico. Un po' di ironia sul ministero del Made in Italy ma senza apparire scortese. Buona la prima.

- Benigni entra e Conti dice "è un sogno". Sì va bene, però ragazzi: non è che sia 'sta novità, ormai all'Ariston c'ha messo le tende.

- Risate con Benigni? Sì: la battuta su Marcella Bella e "Bella Ciao"; quella sui cantanti dei Festival di Amadeus che ancora aspettano dietro le quinte; Musk che ha votato Giorgia; Musk che prepara la marcia su Roma: "O Roma o Marte". Quindi si può fare satira simpatica senza strafare, no?

- Finisce Benigni e metà management Rai tira un sospiro di sollievo. E pure Carlo Conti.

- Rose Villain e Chiello (Fiori rosa, fiori di pesco). Battisti perdonali perché non sanno quello che fanno. Al karaoke dell'ultimo addio al celibato, decisamente sbronzi, l'abbiamo cantata molto meglio. Non è ancora nato un uomo in grado di cantare un brano di Lucio, quindi perché intestardirsi e sceglierla per il duetto? Mi sanguinano le orecchie. Perché, Lucio, perché?

- Renga e Modà (Angelo). Considerato che venivano dopo quei due molestatori di Battisti direi che non era difficile fare meglio. Però Renga sa il fatto suo e Kekko si difende, anche se sbaglia e lo spiattella al microfono (genio). Pezzo da brividi. Voto: 7.

- Geppi Cucciari un po' emozionata, peccato. Perché le battute sarebbero state anche più efficaci se fatte con la tranquillità di Benigni.

- Clara e il Volo (The sound of silence). Si sposano bene. Lei si esprime meglio in altri brani che nel suo. Clap clap. Voto: 6,5.

- Noemi ha deciso di regalare un po' di punti a Tony Effe. Tutto merito di lei se anche lui si prende un applauso. (Tutto il resto è noia). Voto: 6.

- Michielin e Rkomi (La nuova stella di Broadway). Canzone azzeccata per lei, lui tutto sommato non la rovina. Voto: 6,5.

- Lucio Corsi con Topo Gigio (Nel blu dipinto di blu). Il momento che ho sempre atteso. Strapazzami di coccole. È un passaggio magico: musicalmente c'è poco da commentare, e chi se ne frega, ma immaginare Topo Gigio che canta in prima serata Volare è qualcosa che avrei voluto vedere prima della mia dipartita. Ora posso morire felice. Fiorello e il suo ballo del Qua Qua con John Travolta può andare a farsi benedire. Ma cosa mi dici mai Lucio. Divertenti senza essere sguaiati.

- Serena Brancale e Alessandra Amoroso (If I ain't got you). Hanno scelto bene, l'hanno interpretata a dovere. L'uomo del monte ha detto sì. Voto: 8.

- Arisa e Irama (Say something). Bravini nell'interpretare il brano, orripilanti nel farsi i complimenti a vicenda davanti a tutti. Ma in camerino, nel privato, no? Inopportuni. Voto: 5.

- Gaia e Toquinho. Mah.

- L'abito nero di Stash dei The Kolors ha una manica fintamente strappata. Il batterista s'è buttato addosso le sciarpe del Napoli collezionate in 10 anni di San Paolo. Al momento sono le uniche due note colorate in un abbigliamento medio al Festival sin qui decisamente regolato. Senza eccessi. Senza stranezze. E ci piace così.

- Marcella Bella e Twin Violins (L'emozione non ha voce). La collana di Marcella sembra un horcrux di Voldemort, per la precisione il medaglione dell'erede di Salazar Serpeverde. Iva Zanicchi dice che lei canta senza autotune ed è brava, quindi ci credo. E in effetti non sbaglia. Non si capisce bene la scelta di portare due violini a duettare con te quando c'è un'orchestra intera di archi. Vabbè. Voto: 6.

