2011, fuga dalla crisi per nascondersi tra draghi, elfi e nani

2011, fuga dalla crisi per nascondersi tra draghi, elfi e nani

Il secondo dei cinque migliori romanzi apparsi negli Stati Uniti nel 2011 secondo la classifica del New York Times è 23/11/63 (che è quarto fra la narrativa straniera più venduta in Italia) in cui Stephen King racconta i viaggio nel tempo di un oscuro professore per cercare di evitare l’assassinio di Kennedy da parte di Lee Oswald. Ma il più venduto romanzo in questo momento negli Stati Uniti, in Germania e in Italia è il quarto titolo del «Ciclo dell’Eredità» dell’ex ragazzino (ha esordito a 19 anni, ma oggi ne ha 27) Christopher Paolini, Inheritance (come i precedenti, pubblicato da Rizzoli): un mondo medievaleggiante pieno di eroi, draghi ed elfi.
Se si osserva però con attenzione la classifica dei libri più venduti in assoluto nel nostro Paese si noterà che al quarto posto c’è 1Q84, un romanzo di oltre 700 pagine del giapponese Haruki Murakami (secondo dopo Paolini fra i romanzi stranieri più venduti): un aggiornamento-monstre di un classico della antiutopia: 1984 di Orwell. Sempre tra la narrativa straniera più venduta c’è I guerrieri del ghiaccio di George R. R. Martin, quinto volume (decimo per l’Italia) delle omonime Cronache di un Medioevo immaginario immerso in un perenne inverno. Fra i primi venti c’è anche Il principe della nebbia dello spagnolo Carlos Luis Zafòn, una storia arcana (la prima da lui scritta in questa vena) di malefici e di statue viventi. E, a poca distanza, c’è Breaking Dawn, l’ultimo della serie dei vampiri adolescenti dell’americana Stephenie Meyer. Insomma, il trionfo dell’Immaginario.
Beh, una inaspettata e pre-natalizia infornata di opere di fantascienza, fantastico, orrore che primeggiano sulle altre e un tempo avrebbe fatto gridare allarmati i critici superimpegnati e superciliosi alla «fuga dalla realtà» da un mondo che mal si sopporta invece di impegnarsi a cambiarlo. Oggi poi, con la crisi economica incombente e con l’incertezza che c’è nel futuro, non solo in Italia ma in tutto il mondo occidentale, una simile critica sembrerebbe più che scontata. Ma così non è affatto. Bisogna andare più a fondo e chiedersi qual è il motivo inconscio e inavvertito che spinge i lettori a simili scelte e a decretare un successo che in altri tempi sarebbe stato impossibile o inaccettabile. Ci si deve chiedere qual è il vero motivo per cui non solo i ragazzi ma soprattutto gli adulti scelgono di sprofondare in trame dove si descrivono regni immaginari alla Tolkien e alla McCaffrey, dove si combatte con spade e lance, dove gli incantesimi sono all’ordine del giorno; oppure prediligono i giovani ed esangui vampiri o le vicende di occulte maledizioni; o ancora si compiacciono della distopica versione giapponese di 1984, oppure ancora si appassionano al tentativo di modificare la storia impedendo la morte del presidente americano?
Ma perché - ovviamente del tutto scontento del presente - il nostro lettore occidentale (e italiano) vuole abbattere le sbarre della prigione del reale che lo circonda, però non per fuggire vilmente dal luogo della battaglia quotidiana, bensì per evadere e rifugiarsi in un mondo diverso, migliore e più avvincente, o anche peggiore ma che lo affascina col terrore (cosa che i romanzi realistici non fanno), oppure anche per illudersi di poter di modificare un presente che non sopporta più.

In questo modo, una volta girata l’ultima pagina, riesce a guardare la quotidianità con occhi diversi: o ritemprato per aver vissuto insieme ai personaggi del romanzo in un mondo più affascinante; o tirando un sospiro di sollievo perché si è reso conto che esistono (o potrebbero esistere) mondi peggiori di quello in cui si trova suo malgrado a vivere. In un caso o nell’altro sarà migliore di prima.

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