Svizzera, addio neutralità: dalla Croce Rossa al pasticcio sulla pedana

Dal 1847 la Svizzera è neutrale, ma agli Europei di scherma U23 a Tallinn quattro atleti elvetici hanno boicottato l'inno israeliano, scatenando polemiche e scuse ufficiali

 Svizzera, addio neutralità: dalla Croce Rossa al pasticcio sulla pedana
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Era dal 1847 che la Svizzera non faceva una guerra. Allora fu una questione tutta loro, e l’esercito federale dei protestanti era guidato da un comandante che aveva il nome di un cioccolatino, ovvero Dufour. I cattolici statalisti futuro sconfitti, ma siccome era – appunto - una guerra svizzera, aldilà di un centinaio di irriducibili caduti in battaglia i vincitori si presero cura degli sconfitti, e da lì poi nacque l’idea della Croce Rossa. Questo per dire che, oltre a qualche scaramuccia locale, dalla battaglia di Marignano del 1515 la Confederazione non ha mai messo becco nella politica internazionale. Tanto che Winston Churchill si beò della sua battuta sul fatto che in tanti secoli di esistenza l’unico segno di vita della nazione fossero gli orologi a cucù.

Fino a ieri però, in occasione degli europei di scherma Under 23 a Tallin, con il torneo di spada conquistato dagli israeliani davanti agli elvetici e all’Italia. Sul podio, quando inizia l’inno dei vincitori, tutti si girano verso le bandiere tranne loro, gli svizzeri appunto. Si sa, da giovani si è un po’ scapestrati, ma il caso ha fatto il giro del mondo, tanto che il ministro degli esteri d’Israele ha scritto sui social “vergogna per il comportamento irrispettoso della squadra svizzera”. Non bisogna però generalizzare, perché in effetti la federazione rossocrociata si è subito profusa in scuse: “Siamo profondamente dispiaciuti: i nostri atleti si sono congratulati con quelli israeliani, però poi hanno approfittato della cerimonia di premiazione per fare una manifestazione politica sminuendo i successi conquistati dai compagni nelle altre gare”.

Insomma: i quattro ragazzi colpevoli di aver rotto la tradizione di neutralità non la passeranno liscia, seppur con la solita cautela (“Al ritorno della squadra dall’Estonia saranno avviate

discussioni per decidere eventuali misure da adottare”). E più che altro, a dar fastidio, non è tanto l’aver disturbato l’animo pacifista che pervade i cantoni, ma una colpa bel più grave: aver fatto una figura da cioccolatai.

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