Ancora una volta, e sarà la sessantaseiesima, con l'arrivo dell'estate si alzerà il sipario sul Festival dei Due Mondi di Spoleto. La lunga gestione di Giorgio Ferrara aveva almeno in parte restituito credibilità alla storica rassegna che, da un paio di stagioni, è attualmente guidata da Monique Veaute. La quale costruisce anche la futura edizione (in programma dal 23 giugno al 9 luglio prossimi, manifesto firmato dal «signore» della Transavanguardia, Enzo Cucchi) secondo quei criteri di sperimentazione anticonvenzionale che per anni ha portato avanti nella guida del Romaeuropa Festival.
È ancora difficile dire quale impronta la Veaute stia lasciando sulla rassegna umbra: più che sulla carta, infatti, anche la quasi totalità delle proposte della nuova edizione potrà dimostrare la propria qualità soltanto al momento dell'effettiva andata in scena. Per ora, dal nutrito carnet di titoli, quelli che più attirano l'attenzione, oltre ai concerti di apertura e chiusura diretti rispettivamente da Jakub Hrusa e Antonio Pappano, saranno il Pelléas er Mélisande di Debussy, che riporterà finalmente l'opera a Spoleto (per l'interpretazione di Bernard Richter e Patricia Petibon), lo Zio Vanja di Checov diretto da Leonardo Lidi (che già l'anno scorso firmò un apprezzato Gabbiano), l'esordio alla regia teatrale dell'attore Luca Marinelli (reso popolare dal film Jeeg Robot) che dirigerà la trasposizione di un racconto di Kafka, Una relazione per un'accademia, e la performance di Laetitia Casta in uno spettacolo di «teatro musicale» (gli allestimenti dell'attuale direzione puntano spesso alla contaminazione dei generi) che ripercorrerà la storia della pianista rumena Clara Haskii, sopravvissuta al nazismo e applauditissima negli anni Quaranta.
Nella sezione danza invece spiccano i nomi del ballerino colombiano Fernando Montano, già solista del Royal Ballet, che fonderà assieme danza classica, moderna, tango e folklore americano in Buena Ventura, coreografia da lui creata appositamente per il festival, e quello di Benjamin Millepied, già visto a Spoleto dieci anni fa (e consacrato al cinema dal film Il cigno nero) che proporrà la coreografia Unstill Life. Al festival tornerà anche Silvio Orlando, che interpreterà per la regia dell'autore, Pablo Remon, Ciarlatani: «Una satira del mondo sul teatro e dell'audiovisivo come lo descrive lo stesso Remon - che rifletterà sui successi e i fallimenti vissuti dentro e fuori il mondo della finzione».
«Il Festival di Spoleto rappresenta un'eccellenza del nostro Paese - ha dichiarato il
sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi - è una delle manifestazioni più importanti al mondo, nato da un talento visionario come il maestro Menotti, una manifestazione che è un valore da sostenere per il nostro ministero».
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