L'Italia e l'impegno per la difesa: il piano per trovare i 10 miliardi e arrivare al 2 per cento di spesa

Il meccanismo allo studio prevede alcuni ritocchi al bilancio del ministero. Annuncio al vertice Nato

L'Italia e l'impegno per la difesa: il piano per trovare i 10 miliardi e arrivare al 2 per cento di spesa
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Insomma, due per cento, che detto così sembrano quattro spiccioli, quanto volete che sia. E invece no: per raggiungere il minimo sindacale richiesto dalla Nato, e cioè una spesa militare pari appunto al due per cento del prodotto interno lordo, servono una decina di miliardi, 9,7 per l'esattezza, quasi una legge di bilancio.

Oggi infatti, con 33,5 miliardi, copriamo l'1.57 del Pil. Siamo lontani e Washington ci pressa. Eppure Giorgia Meloni, nell'incontro con Donald Trump, si è sbilanciata: «L'Italia annuncerà l'aumento durante il prossimo vertice dell'Alleanza Atlantica», cioè il 24 giugno. Resta da capire in quanto tempo raggiungeremo l'obbiettivo: l'altro giorno il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari, ha ipotizzato che potremo farcela addirittura per la Finanziaria 2025. E oltre al quando, bisogna capire come, e qui l'affare si complica.

Sull'opportunità di mettersi in regola, onorando l'impegno preso nel lontano 2024, viste le guerre e la situazione geopolitica internazionale, sono in teoria tutti d'accordo, nella maggioranza e pure in larga parte dell'opposizione. L'Italia è tra i pochi Paesi sotto la quota minima. Il problema è sempre il solito, trovare i soldi. La questione poi si intreccia con il «RearmUe», le ipotesi di creare un esercito europeo e la necessità di ammodernare comunque il nostro equipaggiamento, considerando che i nostri soldati e i corpi di élite sono già schierati in diversi scacchieri mondiali con funzioni di peace keaping. Sul punto c'è quindi un'intesa generale, anche se due giorni fa il ministro dell'Economia e quello della Difesa si sono beccati. «Crosetto mi ha spedito la lista della spesa - ha ironizzato Giancarlo Giorgetti - Non ho avuto il coraggio di guardarla. Temo sia lunga. Per gli stati maggiori è il loro momento, e come il Natale». Come dire: l'Italia non ricorrerà alla deroga del patto di stabilità per comprare armi. Stizzita la replica di Guido Crosetto: «Purtroppo non è Natale e non c'è nulla da festeggiare. Io fatico a trovare lo stesso senso dell'umorismo manifestato da Giancarlo perché lavoro agli scenari per difendere la nazione».

E qui si torna al punto, la difficoltà di conciliare il rispetto degli impegni internazionali con la scarsità cronica delle risorse. Giorgetti comunque, in un'audizione in Parlamento, è sembrato ottimista. «Saremo in grado di raggiungere già da quest'anno l'obbiettivo, stiamo lavorando con scrupolo seguendo la metodologia dell'alleanza».

Il sistema che si sta studiando prevede che i dieci miliardi mancanti non saranno investiti direttamente in spese militari.

Nel bilancio della Difesa saranno fatti rientrare, entro i limiti consentiti dalle regole della Nato, altre voci già sostenute: le pensioni militari che oggi gravano sull'Inps, i fondi per lo spazio, gli stanziamenti per la Guardia costiera e alcuni voci della Protezione civile. Poi ci sono i soldi per i carabinieri, la polizia e gli altri corpi in un modo o nell'altro coinvolti nelle operazioni di sicurezza. Una sorta di maquillage contabile: basterà?

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