Stavolta a Gimbo il miracolo non riesce. Il capitano della spedizione azzurra si presenta allo Stade de France provando ad essere più forte dei calcoli renali, del dolore, della maledetta sfortuna ma nemmeno la sua volontà riesce a superare la malattia. Gianmarco Tamberi arriva con il volto scuro, stringendo i denti ma si capisce subito che non è quello di sempre. I due tentativi falliti sul 2.22, misura certo non proibitiva per lui, sono l’antipasto ai tre errori su 2.27 che concludono in maniera mesta la difesa dell’oro olimpico conquistato a Tokyo. Grande prestazione dell'altro azzurro Stefano Sottile: dopo un cammino perfetto, arriva a giocarsi la medaglia ma non riesce a confermare il suo personale, chiudendo quarto dietro a Barshim. Finale di gara insolito con lo spareggio tra il neozelandese Kerr e lo statunitense McEwen che vede il kiwi trionfare dopo uno stillicidio di errori.
Gimbo ci prova ma non è serata
L’inizio dell’ultima serata di gare allo Stade de France vede subito la finale più attesa per i tifosi azzurri, quella nella quale Gianmarco Tamberi cercherà di difendere il suo titolo di campione olimpico. L’avvicinamento non sarebbe potuto essere peggiore per Gimbo, perseguitato dai calcoli renali e costretto ad andare al pronto soccorso nel pomeriggio per analisi dopo aver vomitato sangue due volte. Superare la qualificazione in condizioni del genere non sarà affatto semplice per il marchigiano, che avrà a suo fianco l’altro azzurro Stefano Sottile. I rivali sono tutti presenti, dall’amico Barshim al neozelandese Kerr, dal coreano Woo allo statunitense Harrison ma le misure importanti in stagione non sono state molte: la gara sembra quindi apertissima. Tamberi e Barshim saltano il 2.17 di avvio, superati bene sia da Sottile che dagli altri finalisti: i due campioni olimpici entrano in campo dal 2.22 e le cose iniziano subito a scaldarsi. Bene Sottile, Woo e Barshim, che supera l’asticella senza alcun problema: Tamberi sbaglia abbastanza male il primo tentativo, mentre il resto del campo riesce a passare il 2.22 più o meno agevolmente. Sette in testa a parimerito dopo le prime due quote ma la domanda che tutti si fanno è se Gimbo riuscirà a ritrovare lo stacco giusto per rimanere in gara nonostante tutto.
Il secondo tentativo del campione azzurro è decisamente più convincente: benino la rincorsa e lo stacco ma le gambe ancora non rispondono come si deve e colpiscono l’ostacolo. Ultimo tentativo per l’azzurro già da dentro o fuori: Gimbo si carica a mille, è supportato dal pubblico dello Stade de France e mette un salto enorme, volando sopra l’asticella di parecchi centimetri. Nonostante tutto e tutti, Tamberi c’è e lotterà fino alla fine. Il sudafricano Raats è il primo dei dodici di finale a lasciare la compagnia: si passerà ai 2.27, misura sicuramente non insignificante per nessuno. Iniziano ad arrivare i primi errori: sbagliano Stefela ed il forte coreano Woo mentre Barshim salta con facilità quasi imbarazzante la misura. Magari non in maniera così netta, ma Stefano Sottile è altrettanto convincente e salta i 2.27 al primo tentativo. Dopo una serie di errori, si ripresenta in pedana Gimbo ma la luce stavolta è spenta: rincorsa da dimenticare, stacco inesistente, errore più che netto. Se McEwen passa completando il quartetto in testa, che ancora non ha sbagliato: fa sensazione la presenza di Sottile ma Ivanov, Woo ed Akamatsu riescono a superare la misura al secondo tentativo.
Il secondo tentativo di Tamberi vede ancora una volta tutto lo stadio a dargli la carica: bene la rincorsa stavolta ma lo stacco non è quello dei giorni migliori e l’asticella non gli è amica. L’automatismo di un gesto complicato come il salto in alto è un equilibrio delicatissimo, che certo non può non essere influenzato dai problemi fisici. Se Stefela viene eliminato, rimangono Gimbo e Beckford ad essere con le spalle al muro al terzo tentativo: il giamaicano sbaglia e saluta la compagnia, tocca di nuovo all’azzurro. Tamberi si lancia, spinto dal pubblico ma stavolta la polvere di fata è finita: Gimbo ci va vicino ma non riesce a scavalcare l’asticella. La difesa del suo titolo olimpico finisce qui, con un nono posto e tante recriminazioni per la maledetta sfortuna. Un Tamberi affranto viene circondato dal suo entourage e dagli amici di sempre: la sua carriera certo non merita di finire così.
