“Cattolici contro galeotti”, la maglietta che infiammò l’America

Una delle rivalità più calde in America nacque per caso nel 1988 quando, prima di uno scontro tra due università molto diverse, una maglietta riuscì a creare dal nulla un caso mediatico. 35 anni dopo, i tifosi di Miami e Notre Dame si detestano ancora

Fonte: Wikimedia Commons
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Lo sport americano non sarebbe lo stesso senza le famose rivalità che dividono le tifoserie delle squadre più famose. Se la mente va ai tanti scontri tra i Celtics di Larry Bird ed i Lakers di Magic Johnson, il fossato che divide gli appassionati dei grandi college è molto più profondo. Ci sono alcune rivalità, da Alabama-Auburn a Michigan-Ohio State, per le quali la parola “odio” è forse un understatement. Molte di queste piccole faide nascono da fattori sociologici, economici o semplice antipatia. Nessuna, però, ha un’origine tanto assurda come la rivalità che divide Notre Dame e l’Università di Miami. A dare il via all’inimicizia che, ancora oggi, infiamma l’NCAA fu un’idea di alcuni studenti dell’università dell’Indiana e una maglietta con uno slogan tanto controverso quanto indovinato. Ecco perché questa settimana “Solo in America” vi porta a South Bend per raccontarvi la storia di come una maglietta scherzosa ha scavato un solco incolmabile tra due delle superpotenze del college football.

La maglietta della discordia

La storia, raccontata peraltro da un ottimo documentario della serie della ESPN “30 for 30”, è concentrata su una singola partita, quella che il 15 ottobre 1988 vide di fronte i campioni in carica, i Miami Hurricanes ed una delle squadre più titolate di sempre, i Fighting Irish di Notre Dame, una squadra capace di dominare in lungo e in largo per decenni. Non fu una partita normale; c’erano un’infinità di ragioni a renderla particolare, dall’inimicizia tra gli allenatori al fatto che le squadre non potrebbero esser state più diverse dal punto di vista culturale, psicologico e razziale.

A renderla però davvero unica fu l’idea di un paio di studenti dell’università dell’Indiana, che per fare due soldi si misero a produrre magliette con uno slogan micidiale: “Catholics vs. Convicts”, “cattolici contro galeotti”. La prima parte dell’equazione usata per promuovere la partita è abbastanza semplice da capire: Notre Dame è l’università cattolica più prestigiosa nel Nord America, un vero punto di riferimento per l’intera comunità.

Notre Dame Miami Sun Bowl 2010 Rees
Fonte: Wikimedia Commons

La seconda parte ha bisogno di qualche spiegazione in più. Gli Hurricanes dell’Università di Miami non solo erano campioni in carica ma stavano cambiando per sempre il mondo del football universitario. Il loro head coach, Jimmy Johnson, era allo stesso tempo molto estroverso ed un finissimo psicologo, capace di far giocare al meglio personalità problematiche. Il roster di quella che sarebbe diventata famosa come “The U” era una collezione di misfits, giocatori talentuosi ma dal carattere complicato. C’erano gli esibizionisti, gli spacconi, gente che veniva da quartieri difficili, tutto materiale che molti altri allenatori non avrebbero toccato nemmeno con il proverbiale “palo da dieci piedi”.

A Jimmy Johnson non importava: era un sergente di ferro che sapeva come e quanto poter spingere i suoi ragazzi, riuscendo a tirare fuori tutto quello che avevano dentro. I giocatori di Miami erano cool, gli piaceva il rap, vestivano in maniera vistosa e, soprattutto, erano lontani mille miglia dall’immagine del bravo ragazzo che piace tanto all’NCAA. Una squadra quadrata, tradizionalista contro un gruppo di bad boys simili a quelli che stavano facendo faville a Detroit nella NBA. Quello che nessuno si immaginava è che questo scontro avrebbe aperto una frattura culturale e sociale destinata a durare molto a lungo.

Hurricanes fan Miami NC 2022

Un capolavoro di marketing

Quando Joe Frederick e Pat Walsh ebbero l’idea di fare una maglietta per contribuire all’hype di questo scontro epocale, difficilmente avrebbero potuto immaginare che, quasi 30 anni dopo, un giornale italiano avrebbe scritto di loro. Frederick ebbe l’idea dello slogan, Walsh disegnò la maglietta e si misero d’accordo per farla produrre e venderla. Sapevano che lo slogan era indovinato e, forse, speravano che la polemica gli avrebbe garantito un po’ di pubblicità gratuita ma la situazione gli sfuggì immediatamente di mano. La maglietta si vendeva come il pane, tanto da rendere la storia interessante per i media locali, che la coprirono come una curiosità, un pezzo di colore come tanti. La notizia, chissà come, arrivò a Miami ed i bad boys degli Hurricanes non ci pensarono un attimo prima di rispondere a tono, dando il via ad una guerra mediatica senza precedenti.

