
Lo sport si risveglia dal woke e prende provvedimenti. La prima disciplina a farlo è l'atletica, che ha rivelato l'introduzione di tamponi tramite le ultime dichiarazioni di Sebastian Coe, presidente di World Athletics, in quale nell'ultima riunione del consiglio li ha chiamati test di "pre-autorizzazione". Dopo le ultime polemiche alle Olimpiadi, ma anche a seguito delle proteste delle stesse atlete, che si sentono depauperate dei loro spazi, World Athletics è pronto a intervenire. Una decisione necessaria a fronte della dilagante diffusione dell'ideologia woke, che giustifica e permette ad atleti transessuali di gareggiare nelle competizioni femminili in nome dell'autodeterminazione. Il fenomeno è particolarmente diffuso negli Stati Uniti ma anche in Italia, e in generale in Europa, sta iniziando a diffondersi. Non si tratta di discriminazione ma di tutela, ha spiegato Coe, in modo tale da preservare l'integrità e la lealtà nell'atletica femminile.
I test non saranno invasivi, si tratterà di semplici tamponi orofaringei o di prelievi del sangue che verranno eseguiti solo una volta nella vita di un'atleta. Se il test risulterà positivo, l'atleta potrà competere per sempre, se risulterà negativo, non le sarà permesso di gareggiare nelle competizioni femminili. World Athletics è decisa ad accelerare i tempi, soprattutto perché a settembre sono in programma i mondiali di atletica in Giappone e per quell'appuntamento l'organizzazione vuole farsi trovare pronta. "È importante farlo perché mantiene tutto ciò di cui abbiamo parlato, e in particolare di recente, non solo parlando dell'integrità dello sport femminile, ma garantendola effettivamente. Riteniamo che questo sia un modo molto importante per fornire fiducia e mantenere quell'assoluta attenzione sull'integrità della competizione", ha spiegato Coe.
Secondo le regole attuali, World Athletics esclude dalle sue competizioni i soggetti che hanno passato la pubertà maschile in funzione di evidenze scientifiche in base alle quali esiste, ed è comprovato, un vantaggio fisico rispetto alle donne. Tuttavia, ulteriori studi hanno dimostrato che il divario biologico esiste già prima dello sviluppo della pubertà, motivo per il quale l'organizzazione sta studiando un nuovo regolamento ancora più stringente. Coe ha più volte sottolineato che questa è una decisione necessaria per "garantire che le nostre linee guida siano al passo con le ultime informazioni disponibili per mantenere un campo di gioco equo e paritario nella categoria femminile".
Coe è anche consapevole che incontrerà resistenza da parte della politica ma si dice pronto: "Si accetta il fatto che questo è il mondo in cui viviamo. Non avrei mai intrapreso questa strada per proteggere la categoria femminile nello sport se non fossi stato pronto ad affrontare la sfida a testa alta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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