Alla fine sono arrivate le scuse dell'organizzazione dei Giochi olimpici di Parigi dopo il disastro della cerimonia di apertura, che da più parti è stato definito come un mastodontico gay pride. L'organizzazione, dopo le critiche piovute da più parti, ha chiesto scusa "se qualcuno si è sentito offeso" e colui che ha sceneggiato il tutto, Thomas Jolly, definito come l'enfant prodige del teatro francese, ha voluto dire la sua difendendo i quadri che hanno raccolto così tanto biasimo. Ciò che ha fatto più discutere, ovvero la parte con drag queen e transessuali attorno al tavolo, non sarebbe ispirato all'Ultima cena, come tanti hanno capito.
"L'idea era piuttosto quella di organizzare una grande festa pagana legata agli dei dell'Olimpo e quindi dell'olimpismo. Penso che fosse abbastanza chiaro, c'è Dioniso che arriva su questo tavolo. Lui è lì perché è il Dio della festa, del vino", ha precisato. Ma se anche fosse così come dice, nel momento in cui miliardi di persone nel mondo capiscono altro, è evidente che ad aver sbagliato è chi ha costruito in quel modo il messaggio. Ma tutto questo è arrivato solo dopo che ad alzare la voce sono stati i vescovi della Chiesa cattolica francese, che attraverso la conferenza episcopale hanno deplorato le "scene di derisione". L'organizzazione nega che ci fossero queste intenzioni ma, ormai, il caos è scoppiato: "È chiaro che la nostra intenzione non era quella di mancare di rispetto ad alcun gruppo religioso. Al contrario, la nostra intenzione era quella di mostrare tolleranza e comunione. Se le persone si sono sentite offese, ci scusiamo".
La Chiesa, tramite i suoi vescovi, ha però interpretato diversamente il quadro: "Questa cerimonia purtroppo comprendeva scene di derisione e di scherno del cristianesimo, che deploriamo profondamente".
A loro ha fatto eco l'agenzia Sir, che fa capo ai vescovi italiani, che parla di "tentativo maldestro di forzare il tema dell'inclusività senza tenere conto della sensibilità religiosa di miliardi di persone" e sottolinea come "offendere sentimenti religiosi profondi in nome di una presunta apertura mentale non solo tradisce i presunti valori espressi nel celebre motto 'liberté, égalité, fraternité', ma minaccia di sminuire lo spirito dei Giochi". Indietro non si può tornare ma è indubbio che la cerimonia di apertura di Parigi 2024 verrà ricordata più per le polemiche che per lo spettacolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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