Ad un anno da Milano Cortina 2026, «pensionato e nonno felice» Piero Gros, il ciuffo più al vento della Valanga azzurra ha un augurio ed un desiderio anche per gli azzurri di Saalbach 2025.
L'augurio...
«Abbiamo una nuova valanga rosa di over 30: godetevi questi momenti e quando vi alzerete stanche, sarà il momento di smettere, ricordandovi che avete avuto il privilegio di gareggiare con la bandiera nel cuore».
Veniamo al desiderio...
«Ad Innsburck 1976 vinsi l'oro; a Torino 2006 portai la fiaccola. Entro il 2026, spero che qualcuno batta i miei 4 record: il più giovane ad aver vinto al debutto in Coppa nel dicembre 1972, con il pettorale più alto il 45 nel gigante di val D'Isere - e ad aver replicato in slalom, pochi giorni dopo, a Campiglio. Avevo 18 anni. Nel marzo del 1974, a 19 anni, vinsi la coppa del Mondo. Vi prego: ho 70 anni, battetemi!.
Ci si potrebbe fare un film, anzi l'hanno appena fatto, La valanga azzurra, di Giovanni Veronesi
«È stata una grande festa. Un film sulle donne? Noi abbiamo atteso 50 anni, facciamole aspettare!».
Gros e Thoeni alle prese con Stenmark come Brignone e Goggia nell'era Shiffrin?
«A renderti grande non è un cronometro ma l'avversario. Gustavo ed io? Dicevano l'altoatesino contro il piemontese, per contrapporci come Fede e Sofia, ma gli sportivi non sono mai nemici fra loro».
Lo sciatore non è cambiato, lo sci sì?
«Oggi la Coppa ha perso identità, è anacronistica e sbilanciata: Gustavo o io non la vinceremmo più. Odermatt e poi Gut e Brignone, che si giocheranno la overall quest'anno, non fanno slalom, la quarta materia a parte. Significa che, tolti i fenomeni come Tomba, Hirscher o Shiffrin, chi fa slalom non ha chance. Fra i pali si inforca e si salta più spesso di quanto si esca in velocità».
Che cosa propone?
«Parità di numero di gare fra le discipline e poi, chissà, due circuiti per speed events e gare tecniche.
La vostra valanga si è sfaldata quando se ne andò coach Oreste Peccedi: gli azzurri dello slalom, già in difficoltà, sono rimasti orfani dell'allenatore a pochi giorni dai Mondiali
«Allenare un fuoriclasse, da Thoeni a Tomba, è facile. Il talento non lo crei, te lo trovi. Se un settore non va, come i nostri slalom, non può essere colpa di un coach. In Italia quelli bravi sono pagati poco e vanno all'estero. Da noi si preferiscono o dei giovani che costano meno, o degli ex atleti, che hanno una marcia in più, ma non è detto che, fin da subito, sappiano anche insegnare e tener testa al gruppo».
Non c'è turnover, con atleti quasi 40enni
«Io ho smesso a 28 anni, dovevo e volevo farmi una vita e guadagnare. Me ne andai, però, anche perché i nuovi coach mi dissero che ero finito, anche quando chiusi sesto un Mondiale. Ora si è più longevi: se lo sport è per tutti, l'agonismo è dei giovani!».
Quindi Vonn e Hirscher bocciati al rientro?
«Si! Lui lo ha fatto per ragioni economiche, lei per ego».
Non funziona il modello federale?
«Tutt'altro: è solo il modello federale che può far crescere il movimento. Gli sponsor fanno a gara per mettersi in squadra i big. Chi invece non è top o ha un inciampo in carriera, spesso si ritrova fuori squadra, senza budget: questa è una sconfitta per la federazione che dovrebbe pensare a tutti».
Lei scendeva senza casco e occhiali oggi c'è l'air bag
«In Coppa la sicurezza ha ottimi standard. Imporre l'obbligatorietà dell'air bag non mi piace: solo uno sciocco non lo userebbe se fosse convinto 100% della sua utilità. Lo sci, però, non sarà mai a rischio zero e le cadute, poi, son sempre responsabilità dell'atleta. Lo dissi anche al padre di Leonardo David (dopo due cadute nel 1979, restò in coma 6 anni ndr). L'atleta se non si sente sicuro non dovrebbe partire».
Qual è la sua opinione sulla tragedia di Matilde Lorenzi, morta in allenamento?
«I ragazzi vanno ancora più protetti: come puoi allenarti su una pista con un burrone accanto? Se te lo dicono, a 20 anni purtroppo lo fai. Servono piste, soprattutto per la velocità, dedicate agli atleti».
Perché non le abbiamo?
«In Italia
gli sci club e la federazione non hanno grandi budget. Però il governo ha speso centinaia di milioni di euro per costruire in 20 anni due piste di bob per i Giochi Cesana, abbandonata, e Cortina che servono a 36 atleti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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