Isabella Bezzera, proprietaria della Razza del Sole, da diversi anni ai vertici dell'allevamento dei purosangue, oggi è presidente dell'Anac, associazione nazionale allevatori cavalli purosangue. La storia dell’allevamento Razza del Sole ha inizio nel 1985 in una bellissima valle nella provincia di Varese. I primi purosangue che hanno dato lustro al suo lavoro portano i nomi di L’Ereditiera (1989) e Ginevra Di Camelot (1991), prime due vincitrici di listed in pista, casualmente femmine.
Il più grande allevatore ed allenatore di tutti i tempi, il grande Federico Tesio, sosteneva che la selezione, e quindi il miglioramento del cavallo da corsa, del cavallo in cattività passa da “il palo d’arrivo” ovvero dalle prestazioni agonistiche. Un’affermazione che spesso è stata confermata e qualche volta no. Da esperta conoscitrice di genealogie e prestazioni che ne pensa?
"Quello che ha detto Federico Tesio non si può contestare, anzi è solo da condividere e se il palo d’arrivo non può essere messo in discussione per i maschi, quando parliamo di fattrici il concetto si amplia; infatti, per scegliere le fattrici da mettere in razza il palo d’arrivo è sicuramente molto importante ma anche la genealogia della fattrice è altrettanto importante. Le cavalle che provengono da una buona famiglia, ancorché in pista non abbiamo avuto grandi risultati per un qualsiasi motivo, sono il sale del progresso del cavallo da corsa, non è un caso che Tesio vendeva i campioni ma si teneva stretto le fattrici. È ormai riconosciuto ovunque che la parte femminile è la parte che nell'incrocio conta di più, quindi benissimo la selezione che arriva dal palo d’arrivo ma altrettanto benissimo la famiglia d’origine".
L’allevamento italiano ha generato fior di fuoriclasse, oggi però possiamo scrivere a malincuore che è un po’ in declino, gli stalloni residenti in Italia non possiamo descriverli di prima categoria e gli allevamenti esteri esportano nel nostro Paese moltissimo della loro produzione, in una mia statistica personale il cavallo straniero vince 6 corse su 10 rispetto all’italiano, come si può invertire la tendenza?
"Mi permetto di contraddirla ma i suoi dati non rispecchiano quelli rilevati dall’associazione che rappresento. Nella globalità delle corse il cavallo italiano risulta essere più vincente di quello estero. Il numero dei cavalli prodotti in Italia è oggettivamente diminuto, le motivazioni possono essere molte. Io credo che una parte di responsabilità possa essere addebitata al fatto che i pagamenti dei premi si sono molto allungati e questo ha prodotto la disaffezione dei proprietari, e mancando i proprietari conseguentemente anche l’allevamento ha subito un rallentamento. La qualità del purosangue cresce quando la quantità raggiunge determinati standard, è un dato oggettivo perché i cavalli migliori esistono solo se esiste la sperimentazione e questa può essere fatta solo e soltanto se c’è chi investe. Se si dimezzassero i tempi di pagamento dei premi, i proprietari che si sono allontanati tornerebbero ed insieme a loro anche altri, conseguentemente gli allevamenti nostrani potrebbero investire di più ed avrebbero il loro giusto riconoscimento. Mi auguro che il Governo prosegua il lavoro che ha incominciato e che il ministro Lollobrigida e il sottosegretario La Pietra perseverino in questa direzione nel cercare di diminuire il più possibile i tempi di pagamento, il pagamento dei premi a 60 giorni sarebbe veramente il primo passo verso la rinascita tanto attesa".
Quale sarà il futuro dell'ippica in Italia?
"Il mio carattere mi porta a pensare positivo ancorché le tante difficoltà sono sotto gli occhi di tutti. La congiuntura economica è difficile e non solo in Italia ma un po’ dappertutto e le isole felici si contano sulle dita di una mano. Premesso ciò, è evidente che c'è ancora tanta passione e voglia di fare. La gente interessata c’è, gli allevatori hanno sempre la capacità e le competenze per sperimentare ed incrociare per il bene del purosangue ma soprattutto dell’intera filiera, e ciò che mi rincuora è vedere che le persone stanno pian piano tornando negli ippodromi. La resilienza, parola molto di moda oggi, calza a pennello agli addetti ai lavori e agli appassionati di questo mondo".
