Giani l'autonomista, i negazionisti delle foibe, la cantante queer: ecco il podio dei peggiori

La Toscana si schiera contro l'autonomia ma poi si approva il fine vita. I socialisti contro la mostra sulle foibe. E Francamente contro l'Inno di Mameli. Ecco i peggiori della settimana

Giani l'autonomista, i negazionisti delle foibe, la cantante queer: ecco il podio dei peggiori
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Al terzo posto del podio dei peggiori questa settimana troviamo la sinistra toscana che in Consiglio regionale si è approvata la legge sul suicidio assistito. È la prima Regione a farlo in Italia. Una fuga in avanti che si aggrappa a una sentenza della Consulta del 2019 e che sfrutta l'assenza di un quadro normativo nazionale. Il governatore dem Eugenio Giani si è subito affrettato a esternare la soddisfazione. "È un salto di qualità e di civiltà che la Toscana compie per prima rispetto alle altre Regioni e al Parlamento", ha detto. Peccato che fino all'altro ieri Giani, il Partito democratico e tutto il centrosinistra si siano sempre schierati contro l'autonomia delle Regioni tutte le volte che faceva loro comodo. Un tempo, neanche troppo lontano, tuonavano tutti contro il governo Meloni accusandolo di "minare l'unità nazionale". Oggi, invece, eccoli lì in prima linea a strappare sul fine vita, un argomento tanto divisivo su cui sarebbe più opportuno evitare imposizioni ideologiche. Una tirata d'orecchie, però, va anche al Parlamento. Non può continuare a fare lo struzzo: affronti una volte per tutte lo scoglio del suicidio di Stato e prenda una decisione. È inutile procrastinare all'infinito.

Al secondo posto ci sono le sinistre slovene e croate che hanno tentato il blitz all'Europarlamento per vietare la mostra sull'eccidio comunista delle foibe. Nove eurodeputati socialisti hanno preso carta e penna e hanno scritto alla presidente Roberta Metsola per esprimere la propria preoccupazione in una lettera che riscrive completamente la Storia. "L'Istria, la costa croata, la Dalmazia e le isole dell'Adriatico – si legge – sono state liberate dal potere delle proprie armi, dall'adesione volontaria di massa alle brigate partigiane e dalla volontà del popolo". Ottant'anni dopo l'orrore c'è ancora chi cerca di infangare la memoria di oltre 10mila italiani massacrati dalla "furia omicida dei comunisti jugoslavi". E, se questo è il volto politico dell'odio anti italiano, ce ne è poi un altro di piazza, ancora più violento. A Basovizza, alla vigilia del Giorno del ricordo, sono apparse scritte in lingua slava: "Trieste è un pozzo". E poi anche a Roma, Torino, Cagliari e in molte altre città del Paese sono stati sfregiati i monumenti alle vittime. È l'odio rosso che soffia ancora. E che ancora può far male, molto male.

Al primo posto del podio troviamo, infine, Francamente. Attenzione: non l'avverbio, la cantante. Che sui social si è messa a criticare l'Inno d'Italia perché, a suo dire, "non è inclusivo". "Mi è stato proposto di cantarlo e la prima cosa a cui ho pensato è stata: accetto, ma cambio il testo". Poi ha temuto di rischiare il vilipendio. "Così ho deciso di cantarlo così com'è ma da donna queer e vestendo determinati colori per dare un messaggio molto chiaro". Ma davvero siamo arrivati a bistrattare il povero Mameli accusandolo di essere stato poco inclusivo? Ma davvero c'è qualcuno convinto che "fratelli d’Italia" sia poco queer? E che le final four di Coppa Italia di Volley possano essere usate per far propaganda Lgbt? Forse Francamente dovrebbe andarsi a ripassare la Storia del nostro Paese e con essa la Storia del nostro inno.

Forse potrebbe imparare che Mameli scrisse quelle parole proprio per unire un popolo che aveva lottato per conquistare la propria libertà. E per questo noi del Podio non possiamo che ringraziarlo. Viva l’inno d'Italia! Viva l’Italia!

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