
La Lazio manca di nuovo l'appuntamento con la storia in un Olimpico esaurito. È stata una notte tipica biancoceleste: sofferenza, gioia e poi scoramento. Dalla rimonta completata in pieno recupero dei regolamentari con Noslin al vantaggio di Dia vanificato dal gol dal colpo di testa di Helmersen nel secondo tempo supplementare. E ai rigori la spuntano, in maniera davvero immeritata, i norvegesi alla loro prima storica semifinale europea. Decisivi gli errori proprio di Dia, Noslin e Castellanos. Il rammarico è grande per la volontà e la caparbietà nel cercare di segnare più reti per proseguire la marcia in Europa League, ma alla fine la Lazio ha pagato la stanchezza di un recupero che era stato per 107 minuti prodigioso. Così finisce come nel 2018 quando l'avventura dei biancocelesti si fermò ai quarti di finale. Allora fu il Salisburgo il «carnefice» della squadra di Inzaghi, stavolta è stato il Bodo/Glimt. Così nell'era Lotito (dal 2004) la semifinale europea resta tabù. E il contingente italiano si riduce a due squadre con altrettante sfide a compagini spagnole.
All'inizio del recupero del secondo tempo la squadra di Baroni era praticamente fuori, visto che era arrivato solo il bel gol di tacco di Castellanos dopo 21 minuti, insufficiente per cancellare il brutto 0-2 sul campo sintetico dei norvegesi all'andata. Ma quando l'eliminazione era ormai dietro l'angolo, ecco il 2-0 agguantato al 93': il tocco sotto porta di Noslin, schierato da Baroni appena cinque minuti prima, su «spizzata» di Romagnoli. L'olandese doveva farsi perdonare il grave errore di Bodo e ha concesso alla Lazio un supplemento di partita per tentare il sorpasso sui norvegesi.
Arrivato grazie a Dia, un altro che aveva qualcosa da far dimenticare: colpo di testa su cross di Guendouzi e Olimpico in delirio. Il gol del Bodo gela lo stadio dove si respirava già clima di festa. Decisione ai rigori con i norvegesi più precisi.
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