Malagò: "Violenze non solo nella ginnastica, mi arriva di tutto"

Dopo l'invito del capitano delle Farfalle a pensionare lo storico soprannome, il presidente del Coni conferma come la ritmica non sia l'unico sport coinvolto dal fenomeno delle violenze sugli atleti. Indispensabile, però, che "nessuno si erga a giudice"

Malagò: "Violenze non solo nella ginnastica, mi arriva di tutto"

Non accennano a placarsi le polemiche sui casi di violenza nei confronti di atleti dello sport italiano, esploso con le accuse nei confronti della direzione tecnica della Nazionale di ginnastica ritmica. La questione è abbastanza seria da aver spinto il presidente del Coni Giovanni Malagò ad intervenire, firmando con la Procura di Milano un protocollo per contrastare in maniera più efficace le violenze commesse da tesserati nell’ambito sportivo. A giudicare dalla risposta data ai cronisti che gli domandavano se ci fossero avvisaglie di casi simili a quello della ritmica in altri sport, a partire dallo sci, la vicenda potrebbe non essere affatto isolata: “Io ho un indirizzo di posta elettronica dove arriva di tutto, siamo informati di tutto e giriamo a chi di competenza ogni caso, sicuramente qualsiasi tipo di denuncia viene inviata ai giusti canali e poi è tutta da verificare la veridicità dei fatti”. Insomma, il caso delle Farfalle potrebbe essere la punta di un iceberg che aspetterebbe solo di essere rivelato.

"Nessuno si erga a giudice"

Il caso di Emanuela Maccarani, la direttrice tecnica della Nazionale di ginnastica ritmica sotto procedimento, sia penale sia sportivo, per i noti presunti maltrattamenti dopo le denunce di numerose ginnaste rimane ben presente nell’agenda del numero uno dello sport italiano. Dopo le parole pesanti su Instagram del capitano Alessia Maurelli, che aveva invitato tutti a pensionare il soprannome delle atlete azzurre, il Coni sarebbe sul punto di pronunciarsi sull’argomento. Malagò ha confermato che una decisione sul rinnovo della Maccarani è imminente: “Domani c’è un consiglio federale con uno specifico ordine del giorno e sarà presso il Coni”. Se da una parte fa notizia la rottura col passato ed il rifiuto delle atlete di riconoscersi nel soprannome reso popolare dal trionfo ad Atene 2004, insostenibile per il “collegamento diretto a violenze e abusi che non rispecchiano il nostro ideale di libertà”, molti chiedono soluzioni rapide ed efficaci. Il presidente del Coni invita tutti alla moderazione e alla prudenza: “Nessun dirigente sportivo deve pensare di diventare giudice e nemmeno chi scrive sui giornali, ci sono persone preparate che devono dare risposte con grande velocità”. Un’accusa nemmeno troppo velata a chi ha provato a cavalcare la tigre dello sdegno per chiedere punizioni esemplari, un rischio che, secondo Malagò, la giustizia sportiva non può permettersi di correre. Sia sotto il profilo penale sia della giustizia sportiva “è sbagliato anticipare qualsiasi conclusione, sia in un senso sia nell'altro".

"La giustizia sportiva? Veloce e senza sbagliare"

La difesa d’ufficio del massimo dirigente sportivo è prevedibile, specialmente dopo l’impegno nel mettere a punto il protocollo con la procura meneghina, che dovrebbe rendere più semplice e rapido indagare sulle accuse di comportamenti scorretti nei confronti di sportivi. La questione dell’efficienza della giustizia sportiva ritorna quindi in primo piano, con sempre più voci che chiedono riforme pesanti per evitare infinite polemiche. Malagò sembra conscio di questo problema ma ribadisce come non si possa procedere spinti dall’emozione. Prima di tutto, la giustizia sportiva deve essere veloce: “Si può cambiare una carriera, si può determinare l'esclusione di una squadra da un campionato, delle penalità. È impensabile, dunque, che la giustizia sportiva non sia veloce e deve essere anche brava, non deve sbagliare". Un obiettivo molto ambizioso, quasi impossibile quando si è incalzati dai casi di cronaca e dalle polemiche mediatiche.

Il presidente del Coni invita poi ad evitare di saltare alle conclusioni, aspettando che la giustizia faccia il proprio corso: “Parlare di un singolo di caso è sbagliato, nel momento in cui c'è

una sentenza, poi, diventa un dato di fatto”. In ogni caso, improbabile che una decisione sul caso della ritmica smorzi di molto le discussioni sul futuro della giustizia sportiva. Il vaso di Pandora è ormai scoperchiato.

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