
- Tre appunti interessanti sul discorso di Mario Draghi oggi ripreso da tutti i giornali, in stile oracolo. Primo: non possiamo lamentarci troppo con Donald Trump se impone dazi sulle nostre merci perché la stessa Ue ha enormi barriere interne che impediscono la crescita del mercato unico e della domanda. Secondo: l’ex premier chiede all’Ue di deregolamentare e agli Stati Nazionali di smettere di produrre norme inutili e peraltro diverse Paese per Paese. Terzo: pur non sconfessando la corsa Ue alle auto elettriche, Supermario fa notare almeno che è sciocco mettere al bando le macchine a benzina se ancora non ci sono le colonnine per ricaricare quelle a batteria. Un ragionamento talmente banale e logico a cui poteva arrivare anche un bambino di dieci anni. Ma noi siamo costretti a farcelo dire da Draghi.
- C’è però un fattore che occorre tenere a mente. E l’allarme arriva da uno studio realizzato da PwC Strategy& sulla filiera della componentistica automotive in Italia. L'anno scorso il mercato ha registrato un calo di fatturato del 6% e una riduzione della marginalità di circa il 20%. Capito? Meno 20% di marginalità, che è una cosa enorme. In pratica le aziende che producono pezzi per le auto hanno ridotto il fatturato (di auto se ne producono poche e se ne vendono ancora meno) e non sono riuscite ad assorbire i costi fissi, erodendo così i margini di guadagno. Senza contare che i costi delle materie prime e dell’energia restano enormi, costringendo così i produttori a mantenere prezzi elevati. Tradotto: uno dei nostri principali settori industriali e produttivi è nella melma fino al collo, ma noi facciamo finta di nulla.
- “In Italia la produzione di veicoli è ai minimi storici rispetto agli ultimi 25 anni e nessuno dei principali 10 modelli di auto che saranno venduti in Europa nel prossimo biennio sarà prodotto nel nostro Paese", ha detto Francesco Papi, Partner di Strategy& e Automotive leader di PwC Italia. A metterci il carico da undici è la progressiva diffusione della mobilità elettrica, “che mette sotto forte pressione la produzione e la reddittività dei fornitori italiani più legati al motore endotermico”. Parliamo di qualcosa come il 30% della filiera, che se andasse gambe all’aria porterebbe al licenziamento migliaia di lavoratori. Ci stiamo dando la zappa sui piedi. Da soli.
- Il bollettino ufficiale su Papa Francesco non è positivo, anche se dal Vaticano ostentano tranquillità. Ad 88 anni e con mezzo polmone in meno una polonite bilaterale non è una passeggiata di salute. Auguri di pronta guarigione.
- Le meraviglie del giornalismo: ieri Repubblica piazzava in prima pagina il sondaggio secondo cui sul gradimento per il governo era in calo. Oggi online pubblica un pezzo secondo cui crescono Fratelli d’Italia e cala il Pd. A chi credere, dunque? A Repubblica 1 o a Repubblica 2?
- Conte e Elly pensano di scendere in piazza per protestare contro il governo. Tutti insieme, anche se non sanno bene su quali argomenti. A cosa servirà? A nulla. Almeno adesso. E il motivo lo vedete nel commento qui sopra: il governo e Meloni godono di una maggioranza schiacciante, dunque mobilitare l’elettorato oggi appare totalmente fuori tempo. Non darà alcuna spallata a nessuno, manco se portassero in piazza 2 milioni di persone.
- Il corso queer all’Università di Torino si è aperto ieri. Allora: libertà di ricerca e insegnamento sempre e comunque, dunque non mi scandalizza. Il punto è che l’inaugurazione alla fine si è trasformata in una sorta di comizio contro Meloni (“retorica ostile che ta delegittimando le istanze di autodeterminazione e uguaglianza”) e contro Trump ("minaccia concreta”). E allora mi chiedo: nelle Università di fa ricerca, oppure politica?
- Cosa emerge dal vertice Russia-Usa a Riad sull’Ucraina? Primo: che il mondo non è cambiato e alla fine a decidere le sorti dei conflitti non sono tanto gli attori in campo, Kiev e Mosca in questo, ma quelli che hanno potenza economica e militare reale. Quindi Casa Bianca e il Cremlino. Gli altri guardano.
- È fatta: l’Ue è ufficialmente fuori dalla trattativa per l’Ucraina. Lo ha fatto capire senza giri di parole Marco Rubio, nonostante la telefonata di cortesia intercorsa oggi con Ue, Italia, Regno Unito, Francia e Germania. Lo si capisce da questa frase: "Anche l'Europa ha imposto sanzioni" alla Russia "e quindi anche l'Europa dovrà sedersi al tavolo dei negoziati" sull'Ucraina, "ma prima di tutto dobbiamo mettere fine a questo conflitto e Trump è l'unico leader al mondo che può riuscirci”. Capito? Sì, vi coinvolgeremo. Ma non ora. Non nelle fasi cruciali. Tanti saluti e grazie.
- Dopo
l’inutile vertice europeo di ieri, Macron ha avuto la grande idea di organizzarne un altro con altri Paesi Ue e con il Canada. L’Eliseo fa le riunioni a pezzi, come se l’Europa fosse un’azienda. Imbarazzante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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