Un accordo «bipartisan» sulla felicità

Alessandro Cecchi Paone

È un buon segno quando la campagna elettorale di fatto già in corso prende di petto problemi reali e non strategie di schieramento. Ancora meglio quando a tenere banco sono temi trasversali per definizione. È il caso dei Patti civili di solidarietà (Pacs) destinati a regolamentare anche in Italia le conseguenze civili delle sempre più numerose convivenze etero e omosessuali. Non sono in questione, checchè se ne dica, fatti di principio ma esigenze e diritti e doveri di esseri umani in carne ossa dal punto di vista di ciò che ognuno di noi ha più caro: la sfera dei sentimenti e degli affetti.
Compito della politica, nei Paesi di vera tradizione liberale, è quello di regolamentare la realtà esistente e non di piegare la vita degli individui all'imposizione di regole e di valori definiti a priori che non possono mai essere validi per tutti. Il che succede solo nelle società totalitarie e nelle teocrazie irrispettose delle minoranze. La decisione di Prodi, dopo molte incertezze, di inserire esplicitamente i Pacs nel suo programma, e la positiva accoglienza dell'iniziativa arrivata anche da alcuni settori del centrodestra confermano che sulla felicità e sul destino dei singoli non ci dovrebbero essere divisioni capaci di tenere, né sul piano ideologico né su quello politico. Pena rappresentare quei settori della società incapaci di abbracciare la modernità intesa come progresso delle libertà e perennemente rivolti al passato invece che al futuro. Il che sembra aver ben capito soprattutto Fini e non per la prima volta, vista anche la sua coraggiosa presa di posizione laica al tempo del referendum sulla procreazione assistita. Il che non possono non capire i più che continueranno a contrarre il matrimonio tradizionale, civile o religioso che sia, o come statistica vuole a innamorarsi fra persone di sesso diverso.
Il nostro è un gran Paese, ma talvolta in ritardo sul fronte del riconoscimento a tutti dei diritti civili. Siamo infatti gli unici nel mondo progredito a non prevedere alcuna forma di regolamentazione delle unioni di fatto.

Sembra si stia avvicinando il momento di colmare anche questa lacuna. Difficilmente chi si oppone, come Casini, a questo passaggio, può candidarsi, nel segno della modernità, a guidare quale che sia dei due schieramenti in campo.

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