Altro che divisioni e baruffe, il Pd va tanto d'accordo che non si perde mai di vista

Sono passati i tempi delle numerose delegazioni prodiane. Ieri era atteso Bersani al Quirinale per parlare di riforme, ma gli altri dirigenti non si sono lasciati seminare. Fidarsi è bene, non fidarsi... Così, alla fine, sul Colle ci sono andati in cinque

Poi dice che uno sottovaluta i profondi mutamenti in atto nella sinistra. Chi non ricorda la felicissima foto di famiglia, quell'Unione di fatto che salì al Quirinale per le consultazioni di qualche anno fa? Fu un successo a metà: anzi, per dirla tutta, Veltroni e qualche compagno presero sul serio i volgari lazzi sul numero di persone convenute. Se ne contarono diciassette (17), e dunque il buon Ualtèr decise di sfoltirle.
Oggi che il Pd ha fatto fuori tutti gli altri partiti - nel senso fisico, visto che molti non siedono più neppure in Parlamento -, ecco la smilza delegazione pidina salire sul Colle per ragguagliare il Capo dello Stato sulla ricetta del Pd sulle riforme. Doveva andarci il segretario Bersani. Ma quando la presidente Rosy Bindi, insospettita dall'abito troppo in tiro, ha capito dove avrebbe preso il caffè Pierluigi, gli ha detto a muso duro che il presidente del partito - per statuto - non poteva disertare un appuntamento tanto rilevante. Tacendo, per timidezza, che su tante sfumature tra lei e il segretario non la vedono proprio in maniera uguale. Ed era meglio controllare che cosa avrebbe detto al Presidente della Repubblica. Bersani ha un buon carattere, ha abbozzato.
La bella coppietta, segretario e presidente, stava così per uscire dal Nazzareno, quando il giovane virgulto di casa, Enrico Letta, s'è parato loro innanzi. «E che si fa così? - ha piagnucolato -. Lasciate il vostro vicesegretario nella camera dei balocchi? Eh no, ho paura a restar solo. E poi potrebbe servire uno a tradurre dall'emiliano al napoletano...». A quel punto, erano stati avvisati persino i corazzieri: al tavolo di lavoro di Napolitano dovevano essere aggiunte altre due poltroncine. La notizia è rimbalzata di Palazzo in Palazzo, così che Dario Franceschini, un po' geloso di Letta, un po' in quanto «ex», un po' in quanto capo dei deputati nonché leader della minoranza interna, ha puntato i piedi. «Ci dev'essere anche l'altra metà del partito. Cioé io». Immediata l'eco a Palazzo Madama: «Embè, le madame a casa a far la calzetta? Non se ne parla, vengo anch'io», ha sbottato Anna Finocchiaro, capo dei senatori (anche di quelli dissenzienti), nonché rappresentante del costituendo circolo di ricamo e cucito.
È stato così che alla fine, esaltando la semplificazione voluta dal compianto (?) predecessore Veltroni, la deliziosa famigliola pidina s'è avviata sul Colle, tenendosi per mano.


Sulle prime, alla portineria, non ci credevano: ma è un solo partito, o la delegazione di una nuova alleanza? , hanno fatto i corazzieri. «No, no... Ci muoviamo sempre assieme: ci vogliamo troppo bene», hanno fatto quelli.

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