È quella che è passata da una quinta a una settima. Come tutte. Quindi non basta a far capire chi è. È quella che ha fatto il Grande Fratello. Come tutte. Quindi nemmeno questo basta a far capire chi è. È quella che voleva fare La pupa e il secchione. Idem come sopra. È quella che dopo essersi intinta nella vasca da bagno del Barbareschi Sciock, si è intinta anche nella fontana di Trevi. Come Anita Ekberg, ma non essendo Anita Ekberg è stata riportata «a riva» e multata. Insomma è Francesca Cipriani quella che al programma di Enrico Papi avrebbe voluto portare in dote se stessa. Perfetta com’è per quel format a cui alle donne chiedono di sapere del proprio corpo con spreco e con fretta e di ignorare tutto il resto. Ma Francesca non l’hanno voluta e lei, da allora, protesta dove e come può. Una volta nella fontana di Anita, un’altra davanti agli studi Mediaset di Cologno Monzese, un’altra ancora nel Pomeriggio Cinque di Barbara D’Urso. Protesta perché il suo provino l’aveva lasciata ben sperare, «sembrava fatta», ma soprattutto protesta perché può. Perché non ha altro da fare.
Francesca è l’ultima di una lunga sfilza di maratoneti di casting. L’ultima di una lunga sfilza di creature geneticamente ed esistenzialmente modificate per far breccia nelle fantasie autorali. Che sia per L’Isola dei famosi, per il Grande Fratello, per La Pupa e il secchione, per La Talpa, la Fattoria... poco importa. C’è ormai un’intera generazione che si consegna, mani e piedi, davanti ai «giurati del piccolo schermo» con una vita costruita fin lì solo per quel momento. Vite fatte di contrasti a tavolino, di eccentricità predigerite, di tragedie enfatizzate, di tic amplificati. La coniglietta di Playboy che si scopre lesbica nella casa del Grande Fratello, l’appassionato di sport estremi che dice di aver trovato il proprio look dopo un lungo girovagare tra Russia e India anche se il risultato è un curioso mix tra Paperon de’ Paperoni e Fabrizio Corona. La studentessa di filosofia che conosce il linguaggio dei segni, ha vissuto in Brasile, ha il corpo funestato da sei piercing e sette tatuaggi, il ventiseienne bello e vergine che ha fatto il voto di castità, il parrucchiere latin lover che ha provato a entrare nel reality di Cinecittà fin da piccolo.
Oppure i «nip» dell’Isola dei famosi: il bello classe 1985 che a soli venticinque anni si definisce «manager» e che nel tempo libero dichiara di sollazzarsi con musica classica e vecchi film, l’ingegnere edile che passa i fine settimana nella manutenzione della sua casa di campagna, l’estetista ipertatuata che si occupa di beneficenza per i bambini malati, la giornalista-hostess vittima dello shopping, il personal trainer-venditore ambulante con quattro figli e una passione per la Roma. O quelli dell’anno scorso: l’infermiera volontaria in Africa, il muratore madre di quattro ragazzi, la siberiana separata tappezzata (pure lei) di tatuaggi, il custode dell’università di Bologna con la passione per le banane...
Vite pensate a tavolino. Vite alle quali, i legittimi proprietari, sperano di tornare il più tardi possibile. Annaspano a bordo acqua tra un casting e l’altro, frequentando tutti gli stessi locali, gli stessi dietro le quinte, le stesse festicciole da nip, racimolando altri particolari da curriculum, segnandosi l’ennesimo numero di telefono, partecipando all’ennesima selezione. Schiavizzando le mamme ormai anziane che a casa, sfiduciate ma obbedienti, stirano la camicia buona per mandarli in ordine quei bamboccioni davanti ai signori della tv. E intanto, di casting in casting, la vita gli passa. Aspettando di iniziare. A colpi, quando va bene, di una sedia davanti al trono di Uomini e donne, di un’ospitata tra il pubblico, di un giorno sull’Isola dei famosi, di un ingresso a vuoto davanti ad Alessia Marcuzzi.
Senza che il resto della vita inizi mai.
Senza che quella «n» di nip si trasformi mai in una «v» vip. Casting dopo casting, tatuaggio dopo tatuaggio, silicone dopo silicone, protesta dopo protesta. In un vuoto trascorrere di stagioni, finché non diventa tardi. Perché è più facile naufragare che essere naufraghi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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