Grande Sottile che chiude quarto
Se per molti appassionati azzurri la finale del salto in alto finisce più o meno qui, va comunque assegnato l’oro olimpico e la gara continua. Mutaz Essa Barshim supera i 2.31 senza grossi problemi mentre Sottile imbrocca un salto completamente da dimenticare, sbagliando male. Akamatsu e McEwen, che avevano sofferto parecchio sulle misure precedenti, saltano il 2.31: quando Sottile torna in pedana fa tutto quel che avrebbe dovuto fare al primo salto, superando bene una misura vicina al suo personale. Serata memorabile la sua, che certo non si aspettava di rimanere in gara per il podio così a lungo. Kerr riesce finalmente a trovare un buon salto e supera la misura al terzo tentativo mentre l’ucraino Doroshchuk ci riesce al secondo: niente da fare, invece, per il bulgaro Ivanov ed il coreano Woo. Sui 2.34 il primo a saltare è Barshim ed il co-campione olimpico non si fa prendere dal nervosismo, passando bene la misura. Sottile è altrettanto impeccabile e non solo pareggia il personale ma lo fa in maniera assolutamente convincente, con un po’ di luce.
La misura è un po’ troppo per il giapponese Akamatsu, che sbaglia in maniera netta come fa poco dopo l’americano McEwen e Doroshchuk: Kerr salta i 2.34 al primo tentativo e la prima serie di salti si chiude con l’azzurro incredibilmente secondo dietro a Barshim. Secondo tentativo da dimenticare sia per il giapponese che per l’ucraino: quando McEwen salta alla terza prova in maniera molto convincente, in gara rimangono solo in quattro, visto che Akamatsu e Doroshchuk salutano la compagnia. Si passa al 2.36, misura davvero impegnativa non solo per l’azzurro: primo errore per Barshim mentre Sottile per poco non riesce nell’impresa. I due salti successivi sono da crepacuore per l’azzurro, visto che saltano la misura sia McEwen che Kerr, relegando l’atleta piemontese al quarto posto. Barshim non è più lo stesso e sbaglia in maniera piuttosto netta il secondo tentativo: la seconda prova di Sottile è forse meno convincente della prima ma siamo su livelli altissimi. Il terzo salto del qatariota è quello giusto, la tensione è tutta sulle spalle del talento di Borgosesia: purtroppo, però, arriva l’errore che vuol dire l’ennesima medaglia di legno per l’Italia.
“Era la gara della vita, non ce l’ho fatta”
Barshim è ancora intenzionato a diventare il primo altista a conquistare due ori olimpici in carriera ma i fastidi visti nelle qualificazioni non sono del tutto risolti. Il qatariota commette due errori a 2.36, giocandosi il tutto per tutto a 2.38: l’ultimo sbaglio lo costringe ad accontentarsi della medaglia di bronzo. Gli ultimi due atleti rimasti, il neozelandese Kerr e lo statunitense McKerr sono in perfetta parità: 2.36 saltato al primo tentativo e due errori nelle misure precedenti. La tentazione di fare come Tamberi e Barshim a Tokyo dura qualche minuto ma stavolta niente abbraccio: si va allo spareggio, che nell’alto è tanto complicato quanto raro. La gara è uno stillicidio al ribasso, con gli altisti a corto di energie e una gran voglia di gettare la spugna: i due sbagliano entrambi sia sul 2.38 che sul 2.36 mentre a 2.34 all’errore dell’americano risponde il salto del kiwi, che doppia i mondiali indoor con l’oro olimpico. Beffa per lo statunitense, che aveva insistito per lo spareggio e deve accontentarsi dell’argento.
Ci vuole parecchio tempo prima che gli azzurri si presentino in zona mista, ma alla fine sia Sottile che Tamberi arrivano, con il capitano della delegazione azzurra che non si fa una ragione di quanto appena successo: “Oggi non riesco a essere critico con me stesso. Cerco solo di non pensare a quello che è successo in questi giorni e non riesco ad accettarlo. Sentivo questa come la mia ultima vera gara, quella a cui dedichi la vita. Non me lo meritavo, non mi meritavo quello che mi è successo questa notte e domenica scorsa. Ho dato tutto allo sport. La fame c'era, ma mancava tutto il resto”. Il marchigiano scoppia a piangere quando ricorda i sacrifici fatti, soprattutto i tre anni persi a prepararsi invece di farsi una famiglia.
"Volevo convincermi che fosse possibile scendere in pedana, ci ho provato con tutte le mie forze, ma non ce l'ho fatta. Grazie a tutti di essermi stati vicino e avermi dato la forza di crederci. Ho fatto davvero tutto quello che potevo fare”. Allo stesso tempo soddisfatto e un po’ scocciato Stefano Sottile, che ha fatto di tutto per salire sul podio: “Ci ho sperato fino alla fine, dà un po fastidio arrivare quarto con la stessa misura del terzo.
Nel complesso ho fatto un garone. Non ci speravo più, ero sempre infortunato, era una agonia. In gara l'atmosfera era mostruosa ma ero concentrato su me stesso. Sono fiducioso per il futuro”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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