Il ministro Lollobrigida ha preso più volte impegni, ad ogni intervista ribadisce che è priorità del Ministero ma anche di tutto il Governo il rilancio del settore. Quali suggerimenti sente di poter dare visto il suo ruolo di presidente di Anac?
"Per rilanciare il settore è fondamentale la costituzione di un'agenzia, fino a qualche anno fa c’era Assi (Agenzia per lo sviluppo del settore ippico). Credo occorra qualcosa di simile perché i tempi ministeriali non si sposano con le necessità del comparto, un'agenzia renderebbe tutto più snello, dai pagamenti alle assunzioni e poi ricordiamoci che nessun altro paese europeo ha il comparto ippico che dipende al 100% dal ministero. In parlamento c’è fermento in merito e tutte le proposte di legge vanno verso questa direzione: un’agenzia sotto il controllo del Masaf".
Si può fare di più?
"Se la parte normativa e strutturale ha la sua importanza, ci sono nodi operativi di pari importanza come, ad esempio, l’imposta sul valore aggiunto e la scommessa ippica. Le ho messe insieme perché entrambe creano un peso fiscale che provoca un enorme danno finanziario al comparto. In Francia già dal 2023 gran parte della filiera ippica applica l'iva agricola (l'aliquota è al 5,5%) ed entro la fine del 2024 l’intera filiera applicherà la stessa aliquota. In Italia purtroppo non è ancora riconosciuta per la filiera l’aliquota agricola e viene quindi applicata l’iva ordinaria del 22%, adeguarci alla Francia è indispensabile per non subire una concorrenza inaccettabile, l’allevamento e tutto il settore ne trarrebbe un grande beneficio. Come le dicevo, il secondo punto, anch’esso nodale, è la riforma della scommessa ippica, che da regina delle scommesse è diventata la cenerentola del sistema giochi poiché il prelievo fiscale è maggiore rispetto al prelievo sulle altre scommesse. Le nostre agenzie ippiche hanno funzionato da autostrada per lo sviluppo delle scommesse sportive, ed invece di premiare il comparto, questa messa a disposizione ha definitivamente bastonato il nostro mondo. Ancora una volta porto ad esempio la Francia, anche lì le agenzie ippiche si sono messe a disposizione delle scommesse sportive ma una parte dei guadagni, se necessario, sono destinati al montepremi delle corse. Un ultimo dato, anche questo proviene dal Ministero dell'agricoltura francese, per ogni cavallo atleta che nasce si generano 1,8 unità lavorative, ciò vuol dire che con un minimo coi 18/20.000 cavalli, tra trotto e galoppo, possiamo stimare almeno 25/30.000 famiglie che trovano un’occupazione seria e direi sicura…e nel momento storico che stiamo vivendo, dove tutto si automatizza e il lavoro scarseggia sempre di più, aver la possibilità di generare una tal quantità di occupazione è un dato che deve essere preso molto sul serio. Ovviamente quanto a lei dichiarato è già stato formalizzato al ministro, mi auguro che prendano spunto da tutta la passione, da tutta la voglia di fare che abbiamo e che abbiamo dimostrato affinché le nostre istanze finalmente vengano esaudite. Non certo per il nostro bene bensì per il bene di tutta la nostra nazione, perché è sempre bene ricordarlo. Se il galoppo mondiale esiste nella odierna forma è anche merito di noi italiani. Un ulteriore inciso, che poi proprio un inciso non è, ancora adesso con quei pochi cavalli che alleviamo, riusciamo a vincere corse prestigiose all’estero; quindi, possiamo solo auguriarci che ci ascoltino e che continuino ad apprezzare e premiare il nostro lavoro".
Noi ci associamo all’augurio di Isabella Bezzera.
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