È morto domenica nella sua casa nelle isole Cayman, ma i giornali inglesi, costernati, ne hanno dato notizia solo ieri. Si chiamava Dick Francis e aveva 89 anni, per i sudditi di Sua Maestà era una vera celebrità. In Gran Bretagna, infatti, ci sono due cose che piacciono davvero: le corse dei cavalli e i gialli. Francis era proprio il trait dunion tra queste due passioni. Un po perché era, perdonate il gioco di parole, un purosangue della letteratura thriller, un po perché la sua stessa vita aveva le caratteristiche del romanzo davventura, un romanzo in larga parte ambientato negli ippodromi. Questo scrittore nato in Galles nel 1920 e cresciuto nei maneggi amava sin da ragazzo la velocità in ogni sua forma. Dopo una Seconda guerra mondiale trascorsa pilotando caccia, Francis iniziò la carriera di fantino, vincendo oltre 350 gare. Nel 1953 divenne il fantino di punta della scuderia della Regina Madre e linsegnante di equitazione di Elisabetta II (chiacchierata la sua sconfitta al Grand National dove Devon Loch, lamatissimo corsiero della Regina Madre, scivolò a pochi metri dal traguardo...).
Fu costretto ad abbandonare questa attività nel 1957. Colpa di una brutta caduta da cui non si riprese mai del tutto. Nello stesso anno scopri, però, la sua seconda passione: la penna. Scrisse unautobiografia intitolata The sport of Queens. Il libro ebbe un discreto successo e lo aiutò a farsi assumere come corrispondente dalle corse per il London Sunday Express, dove lavorò per 16 anni. Il passo successivo fu il romanzo. Nel 1962 pubblicò il primo thriller, Dead Cert, che raccontava le vicende di una corsa truccata e che segnò linizio vero e proprio della sua brillante carriera di bestsellerista, culminata nel 1989 con la vincita del Cartier Diamond Dagger Award. Tra i suoi libri più conosciuti figurano Nerve (1964), Flyng finish (1966) e Forfait (1970), vincitore dellEdgard Allan Poe Award. E se la critica inglese (che ha molto meno la puzza sotto il naso di quella italiana) lo apprezzava per la complessa costruzione interna dei suoi testi, il pubblico andava in visibilio punto e stop: il necrologio del Telegraph lo ha definito «The peoples favourite».
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