Modello Riace condannato. Un anno e mezzo a Lucano

La Cassazione conferma l'addebito per l'ex sindaco ora eurodeputato Avs. Falsificate la carte sui migranti

Modello Riace condannato. Un anno e mezzo a Lucano
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Mimmo Lucano (foto), eurodeputato e sindaco di Riace, festeggia la propria condanna. Ieri pomeriggio la Cassazione ha reso definitiva la sentenza che gli infligge un anno e mezzo di carcere per avere falsificato carte del «sistema Riace», il modello di accoglienza dei migranti famoso in tutto il mondo: e che era diventato, secondo l'inchiesta della Procura di Locri, una macchina per favori, affari e soldi.

L'esultanza di Lucano è comprensibile, perché la Cassazione - facendo propria la sentenza dell'ottobre 2023 della Corte d'appello di Reggio Calabria - lo assolve dalle accuse più pesanti, quelle che in primo grado avevano portato alla sua condanna a tredici anni di carcere. Ma la macchia sulla fedina penale resta, anche se non mette a rischio la poltrona di eurodeputato che dal giugno scorso Lucano ricopre nelle liste di Avs e nemmeno quella di sindaco di Riace, dove è arrivato al quarto mandato.

Dopo la sentenza d'appello, anche la Procura generale di Reggio Calabria aveva abbassato il tiro, rinunciando a ricorrere in Cassazione per le accuse più gravi contestate a Lucano, l'associazione a delinquere e il peculato per avere dirottato a associazioni amiche, in buona parte a lui legate, parte dei fondi pubblici destinati all'accoglienza dei migranti. Ma sull'ex sindaco continuavano a pendere le accuse di truffa aggravata allo Stato e falso in atto pubblico (c'era anche l'abuso d'ufficio, ma nel frattempo il reato è stato abolito), sulle quali ieri è tornata a insistere anche la Procura generale della Cassazione.

La Procura chiedeva che contro Lucano si celebrasse un nuovo processo, per il semplice motivo che l'assoluzione in appello dall'accusa di truffa allo Stato non era stata pronunciata (diversamente da come è stata poi presentata da buona parte dei media) perché non ci fossero le prove della truffa, ma perché le prove erano costituite principalmente da intercettazioni che erano state dichiarare inutilizzabili. La Procura generale ieri ha sostenuto che in realtà le intercettazioni erano legittime e utilizzabili, e che per questo Lucano doveva essere processato di nuovo. La Cassazione è stata di diverso avviso: respinto il ricorso dell'accusa, respinto anche quello dell'ex sindaco che chiedeva l'assoluzione piena. I diciotto mesi di carcere, sospesi con la condizionale, diventano definitivi.

«Io non ho mai commesso - è la reazione di Lucano - nessuno dei reati che mi sono stati contestati. Si è trattato di un teorema studiato ed elaborato proprio per ostacolare una storia di accoglienza unica nel mondo. Riace ha dimostrato che si può fare accoglienza con dolcezza. Tutto questo doveva essere ostacolato». E il sindaco-eurodeputato rilancia la teoria del complotto ai suoi danni, di cui procura e tribunale di Locri sarebbero stati strumenti: «era evidente che ci siamo trovati di fronte ad una macchinazione perché avevamo fatto cose che interferivano con questioni che andavano al di là di Riace. Penso alla coincidenza temporale con gli accordi tra l'Italia e la Libia che ritengo siano strettamente collegati con quello che ha subito Riace» .

Gli replica la senatrice leghista Tilde Minasi, anche lei calabrese: «Condanna definitiva per Lucano, alla faccia della sinistra che scese in piazza minacciando la magistratura».

E Alfredo Antoniozzi, deputato di Fratelli d'Italia: «Personalmente non mi interessa la condanna di Lucano. Mi interessa sottolineare il fallimento del modello politico che egli ha propugnato, quello dell'accoglienza indiscriminata».

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