Napoli

Chiusura, licenziamenti, blocco degli investimenti. Sono queste le previsioni per il futuro di molti piccoli imprenditori. La ripartenza si avvicina, ma le restrizioni che bisognerà rispettare per ricominciare dopo il lockdown e la mancanza di sostegni economici adeguati lasciano intravedere solo un futuro incerto, per qualcuno già inesistente

Agata Marianna Giannino
"Noi, piccoli imprenditori a rischio chiusura dopo il lockdown"

Una carovana di decine di volanti che a lampeggianti accesi si fermano sotto casa di Pasquale Apicella, l'agente rimasto ucciso nella notte di domenica a Napoli mentre tentava di fermare una banda di rapinatori. In un video girato dai familiari del poliziotto lo strazio, le lacrime e la disperazione della moglie Giuliana Ghidotti e del figlio di 6 anni. Immagini di forte impatto emotivo. Il video, che non riprende mai i volti dei familiari ma solo la strada sottostante, sta commuovendo l'Italia intera. Postato su diversi profili social di associazioni della Polizia, è stato ripostato da migliaia di utenti e personalità del mondo della politica e dello spettacolo, arrivando fino oltreoceano. (Lapresse)

Redazione
Poliziotto morto a Napoli, il tributo sotto casa dei colleghi. Lo strazio della moglie e dei figli

Carabinieri e Guardia di Finanza rendono omaggio a Pasquale Apicella, il poliziotto ucciso a Napoli all'alba di lunedì 27 aprile nel tentativo di acciuffare i criminali che, poco prima, avevano assaltato il bancomat di un istituto di credito nel cuore della città. Tre autovetture dell'Arma e altrettante della Guardia di Finanza si sono fermate all'esterno della Questura per rendere gli onori al loro collega caduto in servizio. (Lapresse)

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L'omaggio di Carabinieri e Guardia di Finanza al poliziotto ucciso a Napoli

Da quando in Italia è iniziato il lockdown, anche per entrare nel banco dei pegni bisogna attendere a lungo all’esterno. A Napoli per accedere allo sportello di via San Giacomo bisogna aspettare almeno un’ora. E fuori si creano file che oggi forniscono una rappresentazione della crisi economica generata dall’emergenza coronavirus

Agata Marianna Giannino
In fila al banco dei pegni

Il suono della tromba ha accolto a Saviano il feretro del sindaco. Siamo in piena pandemia, i funerali sono vietati, non si può uscire se non quando è strettamente necessario, e sono vietati gli assembramenti. Ma, in barba alle regole imposte per impedire il contagio da Covid 19, nel piccolo comune del Napoletano centinaia di persone sono scese in strada per l’ultimo saluto al sindaco Carmine Sommese, medico chirurgo, deceduto a causa del coronavirus. Tra lacrime e applausi, con i palloncini tricolore, e tanto di protezione civile a garantire l’ordine pubblico, centinaia di persone hanno affollato il centro cittadino, mettendo a rischio se stesse e l’intera comunità. Il tutto sotto lo sguardo dei carabinieri. Al seguito del carro funebre anche componenti dell’amministrazione comunale, che dal municipio hanno accompagnato la salma a piedi per decine di metri. Una sosta nei pressi del comune, fascia tricolore alla moglie del primo cittadino in lacrime, poi verso il cimitero. Eppure la famiglia del sindaco aveva invitato a restare a casa

Agata Marianna Giannino Vincenzo Esposito
La folla in strada per l'ultimo saluto al sindaco

Il distanziamento sociale, la pulizia degli ambienti e l’igiene personale, soprattutto il lavarsi le mani, sono alcune delle regole principali da seguire per prevenire il contagio da Covid-19. Ma in luoghi dove le condizioni igienico-sanitarie sono precarie, dove mancano i servizi minimi essenziali e le abitazioni sono baracche, spesso sovraffollate, queste raccomandazioni diventano difficili da seguire. Siamo stati in un campo rom abusivo, a Giugliano, in provincia di Napoli, un insediamento ai margini della città dove vivono circa 80 famiglie: quasi 500 persone, di cui più della metà sono minori. Loro, hanno saputo dell’emergenza coronavirus dalla televisione, quella che riescono a vedere perché si sono allacciati illegalmente alla rete elettrica. Fino a qualche mese fa nel campo non avevano nemmeno l’acqua corrente. Si contano sulle dita di una mano gli abitanti della baraccopoli che indossano una mascherina. Qualcuno le ha realizzate a mano per i familiari. La paura per il virus c’è ma non ha cambiato i rapporti sociali nell’insediamento. L’unico distanziamento che mettono in pratica nel campo è da quel mondo esterno da cui già erano emarginati

Agata Marianna Giannino
La vita in un campo rom ai tempi del coronavirus
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