- Carlo Conti meriterebbe una via in ogni città in suo onore solo perché, a differenza di Ama, non ha esasperato la storia di Fantasanremo che sarà anche simpatico fuori dal palco, ma in diretta provoca momenti davvero imbarazzanti con gli stessi abbracci, gli stessi saluti, le stesse movenze ripetute più e più volte. Che noia.

- Se anche Clementino indossa una cravatta e Rocco Hunt si presenta pulito come le altre serate, allora è vero che si può fare del rap, pure in napoletano, senza apparire buzzurri. Basta volerlo. Emozionante la dedica a Pino Daniele (Yes, I know my way). Voto: 6.

- Il madley di Mahmood, o quello che era, meritava di essere visto solo per osservare il fisico scolpito. A ognuno il suo: a noi Clara, a voi Mahmood. Ma per il resto niente.

- Gabbani e Tricarico pronti per la gelateria del lungomare di Sanremo. Gabbani si difende, Tricarico non ha più la voce e lo sa benissimo, infatti declama il testo senza intonarlo. Una buona idea per nascondere le difficoltà. Sia lodato il cielo: la maestra è rimasta puttana senza censure. Senza infierire, tuttavia, il voto complessivo non può essere molto alto: 5.

- Ma che schifo. Repubblica dà 6,5 a Rose Villain con Chiello e 4,5 a Clara con il Volo. Ma il Corriere fa peggio: nelle pagelle campeggia un 8 a quella storpiatura del povero Battisti. Otto, capite? Non si vedeva una pagella così truccata dai tempi del 6 politico a tutti i compagni in camicia rossa.

- Giorgia e Annalisa (Skyfall). Beh. Che vuoi dire loro? Sono tra le poche in circolazione che con la voce ci sanno davvero fare e lo dimostrano. Mi domando: ma quel pazzo che ha assegnato un 8 a Rose Villain e alle sue scatarrate su Battisti, adesso che numero tirerà fuori per le due regine del Festival? 200?

- Cristicchi e Amara (La cura), accoppiata ben riuscita nonostante lui non sia esattamente un Re dell'esibizione canora. Coraggiosi. Belli. Profondi. Ma ormai che parliamo più a fare di musica quando il principale quotidiano nazionale ha assegnato 8, dico 8, a due studenti che cantano in gita? Mi arrendo.

- Sarah Toscano.

- Il saluto all'Ammiraglio l'avrei evitato come la peste. Però un po' di sovranismo ci dovrà pur essere, altrimenti di che blatera domani Saviano?

- I Coma Cose con cuoricini hanno scelto un metro per il loro Festival: dinamico, divertente, con l'obiettivo di far cantare e divertire. Ci hanno provato con il loro brano, ci sono riusciti con "L'estate sta finendo". Coerenti. Voto: 6,5.

- L'urlo 'Non diventate grandi mai' di Johnson Righeira è il momento più rock di un Sanremo mestamente lirico.

- In diretta non me ne ero accorto, ma pare che Fabio Barnaba, il Maestro che ha diretto Serena Brancale e Alessandra Amoroso, durante il loro duetto sul brano di Alicia Keys "If I ain’t got you", potrebbe conquistare il titolo di polemista dell'anno. Barnaba, infatti, indossava una maglietta con scritto BDS che starebbe per "Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni (BDS)", un movimento palestinese che chiede sanzioni contro Israele. Un agguato al Festival di Conti o un puro caso? Vedremo. Ma non è tempo di Ghali, questo. Si smonterà, vedrete, come panna al sole.

- Olly ci dona "Il pescatore", ma tutto il lavoro lo fa la band. Voto: 6.

- Si ma Geppi ora anche basta: leggi 'sti cartoncini e amen che vogliamo andare a nanna a 'na certa.

- Achille Lauro indossa la vestaglia della nonna realizzata con il tessuto della tenda del castello di una famiglia nobiliare austriaca, ma ci ha abituato a molto peggio quindi sia lode al cielo. Elodie splendida come sempre. Esibizione ben studiata in ogni dettaglio, mix di profondità e sensualità. Bravi loro su A mano a mano e Folle città. Peccato per l'inutile pagliacciata finale evidentemente non riuscita. Voto: 7 meno 1.

