Olimpiadi, Tom Daley, il tuffatore star dei social: dall’uncinetto all’attivismo gay

Il tuffatore britannico ha fatto notizia più per la maglia all'uncinetto e il bacio al compagno di squadra sul podio che per l'argento raccolto nella sua quinta Olimpiade. Un personaggio davvero sopra le righe

Olimpiadi, Tom Daley, il tuffatore star dei social: dall’uncinetto all’attivismo gay

A volte certi personaggi sono in grado di fare notizia solo per il fatto di essere presenti. Vedere un uomo che, sugli spalti dell’Aquatics Center, sferruzza per passare il tempo è una cosa certo non comune. Il fatto che le telecamere non si perdano un secondo si spiega col fatto che trattasi di uno degli atleti più popolari sui social, famoso più per il suo attivismo che per il fatto di essere uno dei tuffatori di maggior successo degli ultimi 20 anni.

Tom Daley ha aggiunto una medaglia d’argento all’oro e ai tre bronzi raccolti nelle sue cinque partecipazioni ai Giochi Olimpici ma non è riuscito a trattenersi dalle sue solite sparate acchiappaclic. Il bacio col compagno di squadra Noah Williams e l’asciugamano color arcobaleno mostrato sul palco hanno fatto andare in brodo di giuggiole la sinistra globale e storcere la bocca a chi pensa che le Olimpiadi dovrebbero raccontare solo storie di sport. D’altro canto, quando si ha 3,5 milioni di follower sui social, bisogna sempre inventarsi qualcosa di nuovo.

Un personaggio sopra le righe

Da quando si conquistò le prime pagine dei giornali britannici come talento giovanissimo dei tuffi, Tom Daley non ha perso occasione di capitalizzare il fatto di essere stato uno tra i primi atleti di spicco a fare coming out. La stampa di sinistra, in Inghilterra e non solo, pende dalle sue labbra ogni volta che fa una dichiarazione, anche quando si tratta di sparate magari un po’ sopra le righe. Non a tutti è piaciuto, ad esempio, il fatto che sul battello della delegazione inglese abbia scelto di rifare la scena più famosa del film “Titanic”, invertendo i ruoli di Leonardo Di Caprio e Kate Winslet con l’altra portabandiera di Team Gb, Helen Glover. Alle volte l’impressione era che, più di fare promozione alla sua disciplina, i tuffi, Daley fosse interpellato con l’unico scopo di promuovere i diritti della comunità Lgbt+: tant’è, Tom Daley era ovunque in televisione.

Più che l’argento raccolto nei 10 metri sincronizzati maschili, i suoi fedelissimi sui social sono stati più interessati a scoprire la sua ultima creazione all’uncinetto, iniziata mentre seguiva la finale dei tuffi sincronizzati da 3 metri delle colleghe. Nel video su Instagram si è visto il lavoro completato, con le sue iniziali sulla manica sinistra, il numero 5 sulla destra ed i colori delle due bandiere di Regno Unito e Francia, sul bordo inferiore.

Magari non sarà un capolavoro dell’antica arte dell’uncinetto ma poco importa: a trent’anni, con un marito e due bambini ottenuti con maternità surrogata che sfoggiano magliette con scritto That’s my papa (quello è mio padre), Daley ha detto che “poter essere davanti alla mia famiglia e portare a casa una medaglia è molto speciale”. Una volta sarebbe stato sufficiente eccellere nello sport per diventare popolari: oggi, invece, serve trovare un qualcosa in più per farsi strada. Se poi piace alla gente che piace, tanto meglio.

“I calciatori hanno paura di farsi avanti”

Da quando, nel 2013, pose fine alle tante speculazioni sulla sua sessualità facendo coming out, Tom Daley non si è certo nascosto quando si è trattato di fare propaganda per le cause care a questa rumorosa minoranza. Invece di parlare di come si sia preparato per le Olimpiadi, di come fosse pronto a difendere il titolo, nell’intervista rilasciata ieri al giornale spagnolo Marca, il tuffatore britannico sembra più interessato a spingere i colleghi del calcio a farsi avanti e dichiarare anche loro di essere omosessuali. Per come la vede lui, in certi sport, soprattutto nel calcio, i tifosi non accettano che gli atleti lo facciano. Spero che vedere persone Lgbt esibirsi alle Olimpiadi dia fiducia ai giovani e faccia sì che non si sentano così spaventati, impauriti e soli”. Nonostante fosse campione olimpico in carica nei tuffi sincronizzati, Daley usa spesso e volentieri i suoi seguitissimi profili social per fare politica e promuovere questa o quella causa alla moda. La cosa, sicuramente, lo ha aiutato a diventare portabandiera della squadra britannica a Parigi.

Tom Daley Titanic Parigi 2024

Il tuffatore ricorda cosa lo spinse a diventare un’attivista, una decisione che descrive come complicata ma necessaria: Non è stato facile, ma sentivo dentro di me che dovevo farlo. Dobbiamo parlare di queste cose e portarle alla luce affinché cambino. Penso che sia molto importante diffondere il messaggio che lo sport fa bene a tutto, poter diffondere il messaggio di uguaglianza, essere visibili ed essere chi si vuole essere ai Giochi”. Da questo ad accusare i tifosi di essere omofobi e bigotti il passo, purtroppo, è fin troppo breve: “Il calcio è molto ‘eteronormativo’, i tifosi non accettano che i giocatori facciano coming out. Questo deve cambiare”.

Dopo che i primi calciatori si sono fatti avanti, tutti sembrano ansiosi di arruolarne sempre di più nella promozione di questo stile di vita: l’opinione di Daley a riguardo è ambivalente. “Penso che ci sia un'aspettativa e una pressione indebita sui calciatori affinché facciano coming out e diventino improvvisamente attivisti. Non dovrebbe essere così.

Si tratta di trovare un equilibrio tra dare visibilità ed essere se stessi”. Vincere, in fondo, non è l’unica cosa che conta: anche alle Olimpiadi, la cosa davvero importante è raccogliere montagne di like.

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