Pubblichiamo uno stralcio di una intervista concessa da Maurizio Costanzo al Giornale nel dicembre del 2021. Costanzo racconta i primi giorni del suo Show e rivela quali furono i suoi modelli.
Si ricorda la prima?
«Andava in onda soltanto una volta alla settimana su Rete4, allora di proprietà della Mondadori. Poi la comprò Berlusconi e mi chiese di fare una puntata al giorno».
Adesso siamo arrivati a 30mila ospiti. Da Kirk Douglas a Carmelo Bene all'uomo qualunque, passando per politici, giornalisti, cantanti, star.
«L'ospite che per primo mi viene in mente adesso è Aïché Nana, sa la ballerina che negli anni Cinquanta improvvisò uno spogliarello citato anche da Fellini nella Dolce Vita?».
La famosa festa organizzata dall'appena scomparsa Olghina di Robilant al Rugantino di Roma che diventò il manifesto di un'epoca.
«Un atto casuale ma dirompente. Uno di quei gesti che entrano nella storia del costume. Mi piaceva la sua voglia di vivere, di rimanere sempre la Aïché del ristorante Rugantino, piena di entusiasmo».
Il bello del Maurizio Costanzo Show è che talvolta diventa un «confessionale».
«Una volta Andreotti disse: Lo sa che quasi tutti i miei compagni di scuola sono diventati cardinali? Loro hanno fatto carriera. Ma come, gli risposi, loro hanno fatto carriera? E lei?».
Era presidente del Consiglio.
«Ma quella risposta era forse la conferma di un suo riflesso mentale, magari una conseguenza dell'educazione per la quale il Vaticano restava per lui sempre il punto di riferimento più importante».
Ci sono stati ospiti che, da soli, valevano il biglietto.
«Sordi. Oppure Gassman. Oppure i tre tenori Pavarotti, Carreras, Domingo. O Monica Vitti, che ricordo con tenerezza. L'ultima volta che è venuta da me ne aveva 70 e quella sera ho intuito che non stava già bene. Non aveva nulla di visibile, per carità, solo una mia sensazione».
Costanzo ha «importato» il talk show dagli Stati Uniti.
«E ho voluto l'orchestra sul palco perché l'avevo vista da Johnny Carson nel Tonight Show».
David Letterman è a godersi la pensione già da qualche anno. E lei?
«Ma perché? Sono curioso di tutto. Se mi chiedessero di intervistare uno per strada che chiede l'elemosina, probabilmente gli farei domande per mezz'ora».
Pochi hanno avuto il suo coraggio di invitare volti sconosciuti.
«Sì io l'ho fatto spesso. E spesso sono diventati personaggi. Talvolta sono proprio esplosi, come Vittorio Sgarbi oppure Giampiero Mughini. Altre volte, come nel caso di Carmelo Bene, sono diventati popolari, hanno dato un'immagine di sé magari diversa da quella conosciuta, come nel suo caso, soltanto nel mondo culturale».
I comici poi.
«Enzo Iacchetti, Dario Vergassola, hai voglia... Ne ho scelti tanti, sono sempre una componente essenziale, dopotutto la risata è una parte decisiva delle belle chiacchierate, no?».
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