Ue, duello tra Italia e Francia per la delega sull'industria

Le trattative del governo per l'ok alla von der Leyen, si punta ad una vicepresidenza economica di peso. Le mire di Macron

Ue, duello tra Italia e Francia per la delega sull'industria
00:00 00:00

Conclusa la partita sulle nomine del Consiglio europeo è entrata nel vivo la trattativa sulla composizione della maggioranza nell'europarlamento che dovrà votare i nomi indicati dai capi di Stato e di governo per i ruoli apicali nelle istituzioni europee e per definire le figure e le deleghe dei commissari.

In questo contesto l'Italia gioca una delicata partita a scacchi con l'obiettivo di Giorgia Meloni di ottenere posizioni in grado di valorizzare il ruolo di paese fondatore e terza economia dell'eurozona. Pur facendo valere il peso dell'Italia e rifiutando un accordo prestabilito con la complicità di due leader usciti pesantemente sconfitti dalle europee (Macron in Francia e Scholz in Germania), la Meloni ha lasciato una porta aperta alle trattative votando contro la nomina del portoghese Antonio Costa alla presidenza del Consiglio europeo e di Kaja Kallas come Alto rappresentante per gli Esteri ma astenendosi su Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue.

L'astensione è un chiaro segnale politico: non siamo disposti ad accettare accordi preconfezionati, è il senso del ragionamento, ma vogliamo intavolare una trattativa che garantisca un ruolo centrale per l'Italia. La richiesta è quella che circola da giorni, la vicepresidenza della Commissione Ue e un commissario di peso sui dossier economici. Il primo nodo da sciogliere è il portafoglio richiesto e, secondo un'indiscrezione del Financial Times, ci sarebbe un braccio di ferro tra Italia e Francia per la stessa casella: «un potente vicepresidente della Commissione responsabile della politica commerciale, della concorrenza e della politica industriale». Dopodiché occorrerà scegliere il nome da indicare e il più quotato è il Ministro degli Affari Ue Raffaele Fitto. Tra le altre figure che circolano (anche se con meno chance di Fitto) ci sono Elisabetta Belloni che si è occupata per il governo della gestione del G7, l'ex ministro ad Ad di Leonardo Roberto Cingolani e il Ministro della Difesa Guido Crosetto.

C'è ancora tempo fino al 18 luglio, giorno in cui l'Europarlamento dovrà votare le nomine proposte dai leader e, come ha spiegato in un'intervista il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: «consiglio a tutti di non drammatizzare», negoziati duri e bracci di ferro «si sono sempre verificati». Tajani ha poi spiegato: «chi oggi parla di isolamento italiano, che oltretutto è impossibile per tante ragioni storiche, politiche ed economiche, è stato in passato troppo remissivo rispetto all'Europa e il nostro Paese non ci ha guadagnato». Sempre ieri Tajani ha auspicato un voto per la von der Leyen da parte di Fdi in Europarlamento definendo «non accettabile» il metodo usano finora nei confronti dell'Italia e chiudendo a un'apertura della maggioranza ai verdi. Proprio sulla composizione della maggioranza e sul voto (a scrutinio segreto) in Europarlamento si gioca un'altra delicata partita per Giorgia Meloni. La premier è consapevole che, calcolando i franchi tiratori, la maggioranza per eleggere Ursula von der Leyen è risicata e un'apertura ai verdi provocherebbe una crisi nel Ppe.

I voti dell'Ecr o anche solo i 24 europarlamentari di Fdi potrebbero essere determinanti anche per un eventuale appoggio esterno necessario a eleggere la Von der Leyen (che ne è più che consapevole). Prima di ogni scelta politica la premier vuole però chiudere la partita sulle nomine italiane.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica