Se è vero, e pare proprio di sì, Silvio Berlusconi avrebbe deciso di farsi da parte: non intende presentarsi alle elezioni del 2013 in veste di candidato premier. Lo ha scritto egli stesso in un comunicato e, mentre ne riferisco, le agenzie di stampa diramano la notizia. Alla quale, secondo alcuni, se ne potrebbe aggiungere una seconda, altrettanto clamorosa, ma più improbabile: il Cavaliere non vorrebbe neppure tornare in Parlamento.
Fosse così, si tratterebbe di un autentico ritiro, di un’uscita dal campo in cui fece irruzione quasi 19 anni orsono, mentre infuriavano Tangentopoli e Mani pulite.
I motivi che avrebbero indotto l’ex presidente del Consiglio a togliersi dall’agone politico si possono intuire: anzitutto la crisi del centrodestra, peggiore ma speculare a quella del centrosinistra; poi la necessità di rinnovare (o addirittura rifondare) il Pdl, adeguandolo alle aspettative dell’elettorato, che ha dimostrato insofferenza nei confronti dell’attuale ceto politico. Abbiamo usato termini dubitativi, fin qui, per una ragione: Berlusconi non è nuovo a ripensamenti, quindi non si sa mai, anche se in questo caso pare improbabile una marcia indietro.
Segnalo una curiosa coincidenza. Proprio ieri, quando si apprendeva dell’addio (o arrivederci) di Berlusconi, si veniva a sapere che Luca Cordero di Montezemolo (uomo Ferrari e vicepresidente di fresca nomina di Unicredit) si era dimesso dalla presidenza di Ntv, cioè la società di Italo, il treno privato che fila veloce lungo la tratta Milano-Roma- Milano, e non solo. C’è qualche attinenza fra le due circostanze? Non abbiamo certezze in merito. Tuttavia da alcuni giorni circolava la voce che il numero uno della Ferrari sarebbe stato avvicinato dal Cavaliere, il quale gli avrebbe offerto di entrare in politica. Al posto suo? Chi è in grado di dirlo? L’ipotesi è legittima e suffragata da elementi non fumosi.
Montezemolo da parecchi anni medita di cambiare mestiere e di dedicarsi alla cosa pubblica; ma i suoi traccheggi alla fine avevano contribuito a farci pensare che non avrebbe mai osato spiccare un volo del genere. Berlusconi da alcuni mesi aveva dato segni di stanchezza, il che lasciava presagire un suo abbandono. Un paio di giorni fa, un’indiscrezione è apparsa sui giornali: Montezemolo è pronto ad accogliere l’invito del Cavaliere a rimpiazzarlo. Una balla? Forse no. Si aspettano conferme o smentite.
Qualcosa è nell’aria.Il supposto avvento del ferrarista però non si concilia con l’annuncio che il Pdl organizzerà le primarie, messe in calendario per il 16 dicembre. È improbabile che l’ex pupillo dell’Avvocato si sottoponga a tale competizione per assumere, eventualmente, la guida del partito (e di una coalizione di centrodestra). Tanto più che negli ultimi giorni Angelino Alfano, attuale segretario del Popolo della libertà, ha ricevuto da Berlusconi attestati di stima (non solamente formali) che autorizzano a considerarlo un leader inamovibile.
Nei prossimi giorni vedremo. Allo stato delle cose, è difficile fare previsioni. Non rimane che constatare un fatto destinato a sconvolgere gli assetti politici del Paese: senza Berlusconi l’Italia volta pagina. In meglio o in peggio? Questo è il dilemma. Molti esulteranno, altrettanti storceranno il naso. Noi- e non parlo solo a titolo personale - siamo perplessi. Quando si chiude un’epoca e se ne apre un’altra, si sa dove si inizia e non si sa dove si finisce. In questa congiuntura, pur capendo la voglia di Berlusconi di liberarsi dagli impegni di Palazzo, non comprendiamo chi abbia i titoli per degnamente sostituirlo.
Ci corre l’obbligo di ricordare che il Cavaliere, nel 1994, quando la sinistra marciava spedita verso la vittoria elettorale, favorita dall’assenza del pentapartito (eliminato dalle inchieste giudiziarie), si improvvisò politico, mise in piedi un partito di plastica nel giro di due mesi e risparmiò all’Italia un bagno tardocomunista. Un grande merito, il suo. Del quale gli saremo grati per sempre.
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