
Continua il ciapanò, il campionato che nessuno vuole vincere. Altro pari, altri rimpianti. Dell'Inter, che vinceva fino a una manciata di minuti dalla fine. Del Napoli, che gioca meglio, come forse mai in tutta la stagione, domina, schiaccia lungamente l'avversario, pareggia con Billing e ha persino l'ultima occasione a un soffio dalla fine, ma Acerbi e Martinez mettono la pezza buona al tiro di Ngonge. Tutto come prima, Atalanta compresa in agguato. E attenzione anche alla Juventus, che tutti sembrano avere voglia di aspettare.
Inzaghi sbaglia il colpo per ammazzare il campionato: avesse vinto, andava a +4 e tanti saluti a tutti. «Per vincere qui, bisogna essere perfetti. Non lo siamo stati. Loro sono più freschi di noi, nel finale abbiamo un po' pagato», così Inzaghi spiega il decimo gol stagionale subito dall'Inter negli ultimi 15 minuti. Quel colpo, Conte glielo para col cuore e stavolta anche col gioco. «Quando c'è voglia e organizzazione possiamo dire la nostra contro chiunque», sottolinea con orgoglio il tecnico del Napoli. C'è anche un pizzico di pepe per un tocco con la mano di Dumfries giudicato non punibile e per la precedente spinta di McTominay allo stesso Dumfries, nell'area del Napoli («fatemi vedere anche quella per favore», dice Inzaghi un po' seccato a Dazn, prima di aggiungere poi che «l'azione del loro gol andava fermata in partenza»). Dettagli che insaporiscono un piatto già gustoso.
I numeri non sono tutto ma spiegano molto: 19 tiri contro appena 6 dell'Inter, zero parate di Meret; 12 angoli contro 3; 62% di possesso palla complessivo, 69% nel solo secondo tempo). Il ritmo del Napoli non è da scudetto (4 punti in 5 partite) ma nel campionato del ciapanò tutto può ancora succedere. Nel primo tempo, il campo pare un piano inclinato, si gioca soprattutto sul lato sinistro dell'Inter, che è poi quasi sempre il lato forte di Inzaghi. Da quella parte, Conte tiene altissimo Di Lorenzo per arginare le avanzate di Dimarco e Bastoni. Dall'altro lato, Spinazzola è più prudente su Dumfries, anche perché l'effervescenza di Raspadori incute prudenza ai nerazzurri. Già qui, tanto Napoli. Ma il gol è dell'Inter, la pennellata mancina di Dimarco nello stadio dedicato a Diego.
Inzaghi ha in mano il copione preferito: il Napoli che lo attacca e lui che lo aspetta e può ripartire. Così ha vinto decine di partite. Non questa. L'uscita di Dimarco in avvio di secondo tempo spariglia il canovaccio. Imbarazzante il modo e il tempo in cui l'Inter si risistema dopo il suo infortunio (altro esterno ko, guai grossi in vista Champions). Dentro Pavard, con Dumfries prima a sinistra e poi a destra e poi di nuovo a sinistra. Subito a 4 e poi di nuovo a 3, con Barella che a un certo punto fa persino il terzino destro. Difficile prevedere certe situazioni a tavolino, rumore e confusione non aiutano, ma l'impressione è che si potesse fare meglio e più in fretta.
Inzaghi rimedia solo entrando letteralmente in campo durante un'interruzione di gioco, per parlare con i giocatori uno a uno. Ammonito ma soddisfatto di avere riappeso il quadro, anche se non gli basterà per tornare a vincere uno scontro diretto: 4 punti in 6 partite con Napoli, Juventus e Milan. Il piatto piange.
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