Volarono parole grosse, insulti, accuse di razzismo, tanto da far impennare ben oltre ogni ottimistica previsione le vendite della famigerata maglietta. Joe, che aveva giocato per la squadra di basket dell’università, era al settimo cielo, ma commise un errore marchiano: non brevettò lo slogan e l’idea della maglietta. Se questa “dimenticanza” gli sarebbe costata molto cara più avanti, ma in quei giorni caotici pensavano solo a fare l’impossibile per vendere più magliette possibile.

Notre Dame Miami Sun Bowl 2010 Calabrese
Fonte: Wikimedia Commons

La maglietta, nella sua estrema semplicità, aveva colto nel segno il sentimento dei tifosi di Notre Dame, che vedevano con pochissima simpatia l’atteggiamento da sbruffoni dei giocatori di Miami, non in linea con l’etica “antica” del football universitario, dove conta solo l’umiltà, la determinazione e lo spirito di squadra. I talentuosi Hurricanes non ne volevano sapere; si sentivano delle star e volevano emulare i loro eroi, le stelle della NBA, dimostrare di essere migliori di tutti. Sia loro che altri provarono a capitalizzare su questa rivalità, continuando a preparare versioni aggiornate di questa fortunatissima maglietta.

Due studenti d’economia, nel 1990, brevettarono il famoso slogan, pensando di aver trovato la gallina dalle uova d’oro. Le magliette si vendevano da sole, tanto da non farli preoccupare troppo dei conti: qualche anno dopo ammisero che “quando chiedi un dollaro per una cosa che ti costa un penny, a cosa serve tenere i conti. Pensavamo solo a vendere. Il marketing era tutto per noi, ci chiedevamo solo quante magliette avevamo venduto. Quante ne abbiamo vendute? Chi lo sa, parecchie, più di quante avremmo mai pensato”. Una stima del 1990 parla di oltre 14000 magliette vendute nelle settimane prima della partita ma nessuno sa esattamente quante ne siano state vendute negli anni.

Hurricanes Orange Bowl 2004 Samuels

Uno scherzo fortunato

Come succede di solito, il successo finì col creare problemi a non finire all’inventore dello slogan. Walsh, infatti, fu portato in giudizio dall’università per l’uso illegale del suo logo, avendo una serie di guai del tutto risparmiabili. L’ultima versione della maglietta, quella del 1990, decise di puntare solo sullo slogan, evitando di menzionare i nomi delle università, immagini di gioco o gli stessi loghi. “Catholics vs. Convicts III” subì una serie di limitazioni, incluso il divieto di venderla nel campus delle due università.

La cosa non scoraggiò i negozianti locali, che fecero di tutto per assicurarsene un numero sufficiente. Bierman vendette le prime cento ad un bar che, poche ore dopo, si ripresentò per averne delle altre. I ragazzi facevano sul serio, tanto da mettere pubblicità nei giornali locali ed accettare ordini via posta, una cosa non comune nei primi anni ‘90. La mattina della partita furono decine i ragazzi che si posizionarono sulle strade vicine al campus per vendere le famose magliette. Altri, invece, andavano a giro in bicicletta, tornando con il portafoglio gonfio.

Notre Dame Wisconsin 2021 Hart

Dopo essersi laureati nel 1991, Bierman e Sorce hanno fatto carriera, diventando dei professionisti rispettati ma non si sono mai chiariti con Walsh, l’inventore del famoso slogan. Dopo aver risolto i guai legali, l’approccio di Walsh è quasi filosofico: “Fa piacere essere copiato. Viste le polemiche, come potrei non essere contento che abbiano portato avanti il mio lavoro?”. La questione del copyright, però, rimane nell’aria, visto che lo slogan continua ad essere molto popolare. A sentire loro, il brevetto fu più una precauzione che altro.

“Non abbiamo mai voluto difenderlo sul serio. Guardando le sfide di questi anni abbiamo pensato di riproporre la maglietta ma non se n’è fatto di niente. Se qualcuno lo vuol fare, magari andrà come successo a noi. Abbiamo copiato l’idea del 1988 e loro non hanno fatto niente per fermarci. Non è una situazione semplice”. A sentire loro, l’intenzione era un’altra: “Volevamo farlo per i tifosi, per divertirci. Volevamo farci una risata e mettere qualche soldo in tasca. Di chi è lo slogan? Non saprei. Il brevetto è nostro ma come fai a possedere uno stato d’animo?”.

Una partita memorabile

Già, ma come andò a finire la famosa partita? La prima sfida tra i Cattolici ed i Galeotti fu davvero memorabile, uno dei rari casi nei quali le polemiche sono seguite da una grandissima partita. Finì sul filo di lana con una vittoria a sorpresa dei padroni di casa, che riuscirono ad avere la meglio sui campioni in carica. Ci volle un mezzo miracolo del safety Pat Terrell, che a soli 45 secondi dal triplice fischio riuscì a deviare il passaggio del quarterback degli Hurricanes Steve Walsh per la conversione da due punti che avrebbe voluto dire sorpasso per Miami. Nei giorni precedenti alla partita si era parlato di tutto, di come Jimmy Johnson e Lou Holtz avessero avuto parecchie ruggini in passato, di come le squadre non si potessero vedere e di tante altre cose.

