Maria Rosa Quario
da Sestriere
Oro di qua, oro di là, da Sestriere a San Sicario non cè Italia da festeggiare nello sci che aspetta Blardone e Rocca, ma le vittorie di Kjetil André Aamodt nel superG maschile e di Janica Kostelic nella combinata femminile sono storiche, da celebrare come fossero nostre. Sarà anche sci alpino, ma sono Norvegia e Croazia a celebrare i soli atleti capaci di vincere quattro ori olimpici, lei in appena quattro anni, lui in dieci di più. Due campioni, due fenomeni, in comune lincredibile capacità di dare il massimo nei momenti che contano, soffrendo magari, perché se ieri Janica ha vinto battendo anche la febbre, Kjetil lo ha fatto dimenticandosi del dolore al ginocchio infortunato nella gara di discesa.
Se Aamodt è arrivato alla ventesima medaglia dopo due delusioni che avrebbero tagliato le gambe a chiunque, due «legni» vinti a Bormio un anno fa nella combinata e domenica scorsa in discesa, la Kostelic ha vinto da cannibale, come sempre, lasciando poche speranze alle rivali, soprattutto a quella Anja Paerson che ieri non è nemmeno riuscita a prendersi largento, e che sempre più dimostra di soffrire quando in pista cè questa Kostelic mostruosa e vincente. Irriverente anche. Dopo loro ha dichiarato di aver provato molta più soddisfazione per largento del fratello in combinata, Janica oltre che brava sugli sci è anche brava come attrice, genere preferito il dramma a lieto fine, di quelli che lasciano tutti con fiato sospeso e poi strappano lapplauso.
In cinque gare corse allOlimpiade, dal 2002 a oggi, la croata ne ha vinte quattro e «persa» una, fu il superG di Salt Lake City lasciato per pochi centesimi alla sorpresa Ceccarelli, che oggi rimetterà in palio il suo titolo, ma chissà se la Kostelic avrà interesse a prenderselo. Il suo nome è fra quelli delle iscritte, non sarebbe però una sorpresa se decidesse di lasciar perdere.
La storia di Aamodt è singolare, a differenza della Kostelic, che vince e stravince anche in coppa del mondo, lui fa il cannibale solo quando in palio ci sono le medaglie, mondiali o olimpiche, perché la sua grande forza sta nella testa, nella capacità di non sentire la tensione.
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