Tragedia in India, muore la promessa azzurra dell'arrampicata Elisabeth Lardschneider

L'incidente è avvenuto durante la scalata delle montagne del Ladakh nella valle dello Zanskar

Tragedia in India, muore la promessa azzurra dell'arrampicata Elisabeth Lardschneider
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Elisabeth Lardschneider, climber originaria di Ortisei da tempo nel giro delle nazionali giovanili di arrampicata sportiva, è deceduta in India mentre, insieme ad alcuni amici e colleghi, si trovava impegnata ad affrontare le montagne del Ladakh con l'obiettivo di aprire delle nuove vie.

La giovane gardenese, 20 anni, era considerata una promessa della disciplina, che di recente, da Tokyo 2020, era diventata una specialità olimpica. Nello specifico, indossando la maglia azzurra, Elisabeth aveva già partecipato a diverse manifestazioni giovanili misurandosi nella "Lead": si tratta dell'arrampicata con la corda, durante la quale l'atleta, fissando la fune all’interno dei punti di protezione, sale progressivamente dal basso verso l'alto su pareti lunghe tra 15/25 metri e tenta di raggiungere entro 6 minuti il punto più alto. Per le sue grandi doti la 20enne era stata coinvolta dal Cai (Centro alpino italiano) nel progetto Giovani Alpinisti per promuovere l'arrampicata tra i ragazzi.

Stando a quanto riferito dal portale del quotidiano Dolomiten, Elisabeth Lardschneider era partita agli inizi del mese di luglio per raggiungere l'India insieme a un gruppo di altre sette persone altoatesine, tra cui il fidanzato e alcuni amici. I ragazzi si trovavano di preciso nella valle dello Zanskar, dove erano impegnati in alcune difficili scalate con l'obiettivo di aprire delle nuove vie. Proprio durante la risalita di alcune delle pareti più impegnative e complesse delle montagne del Ladakh, improvvisamente, la giovane gardenese avrebbe perso l'appiglio, precipitando nel vuoto e finendo a terra dopo un volo di circa 150 metri. La ragazza è morta sul colpo. La tragedia ha colpito i genitori e l'intera comunità di Ortisei: "Lo sgomento è grande in paese", ha dichiarato il sindaco Tobia Moroder, come riferito da Dolomiten.

Elisabeth aveva scoperto la passione per l'arrampicata da bambina, mostrando fin da subito il proprio talendo nella disciplina. È negli anni del liceo a Merano che la giovane inizia a praticare l'arrampicata sportiva, entrando nel giro della nazionale azzurra: a 14 anni conquista il Menhir a Passo Gardena, raggiungendo il suo primo livello 8b.

L'anno scorso l'impresa reralizzata con altri quattro compagni, quando riuscì a scalare la parete ovest del Pik Odessa, montagna di 4810 metri a sud del Kirghizistan. Oltre che partecipare ai giochi olimpici, la giovane gardenese sognava di diventare una guida alpina e di far parte dei Catores, gruppo di soccorritori alpini in servizio sulle Dolomiti.

La morte di Mattia Amort

La scorsa domenica 23 luglio un'altra tragedia si è consumata sulla Roda di Vael in val di Fassa: a morire Mattia Amort alpino 27enne di Daiano e tenente dell’Esercito nel 7° reggimento Alpini alla caserma "Tommaso Salsa" di Belluno. Dopo la caduta, il ragazzo era stato trasportato d'urgenza in elisoccorso presso ospedale San Maurizio di Bolzano, dove era giunto in condizoni critiche. Il decesso è avvenuto martedì alle ore 12.00, ma le macchine collegate al suo corpo sono state scollegate mercoledì: gli organi del giovane sono stati espiantati e indirizzati ad altre equipe mediche in Austria e Germania.

"Ricordo ogni istante alla perfezione prima che accadesse la tragedia", ha raccontato al Corriere la fidanzata Marianna Bernardi, 27 anni, che si trovava insieme a lui in quegli istanti drammatici. "Avevamo terminato il Diedro, lungo la via Rizzi, poi Mattia al 7° tiro è salito dietro uno spigolo, mentre io mi trovavo in posizione di sicurezza", ha aggiunto la giovane. "È caduto e non ho visto né sentito grida. Ho assicurato la corda con i guanti, ho provato a chiamarlo. Nulla. Così ho dovuto allertare i soccorsi".

Dopo essersi conosciuti e innamorati al liceo, anche in Marianna nasce la passione per l'arrampicata."Mattia e suo papà Andrea mi hanno portato sulle torri del Sella, in val di Fassa", ricorda, "è stata la prima via di una lunga serie, in cui lui mi ha sempre fatto da maestro. In autunno o in primavera andavamo spesso sul Garda, in valle del Sarca, o a Passo Sella. Dormivamo in furgone, che avevamo allestito a mo’ di casa per passarci la notte, poi di mattina presto partivamo per arrampicarci".

"Il 15 luglio siamo stati sulle Pale di San Martino, il 22 sul Lagorai.

Sabato scorso abbiamo dormito sul passo di Costalunga, poi la mattina dopo, alle 6, siamo partiti verso la Roda di Vael. Prima però ci siamo fermati a vedere l’alba sul Latemar: il cielo rosso ne faceva da padrone", prosegue Marianna Bernardi. Poche ore dopo la tragedia in cui Mattia ha perso la vita.

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