Agricoltura, via libera al codice Zaia

Il Consiglio dei ministri approva due provvedimenti in materia di agricoltura: il codice agricolo, che riordina tutta la normativa di settore e la riforma della legge sul comparto vinicolo. Il ministro Zaia: "Con questo codice entriamo nel gotha delle grandi agricolture internazionali"

Agricoltura, via libera al codice Zaia

Roma - Il nuovo codice agricolo, l’insieme delle norme del settore, raggruppate e sfoltite in 155 articoli e 6 tiitoli, è stato presentato oggi alla stampa dal ministro Luca Zaia che lo ha definito «un vademecum tascabile per il milione e 700mila partite Iva dell’agricoltura italiana». Il testo del decreto legislativo e del dpr attuativo intitolato «Riordino delle normative sull’attività agricola» è stato approvato dal Consiglio dei ministri di oggi. Obiettivo del codice che dovrà passare ancora un nuovo esame del Cdm dopo l’esame del Consiglio di Stato, della Conferenza unificata, delle commissioni parlamentari e delle associazioni di categoria, è semplificare e accorpare il quadro legislativo dell’agricoltura rendendo fruibile a tutti una materia per ora dispersa tra il codice civile, le leggi speciali emanate nel corso di quarant’anni e in alcuni commi di legge finanziarie.

Zaia conta di avere il testo definitivo entro «un mese e mezzo, considerando le feste, quindi a febbraio o entro la prossima primavera». «Una giornata epocale» non ha esitato a definire quella di oggi il ministro visto che il codice porrà «l’agricoltura italiana nel gotha delle grandi agrioclture internazionali. Oggi il codice agricolo è un arealtà» ha affermato entusiasta. Il codice «è rivoluzionario sarà un libricino in cui ci saranno tutte le normative del settore», ha spiegato il ministro e si basa sulla legge delega 246 del 2005, la cosiddetta ’taglia leggì. Circa 40 leggi sono state soppresse, «sono state eliminate leggi ’fotocopià» si legge nel testo e ancora migliaia di articoli. Il programma di semplificazione prevede il meccanismo della ghigliottina delle leggi superate, abrogate, inutili, obsolete e il riordino della normativa materia per materia, i cosiddetti codice di settore. È stata fatta anche «un’opera minuziosa di recupero di definizioni varie in altre leggi» ha illustrato Zaia che ha anche assicurato oltre allo sfoltimento legislativo un’opera di semplificazione sul linguaggio, è « nel mandato stesso del codice - ha detto - parlare in maniera semplice ai cittadini», considerando che lo strumento andrà in mano a tutti i coltivatori italiani. Il codice, il primo nel suo genere, come ha tenuto a precisare lo stesso titolare dell’Agricoltura, riguarda l’attività agricola, e quindi anche la vendita dei prodotti, le società agricole , i contratti agrari, le coltivazioni ogm e la creazione di aziende agricole, anche attraverso l’acquisizione delle terra per successione o per prelazione. Si tratta cià di norme che fanno parte dell’ordinamento civile che è di competenza statale. 

I sei titoli del codice sono così suiddivisi: il primo che contiene tre articoli che integrano il codice civile, il secondo dedicato all’impresa agricola, il terzo alla disciplina del territorio in cui operano gli agricoltori, il quarto alla proprietà terriera e alle strtture agrarie, il quinto ai contratti agrari e il setso deciato alle abrogazioni. Il decreto mette rodine anche fra alcune norme pubblicistiche quali la valorizzazione dello spazio in cui operano gli imprenditori agricoli, la formazione della proprietà contadina come base dell’azienda agraria, la contrattazione programmata in agricoltura.

Zaia ha ricordato la sequela di normative agricole che hanno caratterizzato la storia del paese a cominciare da un primo provvedimento del 1942 nel codice civile a favore degli agricoltori. Un primo tentativo della stesura di un codice agricolo risale al 1998, un secondo al 2003 che venne continuato nel 2004 per poi arrivare a uno schema il 30 gennaio 2006, composto da 11 libri per un totale di 960 articoli. 

Vino «Dopo 17 anni il comparto del vino ha una nuova legge che offre più garanzie sulla qualità, istituendo la terzietà dei controlli che non saranno più in capo agli stessi Consorzi vini.

Dà inoltre un taglio a norme e burocrazia inutili, istituendo anche uno sportello unico», aggiunge Zaia parlando del nuovo decreto legislativo di tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini che rivede e semplifica la legge 164 del 1992. «Gli Enti terzi che controlleranno i disciplinari di produzione sono in fase di costituzione - afferma Zaia - e, per intenderci, casi come quello del Brunello non sarebbero mai nati con questa nuova legge».

 

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