Allarme clandestini, Zapatero preme sull'Ue

«Basta con il buonismo». La Marina spagnola non riesce a impedire gli sbarchi alle Canarie, Frattini promette pattugliamenti nell’Atlantico

Marcello Foa

La Spagna li ferma a Gibilterra e lungo le coste del Mediterraneo, alza reti di sei metri a Ceuta e Melilla, ma loro, gli immigrati clandestini, non desistono e cambiano rotta. Il viaggio della speranza ha una nuova meta: le isole Canarie. Nei primi quattro mesi del 2005 ci sono stati 7.500 arrivi, quasi il doppio rispetto a quelli registati in tutto il 2005. E il flusso continua ad aumentare. «L’Europa deve svegliarsi e prendere misure militari, economiche, mediche, sociali», implorano le autorità di Tenerife, costrette ad affrontare l’emergenza. Un appello che non lascia insensibile Zapatero. Sull’immigrazione la sua linea è analoga a quella del suo predecessore José Maria Aznar ed è, ovviamente, assai diversa dal populismo buonista di certi governi di sinistra europei. Per il premier socialista spagnolo non si possono aprire le porte alle decine di migliaia di africani che sognano di sbarcare sul Vecchio Continente. Al contrario, bisogna chiuderle. Bisogna garantire un livello di immigrazione che sia sostenibile dall’economia del Paese. Bisogna che chi arriva sia sottratto allo sfruttamento dei «trafficanti di uomini» e possa beneficiare di condizioni di vita accettabili. Umanità e fermezza.
Per questo ormai non passa giorno senza che il governo di Madrid annunci nuove misure anti-immigrazione. Da una settimana le coste delle Canarie sono pattugliate dalla Marina. Ma da sola la Spagna non ce la fa. Zapatero invoca l’aiuto dell’Unione europea. E Bruxelles risponde. Il vicepresidente della Commissione Ue Franco Frattini mercoledì ha promesso l’invio alle Canarie di una squadra di pronto intervento, composta da tecnici provenienti da otto Paesi europei e dotata di aerei e imbarcazioni veloci per estendere il pattugliamento della Costa Atlantica fino a Gambia e Guinea, a partire dal prossimo anno. Una svolta. O meglio: un primo passo nella giusta direzione. Altri devono seguire.
È sempre Zapatero a indicare la strada. La Spagna insiste affinché l’Unione europea prepari la lista dei Paesi africani considerati «sicuri», che consentirà a tutti i governi Ue di respingere automaticamente le richieste d’asilo provenienti da altri Stati. La decisione è attesa per i primi di giugno e l’elenco dovrebbe comprendere Benin, Botswana, Capo Verde, Ghana, Senegal, Mauritius e, forse, Mali.
E ancora. Non basta sigillare le frontiere, occorre ottenere la collaborazione dei singoli Paesi africani e nuovi investimenti sul Continente nero. Ieri il ministro degli Esteri spagnolo Moratinos ha ricevuto le delegazioni di dieci governi, promettendo «uno sforzo molto importante» per alleviare il peso del debito sull’Africa subsahariana, e aiutare questi Paesi a lottare contro l’immigrazione illegale e la povertà, grazie anche «a grandi progetti di cooperazione e sviluppo». In cambio dovranno riprendersi i clandestini espulsi. Con la Mauritania l’accordo sembra a portata di mano, con il Senegal forse.
Già, il rimpatrio, una delle questioni più delicate. Intervenendo in Senato, Zapatero ha vantato la linea della fermezza, ricordando di aver espulso 31mila clandestini dall’inizio dell’anno. Ma molti di loro riescono a farla franca. La legge prevede infatti che gli stranieri senza documenti siano rinchiusi per 40 giorni nei centri di assistenza; scaduto questo termine, se non è stato possibile stabilire la nazionalità, vengono lasciati liberi. E solo con la collaborazione dei Paesi africani è possibile bloccare il flusso in partenza e individuare i clandestini all’arrivo.
Madrid ha fretta e ascolta inquieta l’allarme lanciato dall’Istituto di ricerche demografiche Elcano: «In Africa aumenta il numero dei giovani in età lavorativa, mentre diminuisce l’occupazione. L’Europa rischia di dover affrontare entro breve il più grande afflusso di immigrati della sua storia».

Come dire: gli arrivi di questi giorni potrebbero indicare l’inizio di un fenomeno molto più esteso rispetto agli sbarchi degli anni passati, ricorrenti in questa stagione. Una massa di disperati preme verso l’Europa. Zapatero ne è consapevole. E reagisce con pragmatismo.

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