La partita, però, è memorabile solo per aver dato il via a questa storica rivalità. Eppure di cose interessanti da dire ce n’erano tante. Miami, campione in carica, aveva vinto 36 partite consecutive nella regular season e sembrava imbattibile. Le ultime due volte che gli Hurricanes avevano incrociato i Fighting Irish era finita malissimo: nel 1985, pochi giorni dopo le dimissioni di coach Gerry Faust, Miami aveva demolito Notre Dame 58-7. Due anni dopo, poco prima di mettere in bacheca il secondo titolo nazionale in quattro anni, Miami aveva lasciato a zero i rivali, vincendo 24-0.

Hurricanes Miami NC 2022 Van Dyke

Notre Dame se l’era legata al dito e tutti a South Bend erano ansiosi di vendicare queste umiliazioni. Il linebacker Ned Bolcar ricorda come i tifosi degli Irish fossero disposti a tutto pur di vincere: “Ovunque nel campus non si parlava di altro, tutti volevano disperatamente una vittoria”. La reazione di Miami fu uguale e contraria: dopo la famosa maglietta, la sconfitta fece ancora più male. Il ricevitore Gary ci mise parecchio per riprendersi dalla delusione: “Forse la sconfitta più brutta della mia vita. Potessi cambiare una sola cosa al mondo, sarebbe quasi sicuramente quella”.

Steve Walsh, che avrebbe avuto una discreta carriera NFL, mise una prestazione maiuscola, lanciando per 424 yards ma non bastò per evitargli l’unica sconfitta nei due anni passati a Miami. “Sapevo che la difesa di Notre Dame era ottima e mi misero parecchia più pressione di quanto avessi previsto. Non ci aspettavamo una roba del genere. Non funzionò quasi niente: normalmente alternavamo corse a lanci ma quel giorno avevamo problemi a correre. Mi toccò lanciare quasi sempre, non ero abituato. Fu una sconfitta pesante, ci impedì di vincere un altro titolo nazionale ma è una partita che ricordo con nostalgia. Nonostante tutto fu davvero una bella partita.

Una rivalità ancora attuale

Le conseguenze di questa famosa partita furono ben più importanti di quanto i tifosi si sarebbero mai immaginati. Battere i campioni in carica diede il via ad un finale di stagione clamoroso per Notre Dame, che vinse le ultime sei con almeno 13 punti di vantaggio, trionfando contro West Virginia al Fiesta Bowl e chiudendo al primo posto. Miami fece un percorso opposto, concedendo 52 punti nelle ultime sette partite e finendo seconda nella regular season. La partita che catturò l’attenzione dell’intero paese, con ascolti da record, ha segnato però una svolta nella storia di queste due grandi potenze del football universitario. Notre Dame non ha vinto un solo titolo dal 1988 mentre Miami, da quando è passata alla ACC nel 2004, non è più riuscita a ripetersi. Cattolici contro galeotti divenne una specie di ossessione nazionale per almeno cinque anni, quando fu più volte decisiva nella corsa al titolo NCAA, entrando di diritto nel ristretto novero delle grandi rivalità dello sport a stelle e strisce.

Hurricanes Orange Bowl 2004 Berlin

Nel 1988 Notre Dame riuscì a doppiare la vittoria con il titolo nazionale mentre l’anno dopo furono gli Hurricanes a rendere il favore, ripetendo la doppietta. Nel 1990 i Fighting Irish batterono i rivali e si presentarono all’ennesima finale, venendo però battuti da Colorado. Avere così tante partite importanti anno dopo anno, col titolo in palio, aiuta a costruire una bella rivalità ma l’odio tra le due università era più profondo. Tradizionale, cattolica, fin troppo seria dal punto di vista accademico una, progressista, un po’ scollacciata, simbolo della città anni ‘80 per eccellenza l’altra: ovvio che i rispettivi tifosi non si potessero soffrire. La famosa maglietta non fu che la ciliegina sulla torta. Solo un relitto del passato, una curiosità? Assolutamente no. Nel 2017, quando le due università si affrontarono ancora dopo un’ottima stagione, fu riesumato il famoso slogan e la partita fu trattata come un evento a livello nazionale.

Hurricanes fans Miami NC 2022

Quando Miami schiantò gli odiati rivali 41-8, i tifosi degli Hurricanes festeggiarono quella che, almeno per loro, era una delle vittorie più importanti degli ultimi 20 anni. A quanto pare per l’odio tra due università la prescrizione non conta, tanto da rendere di nuovo popolari le famose magliette. Ci saranno ancora altri scontri tra Cattolici e Galeotti? Non è dato saperlo. Miami sta ancora faticando a ritrovare la forma di una volta, mentre il dominio assoluto di Notre Dame probabilmente resterà un lontano ricordo. Le ultime stagioni sono state abbastanza deludenti ma i rispettivi programmi sembrano puntare in alto.

Non è dato sapere quel che riserva il futuro ma una cosa è certa: dovessero incrociarsi di nuovo, l’intera nazione sarà davanti alla televisione per guardare l’ultimo capitolo di “Catholics vs. Convicts”. E pensare che tutto è nato da uno scherzo e dalla voglia di fare qualche soldo. Non c’è niente da fare, cose del genere succedono solo in America.

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