L'ultimo colpo basso è arrivato dagli Stati Uniti. Il volo American Airlines 198 da New York a Milano Malpensa di sabato non è decollato. A imbarco quasi concluso, l'equipaggio si è rifiutato di prestare servizio per raggiungere Milano, dove avrebbe dovuto passare una notte in albergo prima di imbarcarsi sul volo di ritorno. I passeggeri sono stati fatti scendere e riprotetti, il giorno successivo, su un aereo Alitalia. Ma non si è trattato di una ribellione di piloti e hostess, perché nelle stesse ore il governo americano portava ad «Allerta 4» il livello di pericolosità dei viaggi verso Lombardia e Veneto, cioè verso gli aeroporti di Malpensa e di Tessera.
È il livello massimo di raccomandazione rivolta ai cittadino americani (non alle compagnie) e significa, semplicemente «non viaggiare». Resta uno scalino sotto, al livello 3, l'allerta verso gli altri aeroporti italiani, che è in pratica un invito a riconsiderare il viaggio. Ma American Airlines ha colto immediatamente la situazione e ha annunciato la sospensione di tutti i voli Milano-New York fino al 24 aprile. E in serata si è aggiunta anche la Delta Airlines.
Gli aeroporti del triangolo milanese Malpensa, Linate e Orio al Serio stanno subendo i pesanti contraccolpi del virus, che colpisce a catena tutta l'economia con una forza irrefrenabile, persino superiore all'energia con cui sta contagiando le persone. La successione è intuibile: i passeggeri rinunciano ai viaggi, gli aerei partono pressoché vuoti, le compagnie tagliano voli e destinazioni. Allo sconsiglio rivolto a cittadini esteri di raggiungere l'Italia si somma il non gradimento all'ingresso degli italiani in altri Paesi, con rischi di disagi per il rientro e di quarantene forzose. E il trasporto aereo si gela. Gli aeroporti, soprattutto quelli del Nord, denunciano un calo vertiginoso di clientela, costretti a contabilizzare decrementi mai visti prima. Malpensa, nei primi giorni della settimana scorsa, aveva raddoppiato le percentuali di crollo dal 21% di lunedì al 41% di mercoledì, in cifra assoluta meno 178mila passeggeri rispetto agli stessi giorni del 2019. Numeri più aggiornati non sono disponibili.
La Sea tuttavia fa sapere di non avere (ancora) preso alcun provvedimento d'emergenza, tipo richieste di cassa integrazione o ferie forzate. Intanto ieri anche Turkish Airlines ha sospeso i voli verso l'Italia, senza precisare fino a quando. A Malpensa cancellazioni fino al 28 marzo (data d'inizio della stagione Iata estiva) sono state comunicate da Bulgarian Air, Kuwait Airways, Korean Air, Azerbaijan Airlines, Ttwin Jet. Altre seguiranno. Riduzioni all'operatività nello stesso scalo sono state annunciate da Wizz, che all'aeroporto di Orio dove il calo di viaggiatori la settimana scorsa era intorno al 30% - ha annunciato una riduzione del 60% dei posti offerti, fino a 2 aprile.
I ricavi complessivi del mercato dei voli tra Italia e Usa (solo quelli senza scalo) sono stimati intorno ai 3 miliardi di euro in tutto il Paese, con Fiumicino come snodo più rilevante (oltre il 60% della dei passeggeri da e per gli Usa transita da Roma), seguito da Malpensa (28%). Il valore economico per lo scalo lombardo e le ricadute economiche sull'indotto, quindi, sfiorano il miliardo di euro l'anno. A Linate la compagnia tuttora leader, Alitalia, ha ridotto il servizio su tutte le tratte italiane, cancellando le destinazioni Trieste e Reggio Calabria. Le 38 coppie di voli per Roma sono state ridotte a 30, la Bergamo-Roma è stata cancellata, la Venezia-Roma è stata ridimensionata da 10 a 8 voli al giorno, la Verona-Roma da 8 a 6.
«Il danno è pazzesco in tutto il mondo dice Antonio Bordoni, esperto di aviazione commerciale e docente alla Luiss di Roma e l'Asia sta patendo in questo momento più di tutti: le compagnie orientali hanno perso 162 milioni di passeggeri in cinque mesi, e le stime della Iata dicono che solo in quel continente i vettori perderanno nell'arco del 2020 28 miliardi di dollari, creando una spirale mostruosa». Dello stesso tenore è la preoccupazione di Andrea Giuricin, docente di economia dei trasporti alla Bicocca: «Tutte le compagnie stanno cancellando il 50, anche il 70% della propria attività, ma un aereo anche se viene tenuto a terra genera costi fissi molto elevati. Il problema è di cassa: le spese restano, non volare non fa risparmiare, e mancano le entrate.
Anche le aziende più sane si possono trovare repentinamente in crisi di liquidità». Giuricin ha anche delle idee propositive: «Bisogna sostenere la domanda, per esempio sospendendo le tasse comunali sui voli e abolendo l'Iva del 10% sui biglietti domestici. Bisogna fare presto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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