Se siamo soliti dirci che il nepotismo è un male atavico del Bel Paese, talvolta può far piacere sapere che non siamo gli unici ad avere questo grave problema. Quando nelle batterie dei 100 metri femminili alle Universiadi di Chengdu, Cina, si è presentata la rappresentante della Somalia, molti si sono chiesti se si trattasse di uno scherzo. Nasra Ali Abukar non solo non era evidentemente preparata a competere con le migliori al mondo ma non aveva la più pallida idea di cosa voglia dire l’atletica. Il colpo di pistola ha quindi dato il via ad una delle batterie più tragicomiche della storia dei 100 metri, con la ragazza somala che ha finito con un tempo da record negativo, ben inferiore al tempo più lento mai fatto registrare in una competizione a livello internazionale. La Abukar ha infatti chiuso in 21.81 secondi, dieci secondi e spiccioli più lenta della vincitrice. Una prestazione davvero umiliante che prima ha fatto il giro dei social e poi ha causato più di un grattacapo al ministro dello sport del paese africano.
The Ministry of Youth and Sports should step down. It's disheartening to witness such an incompetent government. How could they select an untrained girl to represent Somalia in running? It's truly shocking and reflects poorly on our country internationally. pic.twitter.com/vMkBUA5JSL
— Elham Garaad ✍︎ (@EGaraad_) August 1, 2023
Una prova imbarazzante
Il video della corsa, pubblicato immediatamente sui social, è diventato un mini-caso, raccogliendo più di 65 milioni di visualizzazioni su Twitter. I commenti ingenerosi se non crudeli si sono sprecati, come succede spesso ma quando la notizia è arrivata nel Corno d’Africa si è passati dalla commedia alla quasi tragedia. Finire i 100 metri sopra i 21 secondi è una roba mai vista prima; il paragone con il tempo più lento fatto registrare sulla distanza nelle batterie olimpiche del 2020 è stato di 15.26, oltre sei secondi più veloce della Abukar. Un tempo del genere è più lento del minimo teorico previsto dalla federazione mondiale per una qualsiasi prestazione sui 100 metri, una roba che ha fatto sorgere più di un sospetto sul perché la ragazza sia stata scelta dal Ministero della Gioventù e dello Sport per rappresentare il paese. Se nel resto del mondo si è preferito farsi una risata, la questione è stata presa molto sul serio in Somalia, dove è diventata uno scandalo di proporzioni pazzesche. Da chi ha immediatamente chiesto le dimissioni del ministro dello Sport a chi chiede che sia l’intero governo a farsi da parte, visto l’irrimediabile danno all’immagine del paese africano, che sta faticando non poco a riemergere dagli anni di guerra civile.
A rendere il tutto ancora più intollerabile il fatto che la ragazza non sarebbe altro che la nipote del vicepresidente della federazione somala di atletica, Khadija Aden Dahir. Infatti prima che le Universiadi cominciassero aveva postato sui social una foto della ragazza congratulandosi con lei per la convocazione per l'evento in Cina. Una scelta, insomma, che sa molto di gita premio a spese dei contribuenti. I tentativi di insabbiare il tutto sono stati rimandati al mittente, tanto che la federazione dell’atletica ha annunciato un’inchiesta sul processo di selezione. Per evitare di essere travolto dallo scandalo, il ministro dello Sport Mohamed Barre ha provato a fare buon viso a cattivo gioco, promettendo di individuare e punire i responsabili di questo passo falso a livello planetario. “Quello che è successo non è appropriato per la comunità somala. Mi dispiace. Ci scusiamo con il popolo somalo. Esigo più consapevolezza poiché hanno selezionato in modo inappropriato gli atleti per le gare in Cina e troverò il responsabile”.
Basterà per far dimenticare alle tante atlete somale, quelle che si allenano ogni giorno in condizioni complicatissime, che nonostante il loro impegno a rappresentare l’atletica somala è finita una figlia di papà che non aveva mai visto una pista dal vivo? Ai posteri l’ardua sentenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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