Se anche i videogame diventano ambientalisti

I videogiochi si orientano alla sensibilizzazione ecologica

Se anche i videogame diventano ambientalisti
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Salvare il pianeta a colpi di controler. Prima che sia game over.

L'industria dei videogame sta iniziando a preoccuparsi dell'impatto sull'ambiente di un settore che ha numeri vertiginosi e di conseguenza anche un'influenza decisamente negativa sulla salute della nostra vecchia analogica Terra. Qualcuno ha calcolato, bontà sua, che le 35 principali aziende mondiali che operano nel mondo del gaming producono ogni anno 81 milioni di tonnellate di C02, l'equivalente del Belgio. E questo al netto dell'energia elettrica consumata dai computer o dalle piattaforme utilizzate dai giocatori. Per questo qualche anno fa i colossi del settore si erano impegnati nel progetto «Playing for the Planet», bene ma non benissimo.

Naturalmente la prima preoccupazione di un giocatore non è salvare il pianeta, ma salvare il gioco (ma Greta gioca a Call of Duty?). Malgrado ciò l'idea di fare impresa responsabilmente si sta facendo strada anche tra le compagnie del settore. Da un lato si pensa a soluzioni per ridurre l'impronta di carbonio, prevedendo modalità «ecologiche» che riducono il consumo energetico delle console e dei computer, come ad esempio l'aggiornamento ideato dagli sviluppatori di Fortnite, uno dei giochi piu popolari al mondo, che riduce la qualità della grafica visualizzata dai giocatori inattivi e quindi il consumo energetico. Ciò che secondo lo sviluppatore Epic Games, consentirebbe di risparmiare quasi 73 GWh all'anno, equivalenti al consumo annuale di elettricita di una città francese con una popolazione di 30mila abitanti, che non sarà il Belgio ma è meglio di niente. Dall'altro lato gli sviluppatori progettano sempre più giochi a tema ambientale (come Terra Nil, che invita i giocatori a ricostituire un ambiente devastato e spopolato) oppure introducono il cambiamento climatico come fattore di gioco nei titoli in cui si sviluppano città virtuali (come Cities: Skylines e Civilization VI).

L'idea è quella di sensibilizzare i giovani giocatori facendoli divertire, ma l'effetto è stato spesso contrario e i gamer hanno gridato alla politicizzazione indebita del loro hobby prediletto. Forse, cari gamer, è il momento di salire davvero di livello.

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