Rosanna Turri e Anna Lupinacci, le signore che sussurrano ai cavalli

Continua il nostro viaggio nel mondo del galoppo. Ospite di Mauro Ricci, appassionato a tutto tondo nonché proprietario e super esperto di genealogie, siamo andati alla scoperta dell’allevamento “La Boffalora”, un luogo incantanto nella campagna piacentina

Fattrice e puledro alla Boffalora
Fattrice e puledro alla Boffalora

In questo posto nascono e crescono i cavalli purosangue, quelli che ci fanno divertire e qualche volta arrabbiare quando li tifiamo negli ippodromi di tutto il mondo.

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Benvenuti alla tenuta Boffalora

La proprietà di questa "fabbrica di cavalli da corsa" è da sempre della famiglia Turri, la mitica dinastia che ormai da oltre 50 anni fa nascere e fa correre il purosangue inglese. Il centro è gestito da Rosanna Turri e dalla figlia Anna.

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Rosanna Turri e Mauro Ricci

Abbiamo rivolto tante domande alle due signore, e qui proviamo a condensarne il loro pensiero, la loro missione, la loro attività. La prima domanda è stata rivolta alla padrona di casa Rosanna, che ci ha accolto con un gran sorriso. Ho iniziato chiedendole di descrivermi la tenuta: “La tenuta de La Boffalora si estende per 37 ettari di cui 27 a paddock, 60 box più 10 dedicati alle fattrici quindi di dimensioni doppie, una giostra tondino per la doma, un maneggio coperto di oltre 1000 metri quadrati con fondo in sabbia, una pista in terra di 800 metri in leggera salita per una buona preparazione fisica e mantenimento della forma…”

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La Boffalora dall'alto

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La giostra dall'alto

Traduzione per i meno esperti: un paradiso immerso nella campagna in un silenzio surreale, dove gli unici suoni sono il vento, il canto degli uccelli, i nitriti e l'abbaiare dei cani.

Giriamo tra i paddock, la signora Rosanna Turri continua a descriverci il lavoro quotidiano: “È stato mio padre Cesare a volere tutto questo ed io dopo una gran bella esperienza da allenatrice ho scelto di continuare la grande passione del padre. Mi aiuta Anna, una delle mie due figlie, l’altra Lucia ha scelto di fare l’allenatrice ed è al centro di allenamento in San Rossore, un altro pezzo della visione e passione di nostro padre. Là c’è anche mia sorella Francesca con cui si collabora attivamente”.

Mentre continuiamo il giro in una sorta di percorso della vita del cavallo ci raggiunge Anna, a cui chiediamo subito la sua impressione:

“Per noi è vitale il benessere degli animali, qua sono liberi, possono scegliere di fare la loro vita. Come vede, i prati per correre non mancano e noi gli abbiamo strutturati affinchè si possa godere della loro visione in ogni dove dell’azienda. Le fattrici con i puledrini, i cavalli di un anno, i cavalli di due, il maneggio per quelli che sono a pensione e che i loro proprietari non possono accudire giornalmente. E vicino alla giostra, un altro gran pezzo di prato per gli anziani, quelli che hanno finito la carriera agonistica e si meritano il giusto riposo. Ci sono cavalli anche di trent’anni, i più famosi forse sono Pakistan ed Imperfection, cieca ormai da 10 ma che ha ancora tanta voglia di vivere. Ma parlando di attualità, da qui è passato anche Canticchiando, la punta di diamante di mia zia Francesca”.

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Anna lupinacci

Si percepisce dalle sue parole e dal suo sguardo l’amore per questi animali e per questo paradiso ed allora un’altra domanda viene da sé. Mi parli della gestione.

“Non vorrei ripertermi, ma è giusto ridire che qua il cavallo è al centro dei suoi interessi ovvero farlo crescere sano, abituarlo agli uomini ma con la tranquillità e senza fretta. La nostra visione dell'allevamento è quella di far stare gli animali il più possibile fuori, all’aperto, a giocare e correre sui prati, liberi come naturale che sia, ma questo non evita che siano curati ed abbiano le attenzioni che si meritano. Come le ha fatto vedere mamma qua si assiste a tutta la vita di questi splendidi mammiferi, dall’evento della natalità fino, ahimè al momento che passano a miglior vita. E mi creda quando nascono sono veri e propri figli, quando muoiono una parte di noi va via con loro. Vorrei spendere anche qualche parola sul centro di allenamento perché se la Boffalora è conosciuta come rinomato centro di Allevamento, voglio dirle che qua abbiamo tutto il necessario per l’allenamento: il centro per la doma, la giostra, un campo coperto di mille metri quadrati, una pista in terra di 800 metri oltremodo in salita. Quando facevo l’amazzone, Maggiolone l’ho sempre allenato qua…cavallo particolare che amava allenarsi solo in questo luogo. E quando correvamo si partiva da qua per andare a Merano, Milano, Varese, Pisa … mi ha fatto tanto divertire e per tre volte sono arrivata prima, la quarta vittoria della sua carriera l’ha collezionata con Mario Sanna. Insomma, qua la vita scorre a ritmo di cavallo, sempre uguale e sempre diversa perché loro sono curiosi, amano fare gruppo, in natura sono prede e quindi il gruppo ha molteplice funzione, protettiva e ricreativa. Non mi piace vedere il cavallo 23 ore in un box, al livello fisico e psicologico è disastroso, poi capisco che questo posto non è così facile da costruire e mandarlo avanti ed allora alzo bandiera bianca”.

E mentre noi parliamo in mezzo ai cavalli, puledrini e fattrici, qualcuno sta preparando il pranzo, un collaboratore d’eccezione è in cucina. È Paolo Bugattella, il famoso fantino-allenatore romano che si gode la sua pensione aiutando Rosanna e Anna in questa avventura. Ci sediamo e, con tutta onestà, devo riconoscere che è anche un ottimo cuoco.

Chiedo a Rosanna di raccontarmi qualcosa di Capolago, il cavallo che nel 1990 vinse il Premio Pisa coronando il sogno di Cesare Turri, della padrona di casa che ne era l’allenatrice ed anche un po’ il mio che ebbi il coraggio di giocarlo a 10 contro 1.

“Capolago, quanto gli ho voluto bene, il mio Capolago…”. Si emoziona e capisco che è inutile chiedere di più: gli occhi parlano più di mille parole ed Anna mi fa mangiare il secondo piatto di tagliatelle. Il tempo passa, Anna si congeda perché deve montare sul trattore, cordialmente ci salutiamo.

Abbiamo fatto le 15 tra un racconto pisano e un altro romano, incomincia a piovere ma Mauro vuol vedere di nuovo il suo puledrino e con Rosanna ritorna al pascolo.

Rimango con Paolo che prende un libro e me lo apre davanti, tutta la storia di Capanelle, quella degli anni d’oro del galoppo capitolino ed insieme a tutta la sua famiglia, qualche pagina più in là appare la foto di Giulio Andreotti.

Puledri al pascolo1
puledri crescono

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