- Massimo Ranieri ci ricorda che si può fare arte anche senza costruirci intorno un castello: bastano i Neri per caso.

- Più il Festival va avanti e meno Geppi Cucciari fa ridere. Il problema è che se magna metà delle parole per la fretta, stile mitraglietta. Fermati, Geppi, perché il Corsera ti avrà anche dato un bell'8 da "fuoriclasse", ma stasera in via Solferino ci sono andati giù pesanti con la cena.

- Se anno prossimo tagliamo 5 artisti e mezz'ora di Festival facciamo un favore a tutti.

- Anche le gag sugli occhiali di Mahmood, anche il cambio di giacca, anche i momenti meno riusciti alla fine scivolano senza lasciare il segno nè in positivo nè in negativo. Ed è questo l'importante.

- Mahmood lancia "L'anno che verrà" e dice "che bella raga questa canzone spacca". Questa canzone spacca? Spacca?!? Spacca?!? Santoiddio che bestemmia.

- Ok posso dirlo: tifo Brunori Sas per la vittoria di Sanremo, ma questa interpretazione dell'Anno che verrà non è all'altezza del capolavoro. Peccato. Purtroppo di Lucio Dalla ne esiste solo uno. Provaci ancora. Voto: 5,5.

- La rivisitazione di "Bella stronza" ha un suo fondamento. Sta in piedi soprattutto per merito di Masini. Evita le polemiche. Le aggira proprio come piace a Carletto. Domani si parlerà solo di Fedez, di Chiara, dell'altra, a chi sarà dedicata, a chi stava pensando, ha versato qualche lacrimuccia? Nessuno scandalo, nessun rischio sessismo, nessun patriarcato. Però la versione originale è centomila volte meglio. Voto: 7,5.

- Geppi e Conti scherzano sui microfoni che non funzionano e tac, due minuti dopo si inceppa tutto con il povero De Andrè. Che gufata.

- Tra i migliori Bresh e Cristiano de Andrè. Ma a mani basse. Voto: 8.

- Basta, alle 1.00 non ci puoi chiedere di ascoltare Guè e tutti gli altri "senza onomastico" (cit. Geppi).

- Paolo e la figlia bocciatissimi. Cioè magari il testo sarà anche stupendo, ma così è un misto tra un lamento e un mal di pancia acuto. Per fortuna milioni di telespettatori sono già a nanna.

- Giorgia e Annalisa vincono la serata delle cover. Per fortuna siamo ancora un popolo in grado di votare col cervello, con le orecchie e non solo con la pancia.

- Adesso abbiamo la conferma: negli ultimi Festival polemiche, polveroni, pacifismo, Gaza, era tutto se non ricercato di sicuro tollerato. Vi ricordate? Al tempo dei monologhi impegnati, degli agguati queer sul palco, delle sparate anti-Israele, delle foto strappate anti-meloniane, non facevano altro che ripeterci che nulla si poteva controllare perché la libertà dell'artista è sacra. Quattro puntate di Carlo Conti ci assicurano invece che tutto è in potere del conduttore che può scegliere se lasciare libere le bestie nel circo oppure no.

- Questo Sanremo è una bolla, come giusto che sia. Mostra musica e parla di musica. Magari strappa qualche sorriso, anche sfiorando la politica, ma senza indugiare sull'attualità che per quella c'è sempre il tiggì. Benigni è passato senza scossoni, Geppi Cucciari anche.

Niente Hamas, niente Netanyahu, niente migranti, niente gender, niente politica spiccia, nessuna buona causa progressista: nulla esiste se non la musica e qualche pubblicità progresso. Nel complesso può risultare noioso? Forse. Ma per chi cerca un varietà classico ci sono altri programmi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica